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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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VIª DOMENICA <strong>DI</strong> PASQUA<br />

Rendiamo ragione della speranza che è in noi<br />

At 8,5-8, 14-17<br />

1 Pt 3,15-18 20 maggio 1990<br />

Gv 14,15-21 chiesa di san Giuseppe<br />

L'inizio della seconda lettura ci si presenta come il punto centrale della parola di Dio di<br />

questa Santa Messa.<br />

«Carissimi, adorate il Signore Gesù nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque<br />

vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15).<br />

Qui dobbiamo metterci davvero nell’atteggiamento di un sereno esame di coscienza.<br />

C’è questa speranza in noi? Di che speranza si tratta?<br />

Della speranza che il nostro rapporto con Dio è indistruttibile fino al punto di rendere<br />

fecondo di bene qualsiasi momento della nostra vita, fino al punto di rendere la nostra vita il<br />

cammino non verso la tomba, ma verso la Pasqua, verso la resurrezione?<br />

Siamo convinti che la vita umana, riscoperta e ricapita nella fede, è sempre un bene?<br />

Che cosa differenzia il cristiano dal non cristiano?<br />

Principalmente la capacità di essere propugnatore della fedeltà di Dio, sentendo la fedeltà di<br />

Dio come il motivo più profondo e più bello del suo esistere quotidiano.<br />

Se Dio non è sentito come il «presente», «il fedele», «l’alleato», come «colui che esiste in<br />

comunione», non siamo cristiani!<br />

Se questa presenza di Dio non è sentita come ragione dell’indistruttibile certezza che la vita<br />

– proprio per il rapporto che Dio stabilisce con noi – è comunque sempre capace di essere<br />

costruttrice di un bene eterno, non siamo cristiani!<br />

Ho chiesto in questi giorni in un’occasione qual è la grazia da chiedere alla Madonna. Mi è<br />

stato risposto: la salute … Ma la nostra salute dipende da tante cose – per esempio dal nostro<br />

patrimonio genetico – e poi la salute è un bene transitorio …<br />

Che cosa c’è di davvero importante? Che cosa c’è di imperituro? Qual è il dono da chiedere<br />

a Dio?<br />

È la fede! La fede come rapporto vissuto, profondo, cosciente, deciso con Dio; la fede come<br />

consapevolezza di un valore che non può venire mai meno e può essere sempre riscoperto nella<br />

nostra vita.<br />

Quindi la prima domanda è proprio questa: c’è questa speranza in noi? E se c’è, sappiamo<br />

renderne ragione?<br />

Se ci chiedessero: «Ma tu perché sei cristiano? Ma tu perché parli di traguardi così alti, così<br />

profondi, così belli della vita? …», sapremmo rispondere?<br />

«Non sarai forse un illuso? Un impostore? Non sarai magari uno che proietta i suoi desideri<br />

in un mondo di fantasie e pretende poi che siano reali?»<br />

Ecco la meravigliosa riscoperta di cui ci parlano il brano del Vangelo e gli Atti degli<br />

Apostoli: del reale rendersi presente di Dio nella nostra storia.<br />

Gesù Cristo non è una fantasia!<br />

Gesù Cristo non può essere spiegato altrimenti che come l’incarnazione di Dio; Gesù Cristo<br />

non è un maestro che ci insegna il bene: è un maestro che ci rende capaci del bene; non è un maestro<br />

che si limita ad illuminare le nostre capacità: è un maestro che ci dona la sua capacità, e questa si<br />

esprime nell’amore di Dio come persona autentica.<br />

Il dono di Gesù, infatti, è lo Spirito Santo: la Pasqua è un cammino verso la Pentecoste.<br />

Se queste affermazioni ci sembrano argomenti astratti, adatti solo ai teologi o ai monaci che<br />

hanno ben poco di concreto da fare nella vita, allora evidentemente noi non abbiamo capito nulla!<br />

Parlare del Padre e parlare dello Spirito Santo non significa affatto perdersi in elucubrazioni<br />

piuttosto complicate, adatte, al massimo, a qualche specialista che – tutto sommato – non ha da

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