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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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tificazione sociale. Il prestigio del gher dipende da ciò che il griot racconterà di lui,<br />

ed in una società in cui il prestigio è tutto, chi lo gestisce ha tra le mani un’arma<br />

temibile; d’altra parte la memorizzazione delle genealogie e della storia, nonché la<br />

composizione di canti attraverso cui narrare gli avvenimenti, è un compito che impegnava<br />

i griot a tempo pieno, per cui essi tradizionalmente dipendevano per il loro<br />

sostentamento dai gher, i quali però non corrispondevano loro una retribuzione<br />

obbligata ma elargizioni formalmente libere (doni?).<br />

Ogni griot è legato ad una particolare famiglia di gher e nel periodo pre-coloniale<br />

ne seguiva gli uomini in battaglia cantando le gesta dei loro antenati; il ruolo di<br />

questi “cantori” era considerato così rilevante che essi erano intoccabili per entrambe<br />

le fazioni dello scontro. La loro presenza aveva la funzione di spronare i<br />

gher a dare il meglio di sé, e ciò in due maniere: da una parte il ricordo delle grandi<br />

gesta della propria famiglia e l’immagine grandiosa di sé che il combattente ritrovava<br />

nelle parole del proprio griot gli infondeva coraggio e lo stimolava, dall’altra la<br />

presenza di quest’ultimo era un monito: ogni sua scorrettezza o codardia sarebbe<br />

stata resa pubblica, ed egli avrebbe perso il rispetto ed il prestigio di cui godeva.<br />

Nel Senegal attuale non esistono più battaglie di questo genere, ma il ruolo del<br />

griot, sebbene fortemente ridimensionato dal nuovo assetto sociale, resta intatto<br />

tutt’oggi nella vita quotidiana, dove la presenza del griot stimola il gher ad onorare<br />

la tradizione ed a mostrarsi generoso, tanto che uno dei nostri intervistati ci dice:<br />

“Capo gewel [altro termine per griot] quando ti viene a trovarti ti trema tutte le cose,<br />

perché se gli regali una cosa poco... lui può raccontare... siccome sa tutta l’estoria<br />

vuol dire che sa quello negativo, sa anche quello positivo e tu non sai quale lui butterà<br />

giù! capito? per quello ti dicevo prima: qualche volta hanno un potere come<br />

fossi re!! Perché se te li vedi ti tremi! capito? dipende da quanto c’hai in tasca!” 6<br />

In un certo senso il gher dando al griot compra la propria immagine sociale, ma in<br />

un altro egli semplicemente riafferma il proprio onore ed il rispetto della tradizione,<br />

nonché la deferenza verso lo gnegno che la custodisce e la gratitudine per il ruolo<br />

che egli svolge.<br />

Se quelli tra gher e griot siano dei doni è una questione estremamente controversa.<br />

Quando tentiamo di sondare le percezioni dei nostri intervistati ci rendiamo<br />

immediatamente conto che non esiste una formalizzazione “indigena” in proposito,<br />

poiché le risposte che loro ci forniscono in merito dipendono dal particolare concetto<br />

che ognuno di essi ha del dono, nonché, drammaticamente, dall’andamento<br />

della conversazione: essendo pratiche su cui quasi nessuno dei nostri interlocutori<br />

si è mai fermato a riflettere prima di parlarne con noi, quantomeno non nei termini<br />

da noi proposti, uno stesso soggetto può rispondere diversamente alla domanda a<br />

seconda che la conversazione lo abbia portato a considerare centrale un aspetto<br />

piuttosto che un altro dei due fenomeni in questione; inoltre l’esperienza migrato-<br />

6 Intervista a Matar, 2006, in Tredici conversazioni con note a margine, appendice della tesi di<br />

laurea Poetiche e prassi di dono, elaborato n° 13.<br />

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