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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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DOMENICA <strong>DI</strong> PENTECOSTE<br />

La Pentecoste richiama tutta la comunità cristiana a vivere e valorizzare i sette doni dello<br />

Spirito Santo<br />

At 2,1-11<br />

1 Cor 12,3-7.12-13 3 giugno 1990<br />

Gv 20,19-23 chiesa di san Giuseppe<br />

Nell’itinerario annuale che come cristiani meditiamo attraverso la liturgia, la solennità di<br />

oggi è certamente il vertice più alto. Indubbiamente la solennità più grande è la Pasqua, però tutta la<br />

fecondità della Pasqua si manifesta e può essere percepita a Pentecoste. Sono molteplici le<br />

considerazioni che ci permettono di gioire nella scoperta, rinnovatrice, di quanto il Signore ci dà<br />

con l’effusione dello Spirito. Limitiamoci a qualche accenno; in modo particolare quanto ci hanno<br />

detto le letture. Incominciamo dalla terza.<br />

L’uomo può essere salvato davvero? La storia dell’uomo può davvero trovare un significato<br />

nonostante tutti gli egoismi, le sconfitte e le contraddittorietà? Ebbene, se Dio non soltanto si fa<br />

uno di noi, ma nello Spirito Santo diventa presente nell’uomo, se Dio sceglie come sua dimora nello<br />

Spirito ogni uomo, rendendolo così duttile ad accogliere la parola che viene dal Signore, allora è<br />

davvero sconfitto il peccato, allora noi possiamo sentirci forti di Gesù Cristo e come tali liberati<br />

completamente e totalmente dai peccati. Perdonare i peccati, lo sappiamo bene, non significa<br />

tollerare l’errore; significa però ricostruire pienamente l’uomo, qualunque cosa fosse accaduta<br />

prima. Non è una illusione, non è una fantasia se il Risorto, mentre porta la santità nel male, dona<br />

agli uomini che vivono sulla terra lo Spirito, lo Spirito della promessa dei suoi doni.<br />

È possibile che noi uomini valorizziamo le caratteristiche di ciascuno trovando un’energia<br />

della quale ci arricchiamo vicendevolmente, nella quale ciascuno meravigliosamente divenga luogo<br />

prezioso, ricchezza insostituibile? La seconda lettura ci ha detto di sì.<br />

C’è l’azione dello Spirito con diversità di carismi, di misteri, di operazioni; ma non rimane<br />

la diversità che lascia la situazione frammentaria, perché l’azione dello Spirito unifica, compone.<br />

Non importa più se siamo Ebrei o Greci, liberi o schiavi; importa invece che risplenda lo Spirito:<br />

Andiamo gli uni verso gli altri con spazio nuovo di libertà, con consapevolezza di perdono, con<br />

motivazioni nuove per costruire cose più grandi delle insidie o delle sfide del male.<br />

La prima lettura ci dice che è possibile l’annuncio, la comunicazione di libertà. È possibile<br />

aiutarci a costruire grandezza e a recuperare bellezza, perché è sconfitta l’incomunicabilità,<br />

l’incapacità di comprenderci. Se ci collochiamo dentro la Pentecoste, non importa quali siano i<br />

nostri rapporti, tutti noi riusciamo a sentirci interlocutori capiti ed in grado, sia pure nei limiti della<br />

nostra situazione terrena, di capire.<br />

Fratelli, mi rendo conto che mentre si medita la parola di Dio, mentre si celebra la<br />

Pentecoste, si è portati ad altezze inenarrabili, ma poi mi guardo attorno e vedo che in realtà le<br />

comunità cristiane non sono “ricche di Pentecoste”. Probabilmente la vita quotidiana passa accanto<br />

alla Pentecoste e questa solennità è meno capace del Natale di giocare sul nostro sentimento. La<br />

Pentecoste non incide sulla nostra sensibilità; La Pentecoste è un appello al nostro animo, è<br />

rivelazione piena che richiede conversione vera. Convertendoci, la Pentecoste ci rinnova<br />

completamente; non convertendoci, ci succede di farla scivolare via, come una domenica qualsiasi.<br />

Vediamo un po’ se riusciamo a prendere sul serio la Pentecoste, se seriamente riflettiamo<br />

sul fatto che non c’è soltanto la passione di Cristo, ma c’è pure la missione dello Spirito.<br />

Chiediamoci: che cosa ne facciamo dei doni dello Spirito Santo? Cosa ne facciamo delle vie che il<br />

Signore ci dà perché si realizzi la vittoria sulla incomunicabilità, sulla frammentazione, sulla<br />

incapacità di comprenderci, sulle sconfitte del peccato, a volte apparentemente senza ripresa?<br />

Chiediamoci: che cosa ne facciamo del dono della Sapienza? La sapienza è la possibilità di<br />

giudicare ogni cosa alla luce della fede, cioè della Rivelazione. Noi ci nutriamo delle verità della<br />

fede? Essa è veramente il riferimento decisivo ogni volta che ci interroghiamo? Abbiamo il<br />

coraggio di interrogarci con fiducia, oppure preferiamo non pensare, e scegliamo di proseguire con

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