LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi
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VIGILIA DELL’ASSUNTA<br />
Accanto a Gesù Redentore veneriamo Maria Assunta in cielo, fecondità della Redenzione<br />
1 Cron 15,3-4.15-16; 16,1-2<br />
1 Cor 15,54-57 14 agosto 1990<br />
Lc 11,27-28 chiesa di san Giuseppe<br />
Con molta semplicità seguiamo una dopo l’altra le traiettorie della parola di Dio, per aprire il<br />
nostro animo al dono che il Signore ci offre, di celebrare nella fede, in comunione con tutta la<br />
Chiesa, l’Assunzione di Maria, che è la più santa di tute le creature.<br />
La prima lettura ci parla dell’arca dell’Alleanza. L’uomo che vive nel tempo e nello spazio,<br />
ha sempre bisogno di segni, sente che ha bisogno di una riprova tangibile e sperimentata che Dio gli<br />
è alleato e lo ama, che la vita non è un cammino nella solitudine ma che un rapporto può dar senso<br />
ad ogni esperienza e far esplodere nell’animo gioia grande, entusiasmo motivato.<br />
Nella prima lettura abbiamo sentito di suoni, di danze, di gioiosi sacrifici di comunione con<br />
Dio attorno all’arca dell’Alleanza. Ed ecco che la fede ci porta a contemplare la grande protagonista<br />
dell’Alleanza; non è un artefatto, è una persona, una persona che noi possiamo definire il<br />
capolavoro dello Spirito Santo, Maria: la vergine Maria, madre del Verbo fatto carne, e Maria<br />
glorificata, partecipante alla gloria di Dio, Maria che per la gloria di Dio dà tutta se stessa, Maria<br />
che con tutta la sua corporeità ci appare arca dell’Alleanza, che ci fa comprendere come il Signore è<br />
con noi, come il rapporto con lui non è spezzato.<br />
Allora possiamo meditare la seconda lettura: “Dov’è, o morte, la tua vittoria?” Non c’è<br />
nessuna vittoria per la morte. Se guardiamo con gli occhi di carne, la morte è una realtà che sempre<br />
vince l’uomo; ma se guardiamo attraverso la fede la parola di Dio, o anche attraverso la luce<br />
proveniente dalla meravigliosa arca dell’Alleanza che è Maria, che è Maria Assunta, allora<br />
possiamo scoprire che la morte è sconfitta nei rapporti con l’uomo perché Gesù è il Redentore e<br />
Maria è la fecondità della Redenzione. Gesù è colui che ci garantisce il cammino fino alla gloria di<br />
Dio. In Maria vediamo come effettivamente noi, creature umane, possiamo giungere alla gloria di<br />
Dio. Il pungiglione della morte è il peccato, la forza del peccato è la legge. In Gesù Cristo noi<br />
abbiamo la vittoria, perché passiamo da un semplice codice di legge ad un rapporto di Alleanza e ad<br />
una esperienza di grazia, dalla situazione di creature fragili e peccatrici alla situazione di creature sì<br />
fragili, ma liberate e santificate.<br />
Ecco la grande visione che ci dà la contemplazione dell’Assunta. L’Arca dell’Alleanza c’è, e<br />
quanto è grande, quanto vera, quanto concreta, quanto bella!<br />
Allora, come la vittoria di Gesù sulla morte deve essere sentita una vittoria per ciascuno di<br />
noi, così vedendo la vittoria della nostra sorella e madre Maria, dobbiamo sentirla come il segno del<br />
nostro futuro. Ricordiamoci, è vero che l’assunzione di Maria in un certo senso è sua prerogativa,<br />
sua esclusiva come la sua immacolata concezione; ma come anche noi siamo redenti dal peccato,<br />
così anche noi siamo chiamati ad essere nella gloria di Dio, dove è già colei che per la sua missione<br />
è nostra madre.<br />
Il vangelo ci invita ad un esame di coscienza molto toccante. Il discorso della fede rischia di<br />
non essere efficace per noi; le verità che il Signore annuncia, rischiano di non diventare luce per le<br />
nostre vite umane, per la nostra esperienza, per le nostre coscienze, perché noi purtroppo non<br />
ascoltiamo la parola di Dio, noi abbiamo troppe cose da ascoltare e la parola di Dio ci sfugge.<br />
Quando ritorna, la solennità dell’Assunta è psicologicamente sentita da tante persone come il<br />
Ferragosto, inteso non come ricreativo profondo, che è anche bello, ma come distrazione<br />
superficiale. Il vangelo di questa sera dice qualcosa di molto grande. Maria non è da proclamare<br />
beata perché è stata fisicamente la madre di Gesù; Maria è da proclamare beata perché è stata colei<br />
che ha pienamente accolto la parola di Dio ed, accogliendo la parola di Dio senza riserve, potè<br />
ricevere la vocazione ineffabile e stupenda di essere la madre di Gesù, figlio di Dio, di essere colei<br />
che dava attraverso la sua carne la natura umana al Verbo di Dio fatto carne. Se la grandezza della