raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972
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curiosa forma di un 8, raccoglie acque di scolo di molti canaloni di diversa provenienza.<br />
A circa quattro miglia da esso si offre a noi, dulcis in fundo, la Grotta o Antro della<br />
Sibilla: tre nomi, tre luoghi ed una ricchissima leggenda in comune. Ma proseguiamo<br />
con un certo ordine cronologico.<br />
Fin dal lontano Trecento la leggenda di cui stiamo per occuparci doveva già prosperare<br />
rigogliosa se Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo, nel descrivere gli itinerari seguiti<br />
attraverso l’Italia, cita una piccola località detta Scariotto, che la leggenda indicava<br />
come la patria di Pilato e accenna al Lago di Pilato col suo monte omonimo:<br />
«Entrati ne la Marca, com’io conto<br />
io vidi Scariotto, onde fu Giuda,<br />
secondo il dir d’alcun, di cui fui conto.<br />
La fama qui non vo’ rimanga nuda<br />
del monte di Pilato, dov’è il lago<br />
che si guarda la state a muda a muda,<br />
però che qual s’intende in Simon mago<br />
per sagrare il sito libro là su monta,<br />
ond’è tempesta poi con grande smago,<br />
secondo che per quei di là si conta».<br />
E’ lampante in questi versi l’intenzione di mettere in evidenza il trait d’union diabolico<br />
con cui si collegavano allora i nomi di Giuda e di Pilato; ed evidente balza anche la<br />
fisionomia magica del monte, frequentato da negromanti e streghe e sede di<br />
consacrazione <strong>dei</strong> loro libri di magia.<br />
Contemporanea alla testimonianza di Fazio degli Uberti è quella del francese Pierre<br />
Bersuire il quale, nella sua opera intitolata Reductorium morale, narra la medesima<br />
storia:<br />
«Di un terribile esempio che si ha presso Norcia, città d’Italia, io udii narrare, come di<br />
cosa vera e cento <strong>vol</strong>te esperimentata, da certo prelato, fra tutti degnissimo di fede.<br />
Diceva egli pertanto essere tra i monti prossimi a detta città un lago, dagli antichi<br />
consacrato ai demonii, e dai demonii sensibilmente abitato, al quale oggi nessuno può<br />
appressarsi (salvo che i negromanti) senz’essere da quelli portato via. Perciò fu cinto il<br />
lago di muri, guardati da custodi, affinché non vi possano andare i negromanti a<br />
consacrare i libri loro ai dia<strong>vol</strong>i. E la cosa più terribile è questa: che la città deve,<br />
ciascun <strong>anno</strong>, mandar per tributo ai demonii entro la cerchia <strong>dei</strong> muri, presso al lago,<br />
un uomo vivo, il quale subito e visibilmente è da essi lacerato e divorato: e dicono che<br />
se ciò non si facesse, sarebbe quella città distrutta dalle tempeste. Ogni <strong>anno</strong> sceglie la<br />
città alcuno scelerato, e lo manda per tributo ai demonii ...».<br />
Dal confronto <strong>dei</strong> due testi sopra citati si evince che la leggenda narrata dal francese<br />
Bersuire appare molto più elaborata e sviluppata, ma le linee fondamentali del quadro<br />
rimangono le stesse.<br />
Dobbiamo giungere al secolo XV per riuscire a saperne qualcosa di più. Ci viene in<br />
soccorso una predica di un certo fra’ Bernardino Bonavoglia:<br />
«Dicesi che presso Norcia sia un monte, e quivi un lago, detto di Pilato, essendo<br />
opinione di molti che il corpo di lui fosse qui portato dai dia<strong>vol</strong>i sovra un carro tirato<br />
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