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LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

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III a DOMENICA D'AVVENTO<br />

Salvarsi è un gioioso rapportarsi continuamente al giudizio di Dio, cioè alla sua<br />

rivelazione<br />

Is 2,1-5<br />

Rm 13, 11-14 3 dicembre 1989<br />

Mt 24,37-44 basilica di San Giovanni Battista<br />

La parola di Dio di questa terza domenica di Avvento ci parla di due vicinanze, di due<br />

immediatezze: salvezza e giudizio. La parola “salvezza” nella reazione emotiva apre a sentimenti di<br />

gioia, di consolazione. La parola “giudizio”, sempre come reazione emotiva, suscita invece<br />

turbamento, timore, impressione, agitazione. In realtà, se ci pensiamo bene, salvezza e giudizio non<br />

possono non coincidere.<br />

Che cos'è infatti la salvezza se non la vittoria della verità su qualsiasi errore? Che cos'è la<br />

salvezza se non il risplendere definitivo della luce sulle tenebre? Che cos'è la salvezza se non il<br />

giudizio dell'amore sconfinato di Dio, che finalmente libera l'uomo da tutto ciò che lo trattiene e lo<br />

costringe lontano dalla pienezza della vita, dall'esperienza di un amore che è soltanto gioia del<br />

bene?<br />

Ebbene, fratelli, Gesù parla veramente della salvezza dell'uomo, non fa promesse parziali,<br />

non annunzia un bene limitato o transitorio, non propone qualcosa di precario; Gesù mette l'uomo di<br />

fronte a ciò che è definitivo; fa scoprire all'uomo quanto non può sparire; porta l'uomo a cogliere la<br />

verità e la volontà di Dio, vie attraverso le quali l'uomo, pur essendo creatura, può essere figlio di<br />

Dio, può passare da ciò che perisce a ciò che è imperituro, da ciò che è inevitabilmente raggiunto e<br />

trafitto dalla corruzione, a quanto invece è pienezza illimitata di bene, di bellezza, di verità.<br />

Fratelli, se Gesù ci pone di fronte a questi valori, se Gesù ci porta a questa identità, allora è<br />

chiaro che non dobbiamo aver paura del suo giudizio, ma dobbiamo ogni giorno vivere del suo<br />

giudizio, mediare perchè il suo giudizio non sia rivelazione del nostro errore, ma sia rivelazione<br />

della presenza di Dio che ci ha accolto e che ha portato i nostri impegni sinceri – accogliendo noi la<br />

sua verità – ad un valore incommensurabilmente fecondo.<br />

Ne conseguono deduzioni importantissime per la vita spirituale. Potremmo anche<br />

intrattenerci in profonde considerazioni di ordine teologico, così come potremmo anche trovare<br />

indicazioni spicciole – ma per questo non meno importanti – sui nostri criteri nel metterci in<br />

rapporto con gli altri. C'è, ad esempio, il rapporto di educazione. Troppe volte, infatti, pensiamo<br />

che, per vivere bene con gli altri, si debba impostare tutto sul quieto vivere e non sulla ricchezza d<br />

una testimonianza, certamente serena , rispettosa della coscienza altrui, ma lineare, precisa,<br />

profonda di ciò che vi è di pi vero, di più grande. Quante volte, diciamolo francamente, i nostri<br />

ragazzi, i nostri giovani, osservando noi adulti, non colgono la trasparenza di chiarezze luminose, il<br />

coraggio di coerenze ferme, disposte alla testimonianza fino all'ultimo! Quante volte, vedendo noi<br />

adulti, hanno l'impressione che inevitabilmente tutto sia transitorio, tutto è inquinato e non<br />

percepiscono dalla nostra coscienza riflessi autentici di eternità, di totalità di bene, di verità!<br />

Porteranno tutto su un piano di secondarietà, di superfluità.<br />

Arriva il Natale: quanti di noi, persone cristiane e praticanti, mostrano che ci interessa<br />

davvero i mistero dell'Incarnazione? Chi di noi, nelle nostre case, cerca di mediare perchè è bello,<br />

grande, liberante, salvifico il misurarsi col giudizio di Dio, con il suo venire, perchè abbiamo la<br />

conferma della verità?<br />

Dio on è un'astrazione, ma la più grande, la più completa, la più totale, la più concreta delle<br />

persone. La verità sula Santissima Trinità sono le persone divine che si comunicano a noi e che ci<br />

permettono, attraverso il rapporto della grazia, di guardare nel rapporto della vita con discernimento<br />

umile, ma franco e sincero, perchè Dio non ci abbandona a vivere nella paura di impegnarci come<br />

se, di fatto, nulla contasse davvero.

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