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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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nel porre la questione in quei termini, perché avevamo già avuto indicazioni in merito:<br />

M.: sì, era la mia … la … la mamma di mia madre.<br />

Sonia: la nonna.<br />

M.: la nonna, la mia nonna. Perché mi diceva lei in quei tempi … io<br />

ero piccina ancora … che lei … se non donava questo sangue, le si<br />

ingrossava sulle vene … Sicché lei a volte andava a donare questo<br />

sangue.[…] dice che le veniva il sangue più … più sciolto e che le<br />

circolazione andava bene. Perché se no le si spaccavano le vene.[…]<br />

sì, lo donava, sì, perché non è che era un sangue malato, …<br />

cattivo. Era un sangue che … forse il suo … il suo corpo non lo permetteva.<br />

O che lei si sentiva più meglio quando lo donava questo<br />

sangue perché era più fluido … questo sangue e la circolazione veniva<br />

più bene. Io … non lo so perché non ho avuto tanto …<br />

Dovrebbe essere evidente, a questo punto, che le motivazioni adoperate per dare<br />

un senso alle donazioni di sangue, erano quasi sempre auto-centrate. Il soggetto<br />

ricevente risulta quasi di secondaria importanza.<br />

Ricapitolando: si facevano donazioni per poter stare a casa un paio di giorni, e forse,<br />

in un Paese dove si lavorava tutti i giorni, la cosa può anche essere comprensibile.<br />

Si donava perché il regime faceva leva sulla presunta superiorità fisica del<br />

cittadino, che doveva pertanto sentirsi obbligato a dare parte di sé per popoli meno<br />

fortunati. Si donava per avere analisi gratuite e ricambiare il sangue sporco, che a<br />

sua volta, “messo in certi filtri e ripulito” tornava utile per altri.<br />

Cosa ne è allora delle retoriche solidaristiche che, almeno nella nostra cultura, presentano<br />

il dono di sangue come azione disinteressata e di alto valore sociale per<br />

eccellenza? Anche l’altro grande valore che è di solito associato alla donazione,<br />

vale a dire l’universalismo e l’affermazione dell’elementarmente umano, sembra<br />

messo in discussione in alcune delle nostre conversazioni – come quando, ad esempio,<br />

si tocca il tema delle differenze etniche e degli zingari. Come affermano<br />

T. uomo, circa cinquanta anni, in Italia con la sua famiglia da quattro, e suo figlio<br />

V., poco più che ventenne:<br />

Giovanni: ma è un male secondo voi che ci siano gli zingari in Romania?<br />

V.: (che è stato quasi sempre zitto e che invece da ora in poi sarà<br />

abbastanza attivo) Si. Si, perché rubano tanto e non gli piace lavorare.<br />

A loro piace solo chiedere ce l’hai un euro, ce l’hai un euro…<br />

Sonia: ma a loro lo dareste il sangue?<br />

V.: no.<br />

T.: loro no. non fa neanche la scuola, non fa nulla. Neanche la scuola<br />

elementare.<br />

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