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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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il sangue significa donare una parte di quella sostanza vitale che assicura<br />

la vita stessa, significa, allora, donare la vita. Cosa, dunque, più nobile, altruistica<br />

e solidale del dono del proprio sangue e della vita? Questa donazione<br />

assimila, quindi, il donatore al genitore che dona gratuitamente la vita<br />

al figlio, immagine del Creatore che dona la vita alle creature, e immagine,<br />

infine, nella fede cristiana, del Cristo che redime attraverso il sacrificio del<br />

proprio sangue. Questa particolare caratura della donazione del sangue<br />

viene esaltata dal suo carattere di reciprocità generalizzata. Nella maggior<br />

parte dei casi, il sangue viene donato secondo una procedura per cui il donatore<br />

non conosce il potenziale donatario e viceversa, né deve aspettarsi<br />

necessariamente una reciprocazione. Ci sono, però, due aspetti che conferiscono<br />

a questo atto, così moralmente denso, alcuni margini di inquietante<br />

ambiguità. Uno è di natura antropologico - filosofica, l’altro di natura materiale,<br />

ma con notevoli implicazioni culturali. La cessione ad un altro individuo<br />

di una parte del proprio sangue implica la creazione di un legame che,<br />

nel contesto moderno del sistema di donazione, non può essere riconosciuto<br />

ed esplicitato. Il vincolo, di per sé teoricamente fortissimo, tra coloro<br />

che condividono lo stesso sangue viene svalutato, ed anzi istituzionalmente<br />

negato nella pratica moderna della donazione. Questo legame viene sostituito<br />

con un vago sentimento di solidarietà civile, e può al massimo colorarsi<br />

di elementi ideologici in riferimento ad una astratta fraternità che lega<br />

tra loro tutti gli esseri umani. La svalutazione del legame di sangue che unisce<br />

coloro che condividono, sia pure in minima parte, lo stesso sangue<br />

procede di pari passo con l’istaurarsi e il consolidarsi di un sistema di idee<br />

in cui la solidarietà si stempera nel contesto di un sistema di sicurezza socio-sanitaria,<br />

per cui il dono del sangue può trasformarsi impercettibilmente<br />

in un contratto assicurativo. Una tale prospettiva può apparire banalizzante,<br />

eppure è una strada praticamente obbligata anche, e forse soprattutto, in<br />

funzione di una politica di integrazione di comunità provenienti da contesti<br />

culturali differenti nel sistema socio – sanitario e, in particolare, nelle strutture<br />

associative e volontaristiche di donazione del sangue. Le idee sul sangue<br />

e sul dono, e quindi sul dono del sangue, sono spesso molto diverse<br />

da una cultura ad un’altra. L’identificazione della donazione del sangue in<br />

un quadro di solidarietà generica non è immediatamente scontata, quando<br />

si ha a che fare con soggetti provenienti da altre culture. Perciò, il processo<br />

per cui la percezione della solidarietà si costituisce all’interno della percezione<br />

più generale di un sistema di sicurezza socio-sanitaria non può che<br />

essere positivo ai fini dell’integrazione di anime e credenze diverse in un<br />

unico progetto civile. L’altro aspetto, quello materiale, è legato al fatto che il<br />

dono del sangue, come anche in parte il dono degli organi, può contenere<br />

un rischio determinato non solo da imprevedibili incompatibilità tra donatore<br />

e donatario, ma soprattutto da possibile presenza di agenti patogeni. In<br />

questo caso, la donazione del sangue si trasforma in un dono avvelenato.<br />

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