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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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Tuttavia il termine Don, e per i nostri interlocutori ovviamente anche l’italiano dono,<br />

sono spesso oggetto di un’appropriazione critica e divengono veicolo di un concetto<br />

più vasto, vissuto come assoluto, in cui rientrano pratiche senegalesi come europee.<br />

Se la categoria dono esista nelle lingue senegalesi è una questione controversa,<br />

poiché per effettuare una traduzione bisogna prima identificare il referente del termine<br />

in questione, e come abbiamo detto nel caso del dono esso è particolarmente<br />

sfuggente.<br />

La prima volta che abbiamo chiesto ad un nostro intervistato che cosa fosse per lui<br />

un dono ci siamo sentite rispondere: “Sì, è un atto e bisogna di definire questo atto”<br />

4 ; tale difficoltà comunicativa ha caratterizzato l’incipit di quasi tutte le conversazioni<br />

su quest’argomento. Nel tentativo di scavalcarla ci siamo affidate alla definizione<br />

di dono godbouttiana che identifica come tale quelle prestazioni effettuate<br />

senza garanzia di restituzione al fine di produrre legami che strutturino la socialità<br />

primaria; era nostra intenzione mettere alla prova tale definizione nel momento<br />

stesso in cui la utilizzavamo, perciò da una parte abbiamo tentato di farci narrare<br />

momenti particolari della vita in cui poteva manifestarsi un dare che avesse come<br />

implicito il messaggio di voler creare o rinsaldare un rapporto, dall’altra abbiamo di<br />

volta in volta chiesto se le pratiche che affioravano potessero essere considerate<br />

doni o regali e con quale termine fossero indicate in wolof 5 ; nelle discussioni che<br />

così si aprivano sono affiorati racconti di pratiche indicate con quegli stessi termini<br />

e tradotte con l’italiano “dono” le quali però almeno a livello esplicito non avevano<br />

niente a che vedere con il legame.<br />

Ci si è dischiuso insomma uno scenario sfaccettato, sfumato, all’interno del quale<br />

sono stati ascritti gesti che forse noi, immediatamente, non avremmo ricondotto<br />

all’insieme del dono.<br />

Fra questi è nostra intenzione soffermarci in questa sede solo su due forme del<br />

dare, molto diverse tra loro, che ci sembrano agire in profondità nell’unione e nella<br />

strutturazione della compagine sociale.<br />

Per comprendere quanto segue sarà utile introdurre prima brevemente la struttura<br />

sociale tradizionale, tenendo presente che essa ha ancor oggi un peso rilevante,<br />

soprattutto presso alcune etnie ed in generale nelle zone rurali, pur convivendo<br />

con una struttura moderna in cui le appartenenze sociali tradizionali non determinano<br />

più la professione, se non a livello dei mestieri artigiani, né lo status economico<br />

degli individui.<br />

4 Intervista ad Issa, 2005, in Tredici conversazioni con note a margine, appendice della tesi di<br />

laurea Poetiche e prassi di dono, elaborato n° 1.<br />

5 Il Wolof è una delle molte lingue autoctone del Senegal; è propria dell’omonima etnia, la più<br />

numerosa e dinamica del paese, ma ha assunto nel tempo, secondo alcuni nostri intervistati<br />

proprio a causa dell’apertura dei Wolof e della loro inclinazione al commercio, la funzione di<br />

lingua franca, attraverso la quale comunicano persone appartenenti ad etnie differenti. Tuttavia<br />

il Wolof, come ogni altra lingua indigena, è bandito dalle scuole: la lingua nazionale ufficiale<br />

è il francese, anche perché questo permette di mantenere intatti gli equilibri tra etnie.<br />

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