LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

qualche volta ci si ferma a riflettere su quello che si potrebbe o non si potrebbe compiere. Ci si deve
interrogare se stiamo valorizzando i doni della grazia in pienezza, in autenticità, in coerenza, per
vivere con purezza la nostra vocazione cristiana.
Se in una comunità non sorgono alcune vocazioni, come possiamo essere sicuri che, quando
due giovani vengono all’altare a sposarsi, vengono per vocazione? Se non ci sono alcune vocazioni,
come facciamo ad essere sicuri che, quando due genitori chiedono il battesimo per il loro figlio,
davvero si aprono alla realtà profonda del dono di Dio e all’impegno meraviglioso dell’educazione
cristiana con decisione coerente? Se non sorgono alcune vocazioni, come possiamo gioire di fronte
alle feste della prima comunione, della santa cresima dei nostri ragazzi? Come possiamo essere
sicuri che quello non è sentimentalismo, ma è vita di fede? Come possiamo essere sicuri che quella
non è una tappa verso l’adolescenza, ma è un’apertura della vita verso gli orizzonti sconfinati ma
concreti dell’amore di Dio? Quindi, nessuno di noi deve trascorrere la Giornata per le Vocazioni
senza rivedere che concetto ha della propria identità cristiana, come prende la rivelazione che Gesù
gli fa della sua identità di figlio di Dio.
Fratelli, la prima lettura contiene anche questa frase: “All’udire tutto questo si sentirono
trafiggere il cuore” (At 2,37), non di paura, di dolore o di scoraggiamento, bensì di speranza e di
forza di conversione. Anche noi, riflettendo, dobbiamo sentirci trafiggere il cuore, vedendo il
nostro indurito, ma per poi tornare capaci di speranze grandi, di conversioni sincere, di impegni
gioiosi e fecondi.