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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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VITERBO: PIAZZA DELLA ROCCA<br />

GUERRINO PERUZZI<br />

Dopo la visita pressoché d'obbligo al famoso santuario di S. Rosa (ove, tra l'altro, si può<br />

osservare il corpo mummificato dell'energica terziaria francescana che guidò i Viterbesi<br />

contro Federico II durante l'assedio da questi posto alla città nel 1243), al turista che<br />

risalga la centrale via Matteotti spalanca le braccia in tutta la sua vastità la Piazza della<br />

Rocca. Al centro vi si innalza una delle numerose e delle più belle fontane di Viterbo,<br />

che si vuole identificare con quella antica dedicata a S. Pietro, di cui parlano le ormai<br />

vetuste, per quanto interessanti, cronache del Quattrocento. Essa comunque sarebbe<br />

stata ricostruita nel 1492 da Nicola Stroncaporri, il quale avrebbe percepito un onorario,<br />

non sappiamo fino a che punto svalutato, di ben venti ducati d'oro. Le autorità viterbesi<br />

del tempo, però, dovevano essere invero di gusti alquanto difficili poiché, non<br />

soddisfatte dell'opera dello Stroncaporri, nel 1550 fecero apportare alla fontana<br />

numerose modifiche. Ancora una <strong>vol</strong>ta insoddisfatte del lavoro eseguito con tecnica fin<br />

troppo artigianale, incaricarono Raffaele da Montelupo, il quale godeva a quel tempo<br />

fama di buon artista, di disegnarla ex novo; l'incaricato, temendo - e forse i suoi dubbi<br />

non erano infondati - che la sua opera potesse non risultare di pieno gradimento <strong>dei</strong><br />

committenti, ritenne opportuno di porsi al sicuro da paventate critiche e da ancora più<br />

paventata mancanza di mercede, richiedendo la consulenza tecnica del Vignola.<br />

La fontana di Piazza della Rocca non doveva essere nata sotto buona stella: allorché il<br />

maestro viterbese Paolo Cenni ebbe tagliato, direttamente in cava, il blocco di peperino<br />

da cui ricavare la tazza maggiore, questo, pericolosità a parte, dimostrò di avere<br />

qualcosa in comune con il mitico cavallo di Troia, poiché a causa della sua mole non<br />

poté essere introdotto in città; si rese quindi necessario allargare l'antica Porta di S.<br />

Sisto, il che comportò nuove ed impreviste spese a carico del comune. Né le traversie<br />

della fontana terminarono qui, poiché, una <strong>vol</strong>ta completata, essa si sarebbe dimostrata<br />

tanto poco solida che il cardinale Farnese ne ordinò l'immediata demolizione e la successiva<br />

ricostruzione. Non abbiamo elementi per giudicare se effettivamente tale<br />

monumento avesse avuto bisogno di modifiche, sappiamo però che per lasciare<br />

testimonianza ai posteri del suo interessamento - ignoriamo fino a qual punto dettato<br />

dall'amore per Viterbo e fino a quale altro mosso invece da esigenze propagandistiche -<br />

sulla vasca fece apporre il suo stemma e scolpire la seguente epigrafe: «Acqua di<br />

Respolio - questo lavoro incominciato dal Card. Ippolito d'Este fu compiuto dal Card.<br />

Alessandro Farnese legato perpetuo, il primo <strong>anno</strong> del pontificato di papa Pio V».<br />

Ricorderemo per inciso che questo solerte cardinale, il quale dallo zio papa Paolo III era<br />

stato nominato legato a vita del Patrimonio di S. Pietro, contribuì note<strong>vol</strong>mente ad<br />

innalzare Viterbo ad un alto grado di splendore, arricchendola di opere grandiose,<br />

incrementandone l'economia e facendosi promotore di una riforma agraria che ancora<br />

oggi è collegata, nel ricordo, al suo nome. Inutile dire che una fontana così poco<br />

fortunata non poteva restare indenne sotto i bombardamenti aerei che non risparmiarono<br />

Viterbo nel corso dell'ultimo conflitto mondiale: distrutta pressoché interamente, essa è<br />

stata restaurata mediante l'impiego di molti pezzi originari e di una maggiore dose di<br />

buona <strong>vol</strong>ontà da parte <strong>dei</strong> Viterbesi.<br />

Proprio di fronte allo sbocco di via Matteotti si erge la Rocca, robusta fortificazione<br />

fatta innalzare da uno che di armi se ne intendeva parecchio nonostante la porpora;<br />

intendiamo parlare del cardinale Egidio Albornoz, legato di papa Clemente VI (Pietro<br />

Roger de Rosières di Cháteau Maumont - Limoges). Frate Francesco D'Andrea nella sua<br />

cronaca, che può essere considerata fonte relativamente attendibile nella storiografia<br />

viterbese, così si esprime a proposito della costruzione della Rocca: «Anno Domini<br />

1354. Nel mese di giugno morì papa Chimento et per parte de la Corte, che stava in<br />

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