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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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SO<strong>LE</strong>NNITÀ <strong>DI</strong> TUTTI I SANTI<br />

Contemplando la grandezza della Pasqua, esultiamo coi fratelli giunti alla pienezza della<br />

vita<br />

Ap 7,2-4.9-14<br />

1 Gv 3,1-3 1° novembre 1990<br />

Mt 5,1-12 chiesa di san Giuseppe<br />

Oggi è un giorno splendido, è un giorno gioioso, perché come ci invita a fare la prima<br />

orazione della Messa, possiamo contemplare, tutta l’efficacia della Pasqua di Cristo. Davvero la<br />

vittoria di Cristo sul male e sulla morte è una vittoria efficace, una vittoria alla quale partecipa la<br />

moltitudine immensa di cui parla il libro dell’Apocalisse. Ed è un giorno meraviglioso perché ci<br />

aiuta a capire che i doni di Dio sono eterni, che la vita dell’uomo non è un procedere che va<br />

decadendo, ma è un procedere che ha come meta l’eternità, la pienezza, l’immensità.<br />

Allora, fratelli, dovremmo rimeditare la seconda lettura. “Quale grande amore ci ha dato il<br />

Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! … Ciò che saremo non è ancora<br />

rivelato, sappiamo però che noi saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è ” (1 Gv, 3). I<br />

Santi che oggi contempliamo nella gloria di Dio, sono davvero i nostri fratelli, le nostre sorelle, che<br />

ci hanno preceduto, non tanto nel sonno della pace, quanto nella pienezza della vita gloriosa di Dio.<br />

Allora, ascoltiamo sentendola come un annuncio,come una riflessione meravigliosa, la<br />

pagina di san Matteo sulle beatitudine: Beati …, beati …, felici!… Certo, la vita è afflizione, è<br />

ingiustizia, è sfida, è guerra, è tormento; però se c’è la libertà per ascoltare Dio, se c’è la limpidezza<br />

per vedere Dio, se c’è il coraggio di aprirci alla fede che Dio sollecita ed alimenta, allora possiamo<br />

essere definiti con una parola sola: beati, figlio di Dio! Anche perché, come ricorda la lettura tratta<br />

dall’Apocalisse, la storia e la vita possono essere grande tribolazione e travaglio, ma, poiché Dio è<br />

creatore e redentore, noi possiamo sempre lavare le nostre vesti nel sangue dell’Agnello. La vita non<br />

è soltanto solitudine perché essa è centrata sulla Redenzione; la storia non è un cammino che<br />

registra solo confusioni e sconfitte, è invece un cammino che ci permette di scoprire sempre il<br />

nostro essere figli di Dio e il nostro andare verso Dio.<br />

Oggi è un giorno di gioia meravigliosa, indicibile. È il giorno per contemplare quanto grande<br />

è il disegno di Dio, quante vere sono le speranze. Fratelli carissimi, cerchiamo di trovare tempo e<br />

modi in questi giorni per meditare su questa chiarezza: non possiamo essere cristiani, se non<br />

affrontiamo, anche quella che in linguaggio tecnico si chiama “escatologia”, cioè discorso sulle cose<br />

ultime – il catechismo di una volta parlava di morte, giudizio, inferno, paradiso –, per scoprire la<br />

chiamata alla pienezza di vita, alla beatitudine, per scoprire che il giudizio di Dio rivela la<br />

grandezza della Pasqua. Decidiamoci a smetterla di stare chiuse nelle logiche del nostro egoismo,<br />

delle nostre paure, dei nostri peccati, per aprirci continuamente e quotidianamente alla purificazione<br />

che il Signore ci permette, perché egli si immola per noi.<br />

Cerchiamo di meditare questo, quando ci rechiamo sulle tombe dei nostri cari. Qualcuno<br />

dice che questi giorni sono tristi; no, fratelli, questi sono giorni ricchi di annuncio e di beatitudine.<br />

Noi dobbiamo andare al cimitero pieni di speranza, testimoni di luce, cercatori di vita, perché<br />

sappiamo che quelli che abbiamo amato, non sono stati spazzati via dal tempo, ma adesso stanno<br />

conoscendo quanto era grande il disegno di Dio sul tempo, stanno conoscendo come il Signore,<br />

fattosi nostro redentore, ha reso facendo per noi il tempo. Se io in questi giorni percorressi i viali del<br />

cimitero gridando: “Evviva, evviva!”, sarei preso per pazzo; eppure entrare in un cimitero con<br />

occhio cristiano significa trovare una ricchissima speranza. Noi molte volte avvertiamo soprattutto<br />

quello che ancora non è stato svelato, ma meditando, anche in compagnia con i nostri morti,<br />

veniamo a scoprire che “saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3,2).<br />

Anche noi, come nella meravigliosa liturgia dell’Apocalisse, dovremmo dire: “Amen! Sì, o<br />

Signore!”, e poi proclamare “lode, gloria, sapienza, azione di grazia, onore, potenza e forza al nostro

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