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d'avergli un'altra volta detto a quattr'occhi, nel vano d'una finestra, che il duomo di Milano<br />
era il tempio più grande che fosse negli stati del re.<br />
Fatti i suoi complimenti al conte zio, e presentatigli quelli del cugino, Attilio, con un suo<br />
contegno serio, che sapeva prendere a tempo, disse: - credo di fare il mio dovere, senza<br />
mancare alla confidenza di Rodrigo, avvertendo il signore zio d'un affare che, se lei non ci<br />
mette una mano, può diventar serio, e portar delle conseguenze...<br />
- Qualcheduna delle sue, m'immagino.<br />
- Per giustizia, devo dire che il torto non è dalla parte di mio cugino. Ma è riscaldato; e,<br />
come dico, non c'è che il signore zio, che possa...<br />
- Vediamo, vediamo.<br />
- C'è da quelle parti un frate cappuccino che l'ha con Rodrigo e la cosa è arrivata a un<br />
punto che...<br />
- Quante volte v'ho detto, all'uno e all'altro, che i frati bisogna lasciarli cuocere nel loro<br />
brodo? Basta il da fare che dànno a chi deve... a chi tocca... - E qui soffiò. - Ma voi altri<br />
che potete scansarli...<br />
- Signore zio, in questo, è mio dovere di dirle che Rodrigo l'avrebbe scansato, se avesse<br />
potuto. E il frate che l'ha con lui, che l'ha preso a provocarlo in tutte la maniere...<br />
- Che diavolo ha codesto frate con mio nipote?<br />
- Prima di tutto, è una testa inquieta, conosciuto per tale, e che fa professione di<br />
prendersela coi cavalieri. Costui protegge, dirige, che so io? una contadinotta di là; e ha<br />
per questa creatura una carità, una carità... non dico pelosa, ma una carità molto gelosa,<br />
sospettosa, permalosa.<br />
- Intendo, - disse il conte zio; e sur un certo fondo di goffaggine, dipintogli in viso dalla<br />
natura, velato poi e ricoperto, a più mani, di politica, balenò un raggio di malizia, che vi<br />
faceva un bellissimo vedere.<br />
- Ora, da qualche tempo, - continuò Attilio, - s'è cacciato in testa questo frate, che Rodrigo<br />
avesse non so che disegni sopra questa...<br />
- S'è cacciato in testa, s'è cacciato in testa: lo conosco anch'io il signor don Rodrigo; e ci<br />
vuol altro avvocato che vossignoria, per giustificarlo in queste materie.<br />
- Signore zio, che Rodrigo possa aver fatto qualche scherzo a quella creatura,<br />
incontrandola per la strada, non sarei lontano dal crederlo: è giovine, e finalmente non è<br />
cappuccino; ma queste son bazzecole da non trattenerne il signore zio; il serio è che il<br />
frate s'è messo a parlar di Rodrigo come si farebbe d'un mascalzone, cerca d'aizzargli<br />
contro tutto il paese...<br />
- E gli altri frati?<br />
- Non se ne impicciano, perché lo conoscono per una testa calda, e hanno tutto il rispetto<br />
per Rodrigo; ma, dall'altra parte, questo frate ha un gran credito presso i villani, perché fa<br />
poi anche il santo, e...<br />
- M'immagino che non sappia che Rodrigo è mio nipote.<br />
- Se lo sa! Anzi questo è quel che gli mette più il diavolo addosso.<br />
- Come? Come?<br />
- Perché, e lo va dicendo lui, ci trova più gusto a farla vedere a Rodrigo, appunto perché<br />
questo ha un protettor naturale, di tanta autorita come vossignoria: e che lui se la ride de'<br />
grandi e de' politici, e che il cordone di san Francesco tien legate anche le spade, e che...<br />
- Oh frate temerario! Come si chiama costui?<br />
- Fra Cristoforo da *** - disse Attilio; e il conte zio, preso da una cassetta del suo tavolino,<br />
un libriccino di memorie, vi scrisse, soffiando, soffiando, quel povero nome. Intanto Attilio<br />
seguitava: - è sempre stato di quell'umore, costui: si sa la sua vita. Era un plebeo che,<br />
trovandosi aver quattro soldi, voleva competere coi cavalieri del suo paese; e, per rabbia<br />
di non poterla vincer con tutti, ne ammazzò uno; onde, per iscansar la forca, si fece frate.<br />
- Ma bravo! ma bene! La vedremo, la vedremo, - diceva il conte zio, seguitando a soffiare.<br />
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