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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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comandati di persona da Paolo Orsini 5 , acerrimo rivale <strong>dei</strong> Colonna. Saccheggi a parte,<br />

nel Quattrocento a Monte Compatri si diede inizio alla costruzione della bruna torre,<br />

oggi campanile della gentile cittadina, e del palazzo baronale di cui ora rimangono pochi<br />

resti.<br />

La sequela <strong>dei</strong> passaggi del feudo dall’una all’altra nobile famiglia si protrae ancora<br />

negli anni. I Colonna diedero il feudo di Monte Compatri in uso temporaneo al cardinale<br />

Luigi Cornaro di nobile famiglia veneziana 6 , e pochi anni dopo lo cedettero<br />

definitivamente al cardinale Marco Sitico Altemps 7 . Certo, non erano tempi, quelli, in<br />

cui la tutela <strong>dei</strong> bisogni delle popolazioni avesse il sopravvento sul personale tornaconto<br />

del feudatario! Basti ricordare, a tal proposito, che Monte Compatri, benché tanto<br />

bisognoso di acqua, possedeva una sola fontana per la macerazione del lino - coltura<br />

importante a quei tempi - nella lontana località detta «Doganella» ed il diritto di<br />

proprietà su quella sorgente fu pure ceduto dagli Altemps ai Barberini. Oggi quelle<br />

acque ornano la maestosa villa Aldobrandini di Frascati. I massari di Monte Compatri<br />

protestarono e si giunse ad atti di violenza, ma nulla mutò nelle condizioni reali di<br />

quella gente. Tale episodio, per quanto di portata limitata, è note<strong>vol</strong>e se si pensa che<br />

esso costituisce la prima contestazione popolare ante litteram di cui si abbia conoscenza<br />

in quel periodo.<br />

Per avidità di denaro o in esecuzione di <strong>vol</strong>ontà imperative provenienti dall’alto,<br />

Giovanni Angelo Altemps, agli inizi del Seicento, vendette il feudo di Monte Compatri<br />

al cardinale Scipione Borghese 8 al prezzo di trecentomila scudi. La signoria <strong>dei</strong><br />

Borghese che segna anche il declino del regime feudale nei castelli può senz’altro<br />

considerarsi fausta per il feudo di Monte Compatri. Infatti, si deve ad iniziative del<br />

cardinale Scipione Borghese, validamente sostenuto dallo zio, papa Paolo V, la<br />

provvista dell’acqua del Tufello, nonché l’adattamento a nuova sede baronale del<br />

cosiddetto «Palazzo del Tinello», la cui facciata - modificata però verso la metà<br />

dell’Ottocento - bellamente chiude l’ampia salita che ha inizio dall’attuale piazza<br />

Garibaldi, la quale costituisce ai nostri giorni il centro propulsore dell’attiva vita<br />

cittadina. Antiche carte ci dicono che sotto la signoria liberale della famiglia Borghese<br />

fu creato un «monte del grano» per concedere anticipi di quella derrata alle famiglie<br />

bisognose, una provvidenza senza dubbio degna di studio e di considerazione. Nella<br />

prima metà del Seicento criteri di severa parsimonia informavano l’amministrazione del<br />

feudo: nella torrida estate dell’<strong>anno</strong> 1621 papa Paolo V visitò Monte Compatri ed il<br />

«libro dell’entrata e della spesa» di quel comune <strong>anno</strong>ta «una forma de caso giuli 3 et<br />

giuli 3 de pane per la famiglia di N.S. quando venne al Monte».<br />

Tempi nuovi e nuovi eventi incalzavano nella storia della nostra Penisola, sì che<br />

Camillo Borghese s’indusse a rinunziare, nel 1814, ai suoi diritti feudali su Monte<br />

Compatri aventi carattere di sovranità, conservando soltanto titoli e beni patrimoniali.<br />

Così, senza urti violenti, si sgretola nella cittadina che è oggetto di questa breve nota - e<br />

in tutta la zona <strong>dei</strong> Castelli - il regime feudale; il trapasso avviene pacificamente grazie<br />

anche all’intervento oculato <strong>dei</strong> pontefici che si adoperarono sempre per evitare nei<br />

5 Cfr. Diario di STEFANO INFESSURA e Diario di Roma del NOTAIO DELL’ANTIPORTO,<br />

il quale riferisce la notizia con queste brevi parole: «Alli 27 Giugno venne la nuova come il<br />

signor Paolo Orsino ha pigliato Monte de Compatri» (MURATORI, Rerum Italicarum<br />

Scriptores, tomo II, <strong>vol</strong>. II).<br />

6 Lo strumento di fitto è nell’Archivio di Stato - <strong>vol</strong>. 462 - <strong>dei</strong> Segretari di Camera (1560-1564).<br />

Cfr. anche Archivio comunale di Monte Compatri, Libro <strong>dei</strong> Consigli, foglio 138 e Primo Libro<br />

della Intrata et Uscita al 2 febbraio 1575, pag. 2.<br />

7 Cfr. Atti del notaio Chiarazzi nell’archivio notarile di Roma.<br />

8 Cfr. Atti del notaio della Camera Apostolica De Carolis nell’archivio di Stato (protocollo n°<br />

397, fogli 698/739).<br />

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