LE SESSANTA PREDICHE DI DON ISIDORO - Don Isidoro Meschi

pubblicani? Sono coloro verso i quali esercitare la missione della carità, ai quali dare la
testimonianza dell’amore di Cristo, che sempre cerca.
Ezechiele va subito al concreto, e dice: se uno sbaglia, si prenda le conseguenze, ma se tu
non gli dici niente, anche tu meriti la punizione. Non puoi punire l’empio, se non dopo che tu ti sei
impegnato ad aiutarlo ad uscire dall’errore. In questo campo nessuno è senza colpa, nessuno può
lanciare la prima pietra: chi per carattere, come le persone timide o chiuse, chi per convenienza, chi
per scoraggiamento, chi perché comincia a dire: “Ma io sono peggio dell’altro …”.
Fratelli, è chiaro, “vicendevole” vuol dire “vicendevole”: oggi correggo te, ma domani sono
pronto a farmi correggere da te; ancora, io non ti correggo perché sono più bravo, ma perché ho un
valore più grande, al quale non devo andare senza di te. Io ti correggo perché c’è un traguardo, un
significato, un fondamento che vale per tutti allo stesso modo; non è perché presumo di essere
migliore. Dobbiamo convincerci che se non assumiamo come massima della vita la verità contro
l’orgoglio, tutto finisce. Normalmente noi mettiamo al primo posto l’orgoglio, e quindi la verità,
poverina, ha poco spazio, tanto meno il richiamo alla verità tanto meno la dinamica della correzione
dei fratelli, delle persone che sanno di essere chiamate insieme all’a-more con Gesù.
Che cosa fare? Scoraggiarci per le difficoltà? Il vangelo termina indicandoci cosa dobbiamo
fare. Cerchiamo di essere uniti davvero, cominciamo anche soltanto in due o tre nel nome di Gesù.
Se ci amiamo, impariamo nel nome di Gesù ad essere efficacemente testimoni della verità, umili,
discreti, gioiosi e tenaci.