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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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stampati, pubblicità di schede telefoniche e di gare sportive. Gli ambienti sono<br />

nuovi, molto puliti e sicuri, anche a giudicarli dal di fuori:<br />

“La sicurezza dei donatori e dei riceventi è la cosa più importante – e<br />

il donatore dovrebbe essere bene informato di tutto quanto accade,<br />

nel caso in cui dovesse capitare un inconveniente, incluso ciò che riguarda<br />

l’aspetto assicurativo, l’aiuto pratico, i trattamenti medici…”<br />

[op.cit. p. 244].<br />

Efficienza, prima di tutto, sottolinea Mikkelsen 26 . Ci devono essere pochi sprechi, e<br />

nessuna perdita di tempo, ambienti amichevoli e rilassati, e questo nonostante i<br />

medici debbano avere a che fare con dei non professionisti. Parcheggio libero,<br />

buon cibo e bevande. Conclude Mikkelsen: “L’altruismo è importante, ma il rispetto<br />

verso i donatori lo è ancora di più” [Ibid.] . Si evidenzia sempre, insomma, in questo<br />

ed in altri lavori, come possa esser efficiente un servizio che ha la comunità dalla<br />

sua parte e si basa sulla comunità [p. 243]. Ma questi casi e questi strumenti hanno<br />

validità epistemologica e senso se applicati a chi, all’interno della società in cui<br />

vive, gode dei diritti e dei doveri che lo rendono, di fronte alla legge, cittadino a tutti<br />

gli effetti, meglio ancora membro di quelle comunità così spesso citate. Interessante<br />

l’analisi del sistema vigente in Sud Africa, che in considerazione di quanto affermato<br />

precedentemente, può rappresentare un caso limite: deConing [2002] è<br />

ben consapevole che la vera sfida consiste nel trovare the single denominator per<br />

convincere la gente a dedicarsi alla donazione, partendo dal presupposto che<br />

“Forse è a causa del nostro turbolento passato, ma il fatto è che il volontariato o<br />

26 AA.VV. [2005] in uno studio condotto in Canada, concludono la propria ricerca affermando<br />

che le strategie di reclutamento dovrebbero vertere principalmente sull’eliminazione delle barriere,<br />

percepite o reali, che le persone incontrano nel loro approccio al sangue, così come sullo<br />

sviluppo di una più alta padronanza di controllo dell’intera operazione [cfr. Healy 2006, Mikkelsen<br />

2002]. Riveste inoltre particolare importanza la specificità del messaggio da rivolgere ai<br />

donatori che hanno interrotto il loro servizio civico. Enfatizzare, in questo caso, il messaggio<br />

sull’altruismo, risulta importante per fidelizzare il gruppo di quanti hanno donato una volta e<br />

poi hanno smesso. Anche Schreiber et Alii [2003], focalizzano l’importanza di rivolgere le attenzioni<br />

delle associazioni su quelle persone che dopo una prima donazione non tornano più.<br />

Simon [2003] analizza differenti motivi che incidono sulla diminuzione dei donatori fornendo<br />

anche sollecitazioni pratiche. Fra queste, il rafforzamento delle strutture sanitarie nella direzione<br />

di una maggiore capillarità sul territorio, fatto, questo, che potrebbe andare incontro e<br />

risolvere molti degli ostacoli percepiti dai donatori. In AA.VV. [2002], si affrontano, sulla base<br />

delle indicazioni socio demografiche dello Stato del Maryland, USA, quali siano le incidenze di<br />

genere, razza e gli ostacoli percepiti che influiscono sulla decisione di donare. Da un campione<br />

di 385 famiglie sulle 460 contattate in 14 differenti zip codes dello Stato risulta che fra tutti,<br />

l’aspetto che più provoca freni alla decisione di donare è la paura: paura e tensione generate<br />

dall’aspetto degli ospedali e delle strutture sanitarie. Paura della procedura stessa e della<br />

possibilità di essere contagiati da malattie emotrasmissibili. Si suggerisce, in conclusione, di<br />

spostare i luoghi di raccolta in posti più vicini alla pratica comune, presso le chiese o i luoghi di<br />

lavoro, al fine di alleviare la tensione che sembra frenare le buone intenzioni [p. 677].<br />

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