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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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IL CORO IN LEGNO<br />

DELLA CATTEDRALE DI BISCEGLIE<br />

LUIGI PALMIOTTI<br />

Il coro tutto in legno di noce massiccio che oggi si ammira nella Cattedrale di<br />

Bisceglie appartenne sino al 1807 alla chiesa della Madonna <strong>dei</strong> Miracoli di Andria.<br />

Questa badia benedettina (eretta su disegno di Cosimo Fanzago nei primi anni del<br />

secolo XVII), fu ricca di terre e magnifica di sacre suppellettili, com’era privilegio<br />

dell’Ordine; quando poi venne soppressa sotto il regno di Giuseppe Bonaparte, i<br />

quadri, gli arredi, i libri, le campane e persino le canne dell’organo e il piombo delle<br />

vetrate del santuario violato furono venduti a cura del demanio. La chiesa di Santa<br />

Maria <strong>dei</strong> Miracoli, che nel 1799 era stata ritenuta un covo giacobino, aveva già subito<br />

un saccheggio sanfedista; ma ben più razionale e completo fu il repulisti che vi compì<br />

il governo del re francese presso il quale a nulla valsero le benemerenze politiche di<br />

alcuni monaci di provata fede repubblicana, tra i quali il biscegliese Massimo Fiori.<br />

Avvenne così che il Coro di Andria fu trasferito alla chiesa di Bisceglie e non come si<br />

scrisse, per dono di Gioacchino Murat, bensì del suo predecessore; di ciò costituisce<br />

indiscutibile prova la seguente lettera che l’Intendente della Provincia, duca di<br />

Canzano, scriveva da Trani, il 31 luglio 1807, al Vicario Capitolare di Bisceglie:<br />

«Monsignor Vicario,<br />

Sua Eccellenza il Ministro delle Finanze con sua venerata lettera de’ 29 spirante mi fa<br />

sapere che Sua Maestà si è benignata, dietro le mie premure, di accordare che codesta<br />

Cattedrale e Parrocchial Chiesa abbia il Coro di noce della chiesa del soppresso<br />

Monistero <strong>dei</strong> Benedettini di Andria, e mi autorizza di permettere alla suddivisata<br />

Chiesa di trasportarselo a sue spese.<br />

A quest’oggetto mi assicura averne passato gli uffici al Direttore Generale <strong>dei</strong> Demani,<br />

onde questi dia gli ordini al Ricevitore di essi, cui appartiene detto Monistero, perché<br />

ad ogni mia richiesta consegni il succennato Coro di noce alla persona che gli verrà da<br />

me indicata. Nel parteciparvi la Sovrana munificenza, a quanto prescrive S. E. il<br />

Ministro suddetto, mi farete il piacere di passarlo alla intelligenza del Capitolo della<br />

Cattedrale acciò disponga e destini una persona che mi presenterà, e che io designerò<br />

al Ricevitore <strong>dei</strong> Demani, perché possa eseguire quanto dal Ministero delle Finanze è<br />

stato prescritto sull’assunto pel ricevimento e trasporto del Coro a spese proprie. Vi<br />

saluto con tutta distinzione - Canzano».<br />

Il Capitolo, riunitosi il 10 agosto e preso atto del messaggio dell’Intendente, delegava<br />

il canonico Francesco Cocola a ricevere il regalo ed a curarne il trasporto e,<br />

partecipando tale nomina al capo della Provincia, lo pregava di interporre i suoi validi<br />

uffici presso il decurionato cittadino per ottenere un contributo alla non lieve spesa che<br />

la chiesa avrebbe sopportato per smontare, trasportare e disporre nella nuova sede<br />

quella note<strong>vol</strong>e mole di legno ben prezioso. Il Canzano ne scrisse al sindaco e il<br />

Consiglio municipale nella seduta del 27 agosto deliberò che dalla cassa delle<br />

franchigie degli ecclesiastici e padri onusti, da poco abolita, si rendessero disponibili<br />

una tantum trecento ducati a favore del Capitolo per aderire alla richiesta. Fu questo un<br />

generoso concorso, specialmente se si pensi al valore del denaro in quell’epoca, ai<br />

prezzi della mano d’opera, ed alla distanza di sole dodici miglia che divide Bisceglie<br />

da Andria.<br />

La Cattedrale biscegliese ottenne il cospicuo dono della spoglia più insigne che<br />

vantasse il bottino fatto nella badia andriese non certo per speciali meriti verso il<br />

nuovo regime, o per munificenza del sovrano, ma piuttosto per occulte influenze e<br />

favoritismi personali. E’ noto, infatti, che re Giuseppe, nel suo viaggio in Puglia, passò<br />

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