uomo rimanga sconcertato da tanti errori, da tante ferite, da tanta solitudine. Se a Nazareth dio si è incarnato, ciascuno di noi, con l'attenzione a Dio e con l'intercessione di Maria, si senta chiamato per imparare ad essere fecondo. Maria fu feconda del Verbo di Dio, noi nella benedizione del Verbo di Dio. Iniziati da Maria, dobbiamo essere fecondi della speranza che si fonda in Dio; e così domani sarà davvero Natale per ciascuno.
NATA<strong>LE</strong> DEL SIGNORE Con la nascita di Cristo, Dio entra nella storia degli uomini, recando in dono per tutti luce, pace, gioia. Is 9,1-3.5-6 Messa “del giorno” Tt 2,11-14 25 dicembre 1989 Lc 2,1-14 basilica di San Giovanni Battista Anzitutto riascoltiamo quanto è stato proclamato: “E' apparsa la grazia di Dio” (Tt 2,11); “Il popolo... vide una grande luce... Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,1-2); “Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (LC 2,10). Adesso qualche domanda. E' realistico? Non è un insulto alla ragione gridare così alla gioia? E' proprio vero che l'accoglienza da parte dell'uomo occasiona esperienza sempre più cosciente della gioia di vivere? Davvero quella nascita di Betlemme è fonte di una autentica forza di vita fino all'autentico moltiplicarsi e all'incontenibile espandersi della gioia perchè essa diventi di tutto il popolo? Per rispondere sì, occorre aprirsi alla fede e chiederci chi è quel bambino deposto nella mangiatoia. Se quel bimbo è Dio che si è fatto uomo, che si è fatto uno di noi, allora bisogna concludere che la storia dell'umanità, costituita da tante vite e da tante persone che arrivano nel tempo e nel tempo sembrano sparire, viene incontrata da Colui che è l'Eterno, perchè il tempo che passa sia il momento indistruttibile del “conoscere”, della pace che proviene d quel Bimbo che totalmente ama. Se quel bimbo “è il Cristo Signore” (Lc 2,11), il “dedicato” al Padre in modo assoluto, pienamente capace di esprimere una infinita signoria sugli uomini, è vero che non dobbiamo temere, è vero che tra noi c'è Colui che illumina, in maniera profondamente e insospettabilmente meravigliosa, l'esistenza di ciascuno. E' apparsa la luce, non con un'apparizione fugace, ma con una presenza imperitura; è apparsa la Grazia di Dio, il Segno di Dio che è la sua presenza per ciascun vivente, perchè ciascuna coscienza si misuri con questa presenza e cresca nell'incontro con questa presenza. Fratelli, se noi consideriamo la vita soltanto come una somma di fatti, in definitiva nulla è successo in quella notte di Betlemme e nulla continuerà a succedere. Se noi consideriamo la vita soltanto una serie di episodi, non troviamo motivo di dire che c'è una moltiplicazione di gioia, che c'è un'espressione irresistibile di pace come promessa del Dio della vita. Se fosse così, noi non troveremmo motivo di affermare che ciò che risplende su tutto è la Grazia di Dio. Se noi, però, non assorbiamo i fatti e ci chiediamo che sono i soggetti che passano attraverso i vari fatti della vita, dobbiamo meditare come ai tempi di Cesare Augusto l'umanità conobbe, attraverso un messaggio che non si può non chiamare Vangelo, che nella città degli uomini avvenne una nascita eterna, perchè Gesù Cristo è il Verbo di Dio fatto carne nella storia. Dobbiamo riconoscere come, nel modo più estremo e apparentemente più ininfluente, è totalmente presente, illuminante la rivelazione: Dio stesso. Non possiamo più distinguere (in un certo senso non comprendiamo nemmeno!) tra eternità e tempo, tra felicità di Dio ed infelicità dell'uomo. Dobbiamo vedere l'incontro, la comunicazione del seme eterno dell'esistere di Dio con trascorrere temporale della vita dell'uomo; dobbiamo vedere l'incontro dell'onnipotenza di Dio e della fragilità dell'uomo. L'onnipotente Iddio, il Verbo che è Dio, nel quale tutto è stato creato, è diventato carne, perchè nessuna carne appaia alla nostra vita come avvilita, come sconfitta, ma perchè ogni carne possa credere e possa conoscere che la vita le è stata donata. La vita non è un'apparizione colma di contrarietà e di sconfitte, ma è una conoscenza sempre più sostenuta da amore perfetto e totale. La vita è l'arrivo quella immensa gloria che si rivela come volontà di Dio: di essere il Dio grande e pieno di misericordia, luogo dei beati, luogo del Verbo di Dio. Certamente la vita dell'uomo è condivisa da Gesù, Verbo fatto carne, da Do stesso. Allora, non c'è paragone tra le tenebre e la grande luce (Is 9,1), Ecco, allora, che ha senso guardare la storia e
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