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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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Perchè, se il Natale precedente, invece di essere l'annuncio che non c'è più solitudine, diventava<br />

magari l'esperienza tragica della solitudine psicologica di alcuni fratelli, adesso il Natale è<br />

l'annuncio che non esistono segni all'infuori della grandezza dell'uomo.<br />

Se, però, l'uomo sa lasciarsi prendere da Dio, qualsiasi povertà è perfetta, perchè in qualsiasi<br />

condizione di povertà materiale l'uomo può scoprire di avere una missione da compiere, può<br />

scoprire di avere la ricchezza divina. Invece di scoprire questo, noi finiamo col rendere il Natale<br />

giorno noioso per chi non potesse sfoggiare qualcosa di nuovo. Ecco l'equivoco grandissimo: il<br />

Natale come attenzione, come conversione a possedere, invece che come consapevolezza di essere<br />

amati da Dio.<br />

Fratelli Dio ci dona tutto. Fratelli, Dio ci dona se stesso Ma noi a chi rivolgiamo la nostra<br />

attenzione? Dove guardiamo? Verso chi tendiamo la nostra intelligenza, in nostro affetto, il nostro<br />

cuore? Chi di noi pensa alla luce della fede? Quanti di noi si accorgono del Natale soltanto per le<br />

luci inventate per filtrare l'attività commerciale e non per il silenzio grande intorno alla parola di<br />

Dio, che risuona nell'intimo della coscienza durante la celebrazione comunitaria della fede? La luce<br />

del Natale non è nulla di esteriore; è luce per il cuore di chi ha fede; è rivelazione di Colui che ama<br />

davvero gli uomini.<br />

Fratelli, se, rientrati a casa dopo la Santa Messa di questa quarta domenica d'Avvento,<br />

continueremo a vivere non convertiti verso ciò che è il Natale; se avremo in mente il Natale così<br />

come la società lo propone e non come è nella mente di Dio, nella parola chiara di Dio; se<br />

perseveriamo nella paura di convertirci, ricordiamoci che l'espressione severa di Giovanni Battista<br />

“Razza di vipere” (Mt 3,7), in realtà è troppo indulgente.

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