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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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dalla valle del Tammaro. Il Meomartini dà a questo ponte, ubicato a valle di quello della<br />

linea ferroviaria Benevento-Avellino, il nome di Maurella e sostiene che attraverso esso<br />

«si passava dalla sponda destra del Calore non solo alla via Egnazia, fuori Porta Aurea,<br />

ma benanche nella città»; il Greco, dal canto suo, parla di un ponte del Macello, posto<br />

un poco più a sud dell'attuale ponte sul Calore, che «dava ingresso dal lato settentrionale<br />

alla parte vecchia della città»; il Petroccia sostiene, infine, che il passaggio avvenne a<br />

Ponte Valentino, essendosi la battaglia s<strong>vol</strong>ta in contrada Saglieta.<br />

Noi riteniamo, ed è l'unica ipotesi logica, che gli Svevi passarono sulla sponda opposta,<br />

attraverso il ponte di Porta Gloriosa, ubicato dov'è quello attuale, che mette in<br />

<strong>comuni</strong>cazione Corso Vittorio Emanuele con il Viale Principe di Napoli. Esso doveva<br />

certamente esistere in epoca federiciana, se negli Statuti beneventani del 1440, troviamo<br />

vietato su di esso il transito anche ai carri vuoti a causa delle sue cattive condizioni<br />

statiche e se, come si evince da un documento dell'Archivio Storico di Benevento<br />

(Fondo Civico, Mandati, <strong>vol</strong>. CCVIII), il Vanvitelli non costruì (1776) il ponte legato al<br />

suo nome in un luogo scelto ex novo, ma là dove già ne esisteva un altro.<br />

La battaglia dovette quindi avvenire nella planitia pulcherrima, che si estende fra la<br />

sponda destra del Calore ed il vallone Malecagna, le falde del colle di S. Vitale e la<br />

contrada Facchino, cioè in quella vasta area occupata attualmente da contrada Ponte a<br />

Cavallo, Rione Ferrovia, via Valfortore e Pezzapiana: pianura admodum patens per due<br />

eserciti (le cui forze complessive comprendevano in tutto ancor meno di trentamila<br />

uomini) i cui contingenti, del resto, non vennero impiegati contemporaneamente. Che<br />

poi la lotta si sia protratta - come ha sostenuto recentemente lo Zazo con l'evidente<br />

intento di conciliare le due opposte tesi di Ponte Valentino e della Pianura di Roseto -<br />

«sino ed oltre il Ponte Valentino, in contrada ad Salices» dove si verificò, pertanto, la<br />

sola fase finale e Manfredi ebbe la sua temporanea sepoltura presso quel «ponte», è<br />

discorso poco convincente per vari motivi. Altrettanto può dirsi per le affermazioni del<br />

Petroccia, il quale - per avvalorare la sua affermazione che la battaglia sia avvenuta a<br />

contrada Saglieta (prope Beneventum ad Salices) che «si estende sulla riva destra del<br />

Calore e del Tammaro», afferma che la «pianura di San Marciano si può considerare, e<br />

lo è geograficamente, una propaggine della pianura di Ponte Valentino». Ciò nel<br />

presupposto che l'esercito di Carlo, nella sua marcia verso Benevento, si sia allontanato<br />

di molto dal tracciato della via Latina e dalla valle del Calore, giungendo in vista della<br />

città dalle colline della valle del Tammaro, con l'intento di precludere agli Svevi ogni<br />

possibilità di ritirata verso Lucera.<br />

Ma allora qual era la sylva (identificata dal Meomartini nei boschi di San Lorenzo<br />

Maggiore) prope Beneventum quindecim milliaria, nella quale - come sostiene il Del<br />

Balzo - si era accampato precedentemente l'esercito angioino? Qual era il colle di cui<br />

parla il Malispini, qui respiciti ex apposito civitatem, quem tantum alveus flumis ab ipsa<br />

terra seiungit, fingunt accelerata vestigia? Era mai possibile che Manfredi non lasciasse<br />

a difesa <strong>dei</strong> ponti di Porta Gloriosa e Ponte Fratto <strong>dei</strong> contingenti di armati? E questi<br />

soldati, essendo stata la battaglia ingaggiata a Ponte Valentino, non avrebbero tentato di<br />

attaccare il nemico alle spalle? Non dicono nulla, per l'identificazione del campo di<br />

battaglia, il rinvenimento (1929) di un cimitero medioevale, lungo il Viale Principe di<br />

Napoli, e di una tomba (1927), in via Valfortore, nella quale furono ritrovati uno<br />

spadone a doppia lama, <strong>dei</strong> pugnali e <strong>dei</strong> «frammenti di un elmo con una piccola croce<br />

angioina?» 6 .<br />

Il fatto che la lotta si sia protratta fino a Ponte Valentino e che là abbia trovato sepoltura<br />

il biondo eroe è, quanto meno, fantasioso, sia perché Ponte Valentino è abbastanza<br />

lontano dalla città, sia perché Manfredi non si gettò nella mischia quando i suoi erano<br />

6 S. DE LUCIA, Il mistero di una tomba, Benevento, 1938, pag. 10.<br />

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