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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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XXIª DOMENICA “PER ANNUM”<br />

Pietro, nonostante i suoi limiti, guida con sicurezza la Chiesa del Signore<br />

Is 22,19-23<br />

Rm 11,33-36 26 agosto 1990<br />

Mt 16,13-20 chiesa di san Giuseppe<br />

”Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”, e poi: “Tutto ciò che<br />

scioglierai… tutto ciò che legherai …”. Sono versetti della Scrittura che hanno suscitato discussione<br />

tra i cristiani. Spesso questi versetti hanno turbato, impressionato la coscienza degli ascoltatori e dei<br />

lettori. È mai possibile che un uomo possa avere un potere così grande, possa diventare espressione<br />

così diretta della guida e del giudizio di Dio? È mai possibile che una persona umana entri in una<br />

responsabilità così grande, così sconfinata?<br />

Sappiamo che i fratelli cristiani non cattolici o cercano di dire che questi versetti non sono<br />

originali o cercano di interpretarli in maniera fortemente riduttiva. Ma proviamo a chiederci “Come<br />

Dio redime gli uomini ? Come Gesù è nostro salvatore?” Non soltanto guardandoci con bontà, nella<br />

sua misericordia Iddio si dimentica delle nostre colpe, ma anche guardando ai meriti di Gesù Cristo.<br />

Dio non ama mai a metà, e quindi non libera mai in modo parziale o limitato. Dio non guarda gli<br />

uomini unicamente per salvarli da un abisso di male, li guarda con bontà chiamandoli ad un abisso<br />

di bene.<br />

La redenzione non è chiudere gli occhi sui mali dell’umanità, è chiamare le persone ad<br />

essere partecipi dell’amore di Dio e della sua verità, ad essere segni efficaci della sua opera, ad<br />

essere reali collaboratori di Gesù nonostante debolezze, infedeltà, fragilità continue. Certo Gesù da<br />

solo è salvatore totale, ma proprio perché è salvatore totale, rende i redenti corresponsabili di questa<br />

salvezza.<br />

A Pietro è data altezza inebriante non perché si vuole che sia grande come uomo, ma perché<br />

il Signore manifesta come davvero a noi dona la fede. Se c’è la potenza del dono della fede, ci può<br />

essere la potenza di qualsiasi missione per quanto alta e sconfinata essa sia. Ecco che allora noi<br />

dobbiamo sorprenderci, anche con smarrimento, di quanto il disegno di Dio sia più grande, di come<br />

l’uomo abbia mai osato sperare.<br />

La comunità cristiana, fatta da persone fragilissime, è così animata dallo Spirito da essere<br />

effettivamente e veramente popolo di Dio. La comunità cristiana nello spazio e nel tempo continua<br />

ad essere un segno efficace della salvezza e della verità di Gesù. Ci deve essere una roccia che, per<br />

il disegno di Dio e per il dono della grazia, possa diventare indistruttibile riferimento ed<br />

efficacissima cattedra di discernimento della verità.<br />

E allora pensando a Pietro, pensando al papa, liberiamoci da convinzioni che non partono<br />

dall’amore di Dio, che non partono dal disegno della redenzione di Dio; riscopriamo che il Signore<br />

che sta in croce per noi, è il Signore risorto per essere il primo dei risorti, non l’unico risorto.<br />

Quel Signore che ci dona lo Spirito, trasforma le nostre deboli e fragili vite in modo che<br />

significhino qualcosa di indistruttibile addirittura per l’eternità.<br />

Alla luce di questo sentiamoci spinti a rendere l’Eucaristia comunione con Gesù, ma anche<br />

ringraziamento. Troppo grandi sono i doni di Dio! Troppo meraviglioso è il dono della fede! Troppo<br />

profonda è la nostra partecipazione alla missione di Cristo perché abbiamo a limitarci, come<br />

purtroppo spesso facciamo, a sentirci come barriera, a sentire persino la Messa come un dovere da<br />

rendere e non come slancio incontenibile di riconoscenza via via più ardente, più<br />

gioiosa. Dovrebbe diventare gratitudine irrefrenabile della nostra vita verso Dio.<br />

Insieme a questo sentimento di gratitudine certamente ci sia una preghiera sempre più pura,<br />

sempre più feconda, sempre più profonda per quell’uomo che nel mondo, nella storia in cui<br />

viviamo, viene chiamato ad essere Pietro. Nella mia storia personale sono al quinto pontefice.<br />

Certo, è un mistero che una persona, magari anche dottissima sul piano umano, ma<br />

certamente anche piena di limiti e di difetti sul piano umano, possa essere chiamata Pietro, cioè

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