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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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XIIª DOMENICA “PER ANNUM”<br />

Il coraggio del cristiano<br />

Ger 20,10-13<br />

Rm 5,12-15 24 giugno 1990<br />

Mt 10,26-33 chiesa di san Giuseppe<br />

Il tema della liturgia della parola di questa domenica si può opportunamente intitolare “il<br />

coraggio del credente”, “il coraggio di chi ha fede”; in particolare possiamo aggiungere “il coraggio<br />

del cristiano”.<br />

Come si esprime la lettura di questo coraggio? Il brano del vangelo ci invita a vederne<br />

soprattutto due espressioni. La prima è quella di non temere nessuna insidia temporale. La seconda è<br />

quella di essere tenacemente, esplicitamente, coraggiosamente annunciatori di Gesù, della sua<br />

verità, del Regno che egli ci ha rivelato.<br />

Allora, subito, chiediamoci: davvero noi siamo testimoni di questo genere? Siamo superiori<br />

alle insidie della paura? Quante volte sentiamo parlare persone cristiane che sanno mostrare soltanto<br />

paura, e soprattutto paura del futuro! “Chissà dove andiamo a finire?” Ma andiamo a finire verso il<br />

Signore! “Chissà cosa succederà? non si capisce più niente!” Ma qualcosa dovremmo capire: che il<br />

Signore è sempre la nostra salvezza e la nostra redenzione! Quante volte mimetizziamo la nostra<br />

fede nella grande notizia dell’amore di Dio, del dono di Cristo, della comunione che egli stabilisce<br />

con noi.<br />

E, ora, chiediamoci: quali sono gli esiti del coraggio cristiano? Ce lo dice il vangelo, ma<br />

anche la pagina di Geremia, questo profeta che fu perseguitato tutta la vita. Qual è, dunque, l’esito<br />

del coraggio cristiano? È questo: “Cantate inni al Signore! Lodatelo perché ha liberato la vita degli<br />

uomini … Ha liberato la mia vita!” È un coraggio inevitabilmente vittorioso, perché accoglie e fa<br />

propria la fecondità dell’amore e del coraggio di Gesù.<br />

Senza dubbio si tratta di una vittoria vera, totale, indistruttibile! Certo, se noi osserviamo<br />

con gli occhi rivolti soltanto ai piccoli spazi del tempo raggiungibile dal nostro sguardo terreno, può<br />

darsi benissimo che non vediamo questa vittoria, ma basterebbe che noi meditassimo di più, ad<br />

esempio, come la Chiesa tratta coloro che, magari barbaramente e selvaggiamente vennero uccisi<br />

per la fede: alla luce dell’Apocalisse – l’ultimo libro che completa il discorso che Dio fa all’uomo –<br />

Dio tratta queste persone come meravigliosi vincitori. Il rosso del martirio diventa il rosso dello<br />

splendore glorioso dell’incontro eterno con Dio.<br />

Fratelli, nulla deve essere temuto da chi si ricorda di essere salvato dal Signore! C’è un solo<br />

esito della vita umana, se è condotta nella fede: la vittoria eterna, superiore a qualsiasi altra possibile<br />

vittoria, capace di riscattare nella pienezza della vita con Dio qualsiasi sconfitta.<br />

Ma dopo aver detto qual è la natura e quali sono le espressioni del coraggio cristiano e qual è<br />

l’esito di questo coraggio, chiediamoci qual è la ragione per cui dobbiamo avere coraggio e per cui<br />

dobbiamo sentirci sempre espliciti testimoni di una vocazione alla piena vittoria. Ci risponde la<br />

seconda lettura. È vero: la storia umana è una storia di peccato, ma se per il peccato tutti morirono,<br />

per la grazia di Dio e per il dono concesso in Gesù Cristo è riversata su tutti gli uomini<br />

l’abbondanza della salvezza divina!<br />

Il dono di grazia non è come la caduta: è incommensurabilmente più grande,<br />

imparagonabilmente più forte! Si tratta di convertirci a questa fede; si tratta di passare da<br />

considerazioni condotte secondo la visione dei nostri occhi di carne a una visione secondo la luce<br />

dello Spirito Santo. Si tratta di passare da una vita misurata sulla base dei nostri calcoli<br />

inevitabilmente riduttivi e miopi – quando non completamente errati – ad una vita illuminata da<br />

quella visione che viene dalla Pasqua di Cristo. Non dobbiamo temere, non dobbiamo aver paura!<br />

Dobbiamo ricordarci che l’amore di Gesù è rivelazione della Santissima Trinità e che l’attenzione di<br />

Dio ci è garantita attraverso il sacrificio di Cristo! Venire a celebrare la Santa Messa significa venire<br />

a rigenerarci nella capacità di credere, nel coraggio di vivere.

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