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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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Indaghiamo adesso il secondo dei due ambiti del dare che avevamo delineato,<br />

quello, per così dire, solidale, basato sul fondamentale concetto di teranga; come<br />

si vedrà così facendo cominciamo ad avvicinarci alla donazione di sangue.<br />

Potremmo dire che la teranga è un modo di porsi nel mondo attraverso la fuoriuscita<br />

da sé, l’attenzione all’altro. In base ad essa ogni senegalese è tenuto a mettere<br />

in condivisione tutto ciò che ha con chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente<br />

da qualsiasi considerazione di ordine sociale o personale.<br />

La sfera del dare precedentemente analizzata, quella verticale, sorregge la struttura<br />

sociale, ribadendo le appartenenze specifiche ed i rapporti tra i vari segmenti<br />

sociali.<br />

Crea e ribadisce legami fondati sulla differenza e sulla coessenzialità tra i gruppi.<br />

Al contrario la teranga, questo dare solidale subordinato alla concretezza del bisogno,<br />

risponde ad un ordine d’appartenenza più vasto, e nella pratica lo rifonda e<br />

ribadisce continuamente.<br />

Quale sia di preciso tale ordine di appartenenza è cosa difficile da stabilire: nella<br />

retorica il senso di comunione affermato è quello con l’intero genere umano, ma<br />

poi, all’atto pratico, la comunione che si sperimenta è quella con il complesso della<br />

società senegalese, ed è all’interno di quest’ultima che la teranga funziona da collante<br />

e dispositivo di pace. Essa rafforza l’appartenenza del singolo al gruppo, sia<br />

attraverso la condivisione di valori morali sia attraverso la creazione di una rete di<br />

mutuo soccorso su cui ogni senegalese sa di poter contare. Entra così in circolo<br />

nella società un atteggiamento di fiducia, che a sua volta alimenta la solidarietà, la<br />

coesione e l’orgoglio di essere senegalesi.<br />

Non a caso tale società ne fa la propria caratteristica distintiva. Sulle reti televisive<br />

senegalesi sono frequenti spot che presentano il Senegal come il “paese della teranga”<br />

ed a maggior ragione essa s’impone nell’immagine che i senegalesi cercano<br />

di dare della propria cultura agli stranieri. La teranga gioca indubbiamente un<br />

ruolo chiave nelle retoriche identitarie dei nostri intervistati. I modi del dare che ad<br />

essa fanno capo funzionano quotidianamente sulle stesse reti primarie di quelli<br />

verticali, ma secondo un criterio funzionale diverso, che è quello di sopperire ai bisogni<br />

concreti delle persone, di tutte le persone. La teranga è un atteggiamento<br />

universale, da tenere verso chiunque, conosciuto o sconosciuto che sia. Ciò non<br />

toglie che le persone che si aiutano siano solitamente conoscenti, ma solo perché<br />

è più raro trovarsi di fronte ad un bisogno di uno sconosciuto.<br />

Ribadiamo qui la generalizzazione del legame ma anche la centralità della concretezza,<br />

dell’immediatezza del bisogno: come si vedrà queste due caratteristiche sono<br />

fondamentali all’interno del modo senegalese di vivere la donazione del sangue.<br />

All’interno del dare attivato dalla teranga vi sono alcune pratiche ritualizzate ma<br />

anche continue azioni totalmente spontanee ed immediate.<br />

Prenderemo qui brevemente in esame la pratica del cosiddetto dono notturno (sono<br />

i nostri intervistati stessi a chiamarla con tale espressione).<br />

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