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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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SO<strong>LE</strong>NNITÀ <strong>DI</strong> CRISTO RE<br />

Stretti attorno al trono del giudice dell’universo, facciamo un attento esame di coscienza sui<br />

nostri comportamenti<br />

Ez 34,11-12.15-17<br />

1 Cor 15,20-26.28 11 novembre 1990<br />

Mt 25,31-46 chiesa di san Giuseppe<br />

Per il rito ambrosiano oggi è l’ultima domenica dell’anno liturgico. Oggi celebriamo la<br />

solennità di Nostro Signore, Re dell’Universo. Che cosa significa questa espressione?<br />

La risposta ci viene data dalla seconda lettura: Gesù può essere considerato effettivamente<br />

sovrano dell’universo e della storia, nel modo più pieno, completo e nobile, perché egli “è<br />

risuscitato dai morti, come la primizia di coloro che sono morti” (1 Cor 15,20), così che tutti<br />

riceveranno la vita in lui. Egli è principio della vita, egli è garanzia di resurrezione, egli è colui che<br />

permette ad ogni uomo di vedere come suo traguardo il Regno di Dio. Se Gesù per portare il Regno<br />

di Dio all’uomo arriva fino a questo punto, allora egli è nel senso più grande e più commovente il<br />

nostro sovrano.<br />

Ma come Gesù esercita la sovranità? Come nel tempo rifulge la grandezza rivelatasi e<br />

attuatasi nella Pasqua? Come può essere percepita? Quali sono le modalità con cui egli esprime la<br />

sua regalità? Ci ha risposto la prima lettura: Egli è re perché perfettamente pastore. La profezia di<br />

Ezechiele vedeva Dio come il pastore che si prende cura, con attenzione personalizzata, di ciascuna<br />

sua pecora. Effettivamente in Gesù, Dio fatto uomo, questo incontro, questa relazione ed attenzione<br />

si attuano.<br />

Pensiamo anche alla nostra storia, in cui Dio, invisibile ma presente, ci si dona in ogni<br />

momento. Al di là di tutto quello che ci sconcerta, al di là di tutto quello che sbagliamo, noi<br />

avvertiamo che c’è qualcuno per il quale non siamo soli, per il quale abbiamo una prospettiva<br />

differente da quella di enumerare debolezze, errori e dolori, la prospettiva di trasformare tutto in<br />

rapporto di comunione.<br />

Ma per comprendere meglio fino a che punto il Signore si fa pastore per noi, per<br />

comprendere fino a che punto Gesù è il signore e il re dell’universo, dobbiamo rimeditare la terza<br />

lettura. Qui vediamo che Gesù si rende presente, per usare l’immagine di prima, nella pecora che ha<br />

più bisogno di amore. Gesù, che è il sovrano, si fa colui che chiede, che ci rende protagonisti della<br />

vita, perché non soltanto è colui che si dona a noi, ma è colui che ci permette di donarci a lui. È un<br />

re che non ci lascia piccoli sudditi, ma che ci rende fratelli suoi, capaci di essere addirittura, almeno<br />

sotto un certo profilo temporale, coloro che a lui si donano. Per Gesù ogni uomo è importante e<br />

deve essere amato; se non è in grado di donare, può ricevere. Egli rende noi, suoi fratelli, così<br />

grandi da ricevere e donare, in ogni intreccio che diventa la storia nuova dell’uomo, la storia di<br />

salvezza. Gesù è re perché trasforma la nostra storia, che è un intrico di egoismi e di conflitti, in una<br />

storia di salvezza, di rivelazione e di conversione, di comunione quotidiana.<br />

Allora, se noi crediamo Gesù come re, dobbiamo credere che nessuna persona che noi<br />

incontriamo, non abbia un significato, non abbia un appello, non sia una grande occasione. Se noi<br />

non riconosciamo Gesù anche nella presenza per noi scomoda, nella presenza che ci invita a<br />

superarci e a donarci, vuol dire che non abbiamo capito nulla della grandezza di questo re, vuol dire<br />

che non crediamo nella sua Pasqua, che non crediamo in quella redenzione che già adesso nella<br />

storia, può quotidianamente diventare insieme sforzo e gioia di superamento del peccato, di vittoria<br />

sull’egoismo, di percezione più profonda rispetto alla sensibilità e intelligenza comuni, di uno<br />

sguardo così profondo che è quello di lui, nostro re, nostro liberatore, nostro pastore, che ci rende a<br />

nostra volta capaci di un comportamento regale, capaci di essere a nostra volta pastori.<br />

Stiamo terminando l’anno liturgico, facciamo un po’ di bilancio. Il vangelo di Matteo, in una<br />

maniera sintetica ed esemplare al punto di racchiudere tutte le altre considerazioni, ci pone di fronte

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