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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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pure sarebbe più giusto superare l’opposizione dono/mercato e cercare di sviluppare<br />

un progetto di simbiosi [cfr. Sanchez, Ameti, Schreiber et Alii, 2001]? Steiner<br />

afferma: “L’azione volontaria gratuita contro l’interesse personale, lo stato contrapposto<br />

al mercato, i termini del dibattito sembrano molto convenzionali…Su<br />

questo punto l’approccio teoretico proposto da Titmuss può essere considerato<br />

estremo…” [Steiner, 2003, p.149] e propone questa lettura:<br />

…I Paesi europei, la maggior parte dei quali sono organizzati secondo<br />

i principi della donazione volontaria non retribuita (l’eccezione<br />

più rilevante è la Germania), sono in una condizione di autosufficienza<br />

per quello che riguarda le richieste di sangue intero, mentre non<br />

lo sono per ciò che riguarda le scorte di plasma ed altri emoderivati<br />

come il fattore VIII, distribuito agli emofiliaci. Questi prodotti sono pertanto<br />

importati da paesi nei quali i donatori sono pagati. Questo significa<br />

che i Paesi che fanno dell’altruismo la base del proprio sistema<br />

di approvvigionamento, non possono certamente considerare<br />

questo comportamento altrettanto virtuoso, e si trovano così, da un<br />

punto di vista etico, sullo stesso piano di quei Paesi dove la donazione<br />

si paga. Importare plasma dagli Stati Uniti, in questo senso,<br />

equivale a usare sangue raccolto dietro compenso. Intanto, i Paesi<br />

che importano emoderivati non si assumono la responsabilità di instaurare<br />

un proprio sistema a pagamento. [p.152]<br />

Kieran Healy [1999] ci propone una lettura assai complessa di come gli Stati Uniti<br />

si comportarono al momento delle prime avvisaglie di una nuova malattia emotrasmissibile<br />

12 . Anche in questo caso, si evidenzia il richiamo ad una non meglio<br />

identificata responsabilità latente nel lavoro di Titmuss. Per dirla con le parole di<br />

Healy, Titmuss, se non altro, aveva dimostrato che la donazione gratuita del sangue<br />

tende a renderlo sacro, creando un legame comunitario nel quale colui che<br />

riceve si trova in debito di gratitudine con il donatore 13 [op.cit., p.541]. La tesi di<br />

12 Bastard, 2006, si interroga sul ruolo assunto dal donatore nel processo trasfusionale, soprattutto<br />

all’interno delle dinamiche che portano al rifiuto del sangue donato. Aumentare le restrizioni<br />

che obbligano al rifiuto di particolari categorie di donatori, induce a credere che esistano<br />

scelte basate più sulla politica e sulle pressioni dei media, anziché su fondate basi scientifiche.<br />

Si chiede dunque in quale direzione si muova la selezione dei donatori, in termini di prevenzione<br />

e salute pubblica, così come quali siano gli attuali trend di rifiuto dei donatori omosessuali.<br />

13 La tesi di Healy, sembra , su questo punto, alquanto discutibile. Mi pare che Titmuss si soffermi<br />

su un aspetto caratteristico del dono di sangue. Cito testualmente: “Al contrario dello<br />

scambio di doni nelle società tradizionali, nel libero dono di sangue ad uno straniero sconosciuto<br />

non esistono contratti consuetudinari, nessun vincolo legale o determinismo funzionale<br />

né situazioni di potere discriminatorio…nessun imperativo di gratitudine e nessun bisogno di<br />

penitenza di un Crisostomo” [Titmuss, 1997, p.307] e mi conforta in questa interpretazione il<br />

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