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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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TESTAMENTO SPIRITUA<strong>LE</strong><br />

Da leggersi, se possibile,<br />

al termine della celebrazione eucaristica<br />

del mio funerale<br />

Dio, eterno, infinito, meraviglioso Amore, Trinità santissima, Padre, Figlio, Spirito Santo,<br />

con tutta la forza di cui Tu mi rendi capace, presento a Te il mio totale ringraziamento per avermi<br />

chiamato ad essere, ed esistere.<br />

Mi donasti la vita attraverso Guido e Irene. Il papà per la sua fiducia nella Tua perfetta<br />

misericordia, diventò il più prezioso catechista della mia vita mediante il sorriso profondo,<br />

obbediente, proprio di chi riesce ad essere piccolo per comprendere davvero e per riprendere<br />

sempre a darsi con purezza di cuore. La mamma, ricordando ogni giorno come il solo giudizio sul<br />

quale fondarsi, per qualsiasi fatto e per qualsiasi sentimento, sia quello del Maestro Gesù, mi<br />

testimoniò quanto è attuabile, anche per il discepolo, il passare dal Tabor, al Getsemani, al<br />

Golgotha, a Emmaus.<br />

Su queste stupende basi si rivelò presto, con un fulgore da non lasciare dubbio alcuno, la<br />

mia vocazione a vivere la fede nel servizio del Sacerdozio ministeriale. Le mie timidezze, le mie<br />

paure, la mia non lineare emotività non impedirono alla Tua Grazia di rendermi prete, prete felice.<br />

Nel cammino verso l’Ordinazione e sulla strada del Ministero mi guidasti a moltissimi<br />

incontri con fratelli e sorelle, posti da Te perché io rispondessi, nel tempo che fugge, al Tuo Amore<br />

che tutti sostiene, guida, attende. Perdonami delle mie omissioni, dei miei ritardi, del mio restare tra<br />

gli spazi della mia fragile personalità, senza aprirmi abbastanza agli orizzonti del Cuore di Gesù,<br />

salvezza di ciascuno. È sicuro che, da chi nella Chiesa mi facesti trovare come Superiore a chi mi<br />

presentasti quale ferito della strada per Gerico, tutti hanno colto in me qualche motivo di delusione;<br />

dona Tu, a ognuno di essi, la grazia di sapermi perdonare.<br />

Certo, a modo mio, anch’io ho amato; almeno un traguardo Tu mi concedesti di raggiungere<br />

sempre: quello di non rimanere nell’insipienza del rancore, proprio verso nessuno. Grazie di questo,<br />

mio Dio. Il Tuo Disegno redentore mi apparve in “diverse Damasco” e la mia vicenda terrena è<br />

ricca di date per me memorabili e bellissime; ne scrivo alcune: il 7 giugno 1945, giorno della<br />

nascita; il 10 giugno successivo nel quale divenni figlio Tuo; il 24 aprile 1954 iniziai a nutrirmi del<br />

Pane di vita; il 21 ottobre 1955, data della Cresima; il 28 giugno 1969, giorno dell’Ordinazione. Ci<br />

sono poi le date dei miei successivi servizi di Ministero e quelle del saluto pasquale alle persone<br />

particolarmente amate.<br />

Inoltre Tu sai come nella mia esistenza, in modo solo per Te prevedibile, si è<br />

progressivamente aperta una prospettiva inattesa, difficile, stupenda a partire dal 4 ottobre, festa di<br />

San Francesco e per me memoria orante e dolce della nascita del papà, dell’anno nel quale la Tua<br />

Chiesa era in attesa di un nuovo Pietro, dopo l’arrivo a Te di Paolo VI e di Giovanni Paolo I. Mai,<br />

mai, Dio di ogni salvezza, quel Tuo segno sia stato da me frainteso, tradito!<br />

Visto che da Te fui chiamato a parlare nel Tuo nome, mi si conceda di lasciare questo breve,<br />

sentitissimo appello:<br />

“Sorelle e Fratelli che mi avete conosciuto, accorgetevi che Gesù, Emmanuele, Cristo<br />

Signore è davvero in sovrabbondante, gioiosa pienezza Via, Verità e Vita.<br />

In Lui, con Lui, per Lui scoprite quanto è bella la vita, in tutte le sue espressioni autentiche.<br />

Essa, può, forse, sembrare breve, deludente, anche crudele; è invece l’appuntamento e il cammino<br />

con l’immolarsi di Gesù per noi, perché noi possiamo credere, sperare, amare fino alla Risurrezione,<br />

fino alla vita eterna. Davanti a qualsiasi fratello abbiate il coraggio di non chiudere né mente, né<br />

cuore; Gesù ce ne rende capaci e ci fa avere il “Suo centuplo”.

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