Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis
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Il richiamo al concetto maussiano di hau è evidente, e in un certo senso non fa che<br />
confermare quanto la pratica della donazione di sangue investa questioni soprattutto<br />
simboliche oltre che fisiche e fisiologiche. Infine, rimanendo in tema, vorrei<br />
aggiungere uno stimolo per successivi eventuali approfondimenti. Proviamo ad<br />
osservare lo statuto del dono di sangue come dono specifico della modernità, in<br />
quanto dono ad estranei compiuto attraverso l’Istituzione Pubblica (o privata) e al<br />
quale facevo riferimento poco fa. Un altro esempio: Jacob Copeman [2005], per<br />
un’analisi di tipo antropologico-comparativa, analizza la pratica del dono di cibo<br />
che presso la comunità degli Shvembatar Jains, nel nord dell’India, le famiglie benestanti<br />
fanno ai rinuncianti . Lo scopo è quello di spiegare importanti questioni che<br />
riguardano identificazione, stoccaggio e percentuale di rischio nella donazione del<br />
sangue e nella sua gestione. L’effettiva analogia fra le due pratiche di dono analizzate,<br />
gli permette di definire il dono di sangue molto simile al dono puro 40 , e contemporaneamente<br />
dipendente da strette logiche di mercato [cfr. p. 470-472]. Dice<br />
chiaramente Copeman: “Io sostengo che l’altruismo (dal momento che è messo in<br />
relazione al dono libero) e la logica di mercato (considerato il fatto che si fa riferimento<br />
ad una risorsa di scarsa reperibilità) si trovano presenti in questa prospettiva<br />
come variabili dipendenti” [op.cit. p.472]. Assai stimolante risulta anche la questione<br />
della gestione dei tempi legati alla donazione [cfr. p.481-482], che nella fenomenologia<br />
indiana diventano tempi di creazione divina e che confrontati con l’assai<br />
più prosaica espressione il tempo è denaro ci permettono un parallelo fra diverse<br />
metodologie utilizzabili per il reclutamento di nuovi donatori. Ricapitolando,<br />
l’altruismo è realmente alla base della scelta di chi dona? Quale contributo in chiarezza<br />
abbiamo ottenuto? È, la donazione di sangue, un dono? Interrogate in merito,<br />
alcune persone intervistate dichiarano che potendo scegliere, a certe persone<br />
non donerebbero il loro sangue [Titmuss 1997, p.127; Di Giorgio, Mancini 2007,<br />
p.81]. Quale tipo di altruismo sarebbe questo? Certamente non una specifica dote<br />
psicologica. Si dice che è caratteristico della modernità donare allo sconosciuto. È<br />
veramente questa la prerogativa che rende il dono di sangue, così come il dono di<br />
organi (anche se in questo caso intervengono altri fattori che lo spazio attuale non<br />
mi consente di affrontare) dono moderno per eccellenza? Godbout ci dice che:<br />
Ma il dono di sangue è rappresentativo del dono agli sconosciuti nella<br />
società moderna? Non si potrebbe pensare, al contrario, che rappresenta<br />
un caso limite nel quale la manipolazione del sangue fatta<br />
da intermediari finisce per trasformarlo in un prodotto qualunque per<br />
chi lo riceve, tale che il dono di sangue non sia più un dono comple-<br />
non si incontreranno mai, nel dono allo sconosciuto si notano i fenomeni e le caratteristiche<br />
proprie del dono analizzato da M. Mauss, in particolar modo per ciò che riguarda il gioco<br />
dell’identità, positivo o negativo. E anche nel caso del sangue, questo fenomeno di personalizzazione<br />
non è totalmente assente [Godbout, 2004, p.186].<br />
40 Il ragionamento si basa sulla discussione delle categorie derridiane che renderebbero il<br />
dono puro impossibile<br />
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