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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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VII a DOMENICA “PER ANNUM”<br />

L'amore offre e testimonia la verità, non è quindi arrendevole ma forte.<br />

Lv 19,1-2.17-18<br />

1 Cor 3,16-23 18 febbraio 1990<br />

Mt 5,38-48 basilica di San Giovanni Battista<br />

La proclamazione di questa parola di Dio fa avvertire subito il bisogno di riflettere con<br />

qualche domanda e di cercare qualche chiarezza. Nelle letture, infatti, sembra di trovarci di fronte a<br />

passi contraddittori. La prima lettura ci ha detto: ”Rimprovera apertamente il tuo prossimo” (Lv<br />

19,17) e il vangelo ci dice: “Io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la<br />

guancia destra, tu porgi anche l'altra” (Mt 5,39). Qual'è la volontà di Dio? Dobbiamo essere forti<br />

nella testimonianza, nella giustizia, nella verità e dobbiamo essere arrendevoli di fronte a chi<br />

adottasse come metodo la prepotenza? Cerchiamo di comprendere che cosa ci dice il vangelo. Il<br />

vangelo dice che no dobbiamo sempre e comunque mettere al primo posto la salvezza della persona.<br />

Dobbiamo essere come il Padre. Egli è colui che vuole la vita dei figli, il loro bene; è colui che non<br />

ha mezze misure, che non pone condizioni al suo impegno, al suo dono, alla sua chiamata, alla sua<br />

ricerca. E' chiaro che si tratta di amare fino in fondo; bisogna essere disposti a porgere anche l'altra<br />

guancia, a cedere anche il mantello, a fare anche due miglia invece di uno (Mt 5,39-41).<br />

Quando il Padre ci ama? Quando si dona tutto? Quando l'impegno è senza riserve? Quando<br />

l'amore può dirsi effettivamente tale? Quando soprattutto offre e testimonia la verità. Di<br />

conseguenza, l'amore non significa arrendevolezza, passività, ma un coraggio che non teme nulla,<br />

che è pronto a tutto, anche al martirio. Chi ha seguito fino in fondo la pagina del Vangelo con<br />

consapevolezza? I martiri. Dal momento che, se si tradisce la verità, non ci può essere amore,<br />

ricerca del prossimo, attenzione vera verso gli altri, i martiri, piuttosto che rinunciare alla verità,<br />

piuttosto che tradire l'amore, hanno offerto l'altra guancia e tutto se stessi fino ad accettare di<br />

morire. Così è anche di Gesù, che accetta di salvare gli altri non scendendo dalla croce, ma<br />

decidendo di morirvi; di Gesù che però ha anche il coraggio di dire a colui che gli dà uno schiaffo:<br />

“Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perchè mi percuoti?” (Gv<br />

18,23).<br />

Noi, invece, confondiamo la difesa della verità con il primato del nostro punto di vista. Per<br />

questo equivoco, distinguiamo gli altri in amici e in nemici, in persone da amare e in persone da<br />

abbandonare, in persone da apprezzare e in persone d disprezzare o dimenticare. Il problema non è<br />

tanto se dobbiamo ricorrere o no agli atteggiamenti energici; il problema è se abbiamo o no la<br />

purezza del cuore. Il problema non è se, per essere cristiani, misurandoci fino in fondo con il Padre<br />

che sta nei cieli, o meglio, lasciando che egli ci liberi e ci renda capaci di essere realmente figli suoi.<br />

E' chiaro che, se siamo cristiani, dobbiamo prendere sul serio il superamento di qualsiasi limite<br />

all'impegno di salvezza; non dobbiamo anche noi distinguere tra buoni e cattivi, non per essere<br />

arrendevoli di fronte all'errore, ma per non gettare la spugna di fronte alla salvezza nostra, la quale<br />

consiste nel crescere nella partecipazione all'amore di Dio, nella salvezza degli altri che noi<br />

dobbiamo rendere speranza, nella imitazione del nostro sommo pastore, Gesù, con una vita diversa<br />

dalla sapienza del mondo.<br />

La seconda lettura ci ha detto che dobbiamo riscoprire con un senso più profondo la<br />

grandezza e l'altezza della vita umana. Noi siamo il tempio di Dio (1 Cor 3,16), ogni uomo è il<br />

tempio di Dio. Tutto ciò che è la storia, appartiene all'uomo, noi apparteniamo a Cristo e Cristo è di<br />

Dio (1 Cor 3,21.23). Se la nostra visione dell'umanità è meno grande, meno profonda, meno<br />

grandiosa, allora non possiamo mettere come risultato supremo della vita la scelta dell'amore, ma<br />

metteremo senz'altro, come criterio supremo della nostra vita, la scelta di noi stessi, dei nostri fini,<br />

dei nostri interessi e l'umanità rimarrà da sola ed in essa prevarranno sicuramente i più cattivi.<br />

Perchè il male vince? Perchè noi non crediamo fino in fondo che l'amore è più forte; perchè<br />

noi ad un certo punto fuggiamo l'amore e ricorriamo al non-amore, dicendo che c'è tanto male nel

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