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promessi sposi - IIS-Newton

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intonar qualcosa di matrimonio: e, al solo pensarci, si vedeva davanti agli occhi don<br />

Rodrigo da una parte, co' suoi bravi, il cardinale dall'altra, co' suoi argomenti: Renzo,<br />

perché aveva fissato di non parlargliene che al momento di concludere, non volendo<br />

risicare di farlo inalberar prima del tempo, di suscitar, chi sa mai? qualche difficoltà, e<br />

d'imbrogliar le cose con chiacchiere inutili. Le sue chiacchiere, le faceva con Agnese. -<br />

Credete voi che verrà presto? - domandava l'uno. - Io spero di sì, - rispondeva l'altro: e<br />

spesso quello che aveva data la risposta, faceva poco dopo la domanda medesima. E con<br />

queste e con simili furberie, s'ingegnavano a far passare il tempo, che pareva loro più<br />

lungo, di mano in mano che n'era più passato.<br />

Al lettore noi lo faremo passare in un momento tutto quel tempo, dicendo in compendio<br />

che, qualche giorno dopo la visita di Renzo al lazzeretto, Lucia n'uscì con la buona<br />

vedova; che, essendo stata ordinata una quarantina generale, la fecero insieme, rinchiuse<br />

nella casa di quest'ultima; che una parte del tempo fu spesa in allestire il corredo di Lucia,<br />

al quale, dopo aver fatto un po' di cerimonie, dovette lavorare anche lei; e che, terminata<br />

che fu la quarantina, la vedova lasciò in consegna il fondaco e la casa a quel suo fratello<br />

commissario; e si fecero i preparativi per il viaggio. Potremmo anche soggiunger subito:<br />

partirono, arrivarono, e quel che segue; ma, con tutta la volontà che abbiamo di secondar<br />

la fretta del lettore, ci son tre cose appartenenti a quell'intervallo di tempo, che non<br />

vorremmo passar sotto silenzio; e, per due almeno, crediamo che il lettore stesso dirà che<br />

avremmo fatto male.<br />

La prima, che, quando Lucia tornò a parlare alla vedova delle sue avventure, più in<br />

particolare, e più ordinatamente di quel che avesse potuto in quell'agitazione della prima<br />

confidenza, e fece menzione più espressa della signora che l'aveva ricoverata nel<br />

monastero di Monza, venne a sapere di costei cose che, dandole la chiave di molti misteri,<br />

le riempiron l'animo d'una dolorosa e paurosa maraviglia. Seppe dalla vedova che la<br />

sciagurata, caduta in sospetto d'atrocissimi fatti, era stata, per ordine del cardinale,<br />

trasportata in un monastero di Milano; che lì, dopo molto infuriare e dibattersi, s'era<br />

ravveduta, s'era accusata; e che la sua vita attuale era supplizio volontario tale, che<br />

nessuno, a meno di non togliergliela, ne avrebbe potuto trovare un più severo. Chi volesse<br />

conoscere un po' più in particolare questa trista storia, la troverà nel libro e al luogo che<br />

abbiam citato altrove, a proposito della stessa persona (Ripam. Hist. Pat., Dec. V, Lib. VI,<br />

Cap. III.).<br />

L'altra cosa è che Lucia, domandando del padre Cristoforo a tutti i cappuccini che poté<br />

vedere nel lazzeretto, sentì, con più dolore che maraviglia, ch'era morto di peste.<br />

Finalmente, prima di partire, avrebbe anche desiderato di saper qualcosa de' suoi antichi<br />

padroni, e di fare, come diceva, un atto del suo dovere, se alcuno ne rimaneva. La vedova<br />

l'accompagnò alla casa, dove seppero che l'uno e l'altra erano andati tra que' più. Di<br />

donna Prassede, quando si dice ch'era morta, è detto tutto; ma intorno a don Ferrante,<br />

trattandosi ch'era stato dotto, l'anonimo ha creduto d'estendersi un po' più; e noi, a nostro<br />

rischio, trascriveremo a un di presso quello che ne lasciò scritto.<br />

Dice adunque che, al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de' più risoluti<br />

a negarla, e che sostenne costantemente fino all'ultimo, quell'opinione; non già con<br />

ischiamazzi, come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potrà dire almeno che<br />

mancasse la concatenazione.<br />

- In rerum natura, - diceva, - non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se<br />

io provo che il contagio non può esser né l'uno né l'altro, avrò provato che non esiste, che<br />

è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia<br />

sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile<br />

parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il<br />

contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse<br />

tale, in vece di passar da un corpo all'altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea;<br />

perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da' venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non<br />

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