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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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tadino nello stato. Effettivamente l’analisi socio-economica effettuata dal basso,<br />

attraverso l’intervista degli attori sociali degli ultimi quindici anni di storia romena,<br />

presenta, a fianco delle speranze immediatamente successive al 1989, una profonda<br />

delusione per i risultati poi effettivamente conseguiti ed una grande sfiducia<br />

nel sistema statale. [cfr. Cingolani, Piperno 2005]. Nel nostro caso, questa sfiducia<br />

si riserva nei confronti di strutture sanitarie e sistema ospedaliero. Come dice A.:<br />

“…Se vai in ospedale normale che non paghi non ti curano…”<br />

Quello che comunque emerge è un universo variegato di risposte. J., come abbiamo<br />

visto, afferma di aver approfittato dei due giorni di ferie che davano se donavi<br />

il sangue per trascorrere il fine settimana con il marito. T., molto più prosaicamente,<br />

afferma in più riprese di aver donato sangue per il buono da spendere al<br />

mercato, così come Le., che si lamenta del fatto che in Germania pagano molto,<br />

mentre in Romania non valeva più neanche la pena di donare per il buono, tanto<br />

basso si era ridotto il suo valore.<br />

La loro viva voce e l’elaborazione delle loro memorie ci consentono di scoprire che<br />

nell’alfabeto ricco di sfaccettature della pratica umana, anche attraverso le donazioni<br />

di sangue è possibile attuare quelle “tattiche” descritte da De Certeau [2001].<br />

Tattiche che in un certo senso fanno venire meno la pregnanza epistemologica<br />

delle affermazioni precedentemente citate, riguardo la mancanza di “…serie pratiche<br />

di resistenza…”.<br />

Si fa allora strada l’ipotesi che attraverso gli spazi negoziabili della donazione di<br />

sangue, fosse possibile riappropriarsi di un’identità diversamente manipolabile dalle<br />

forze del regime ed utilizzare il contro-dono [cfr. Mauss 1991], consistente in<br />

giorni di riposo o buoni pasto, per ricreare il controllo della propria giornata e dei<br />

propri piccoli desideri. Quindi, non un sentimento altruistico, ma, invero, una forte<br />

spinta egoistica e autodeterminante.<br />

Effettivamente, a fronte delle enfatiche proposizioni causali del regime (“…noi siamo<br />

un popolo forte. Il comunismo ed il nostro leader non ci fanno mancare niente:<br />

aiutiamo le popolazioni povere e malnutrite donando il nostro sangue…”), nella realtà,<br />

come vediamo, le motivazioni sono assai più prosaiche.<br />

Altro fatto assai sorprendente, per chi come me mai prima d’ora si era interessato<br />

di donazione del sangue in maniera approfondita, è la familiarità con la quale si è<br />

trattato dell’argomento. Tutti conoscono il proprio gruppo, e fin qui niente di strano,<br />

ma moltissimi conoscono il gruppo sanguigno degli amici, scherzano sulle connotazioni<br />

quasi fisiognomiche che il sangue – come abbiamo visto - dona alle persone.<br />

Torniamo per un attimo sul “gruppo dei pazzi”, a parlare sono due donne: D.,<br />

trenta anni, da pochi giorni in Italia, laureata ed in possesso di una buona conoscenza<br />

della nostra lingua, e J. già introdotta in un precedente riferimento<br />

D..: sì, mi ricordo che una ragazza aveva … come si chiama …<br />

ABIV … si diceva che era una gruppa sanguina un po’ più differita<br />

perché … questi personi nati con questa gruppa sanguina erano un<br />

po’ più … allegre … un po’ più … e avevano detto : “oh, uau, …<br />

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