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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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Capitolo docati trenta, quali si debbono mettere in compra, e del censo che se ne<br />

prenderà, celebrarne tante messe per l’anima di esso testatore e un Anniversario, et<br />

notarsi sulla Tabella ogn’<strong>anno</strong> in perpetuamente nella Madre Chiesa, e se li debbono<br />

esiggere da Gio. Batta e Francesco Di Cicco debitori d’esso testatore in docati cento in<br />

virtù d’Istromento fatto da Nr. Domenico De Pirro à 21 Agosto 1639».<br />

Noi avremmo forse preferito condonare trenta ducati ai nostri debitori, in osservanza al<br />

dimitte nobis debita nostra sicul nos dimittimus debitoribus nostris, insegnatoci da<br />

Gesù. Ma allora evidentemente non si era di tale parere; inoltre, quel <strong>vol</strong>er essere<br />

pomposamente citato sulla Tabella delle Messe Perpetue esposta nella Chiesa Madre sa<br />

troppo di vanità da ricco epulone. Più che altro non si riesce a comprendere come questo<br />

Vangelo alla rovescia potesse sfuggire alle critiche <strong>dei</strong> dotti e sottili teologi dell’epoca,<br />

che la sapevano molto lunga per ben più lievi interpretazioni eterodosse <strong>dei</strong> Sacri Testi.<br />

Occorre anche aggiungere che l’incameramento di molti immobili da parte del clero<br />

trova giustificazione in un particolare aspetto del comportamento del cittadino<br />

moliternese: questi ama la vistosità, lo sfarzo esteriore, nel battesimo e nel matrimonio<br />

come nel funerale 6 : non vuole essere secondo a nessuno, non importa a qual prezzo.<br />

Sfumatura di vanità, di civilizzi, nelle donne e di millanteria negli uomini e sono tacciati<br />

come «spaccafrittate» o «perepaccone» dai paesi vicini. Così una vecchietta cede sei<br />

tomoli di terreno a Serra la Giumenta in contropartita di un ben dettagliato funerale<br />

solenne. Qualche altro lascia erede il clero di mezzo castagneto alle stesse condizioni e<br />

precisa inoltre il numero <strong>dei</strong> ceri da accendere intorno al proprio catafalco. E la Mag.ca<br />

Laodonia Vitetta non solo prevede e precisa il cerimoniale, i ceri, il numero di sacerdoti<br />

e di membri della Confraternita del Corpus Christi che dovr<strong>anno</strong> seguire il suo funerale,<br />

ma stabilisce perfino il percorso che il corteo funebre dovrà compiere dal Seggio,<br />

dov’era domiciliata, alla Chiesa Madre, attraverso la piazza Pisciapolla (oggi<br />

Plebiscito), la via dell’Angelo, il Rosario (dove i PP. Domenicani avrebbero dovuto<br />

cantare il Dies Irae).<br />

Si trattava di consuetudini radicate nell’ingenua, superstiziosa pietà e spesso anche nel<br />

comportamento <strong>dei</strong> fedeli che credevano in tal modo di prenotarsi un posticino in<br />

Paradiso; d’altro canto la perseverante opera del clero per persuadere i fedeli ad<br />

accaparrarselo era considerato un diritto dalla Chiesa. Lo Statuto della Chiesa Madre di<br />

Moliterno - informa Giacomo Racioppi che ne prese visione - prescriveva che il clero<br />

avesse un certo diritto sulla eredità intestata.<br />

Le autorità civili, a cominciare dai Viceré spagnoli, nel 1570 e nel 1588 avevano cercato<br />

di estirpare tali usi ed abusi, ai quali, invece, il Papato imponeva veste di diritti. Ad essi<br />

le popolazioni soggiacquero non solo per ignoranza, ma anche e soprattutto perché le<br />

disposizioni delle autorità civili erano espressione discontinua e contingente di un<br />

vertice politico che agiva ed opprimeva a beneficio di un interesse legato alla corona di<br />

Spagna: tutto ciò che passava nelle Sante Casse veniva sottratto al tributo del Regno, a<br />

svantaggio dell’erario di Madrid più di quello napoletano. Inoltre il vigore esecutivo,<br />

oltre che dal particolarismo, era viziato dalla sineddoche per cui le città e le Terre del<br />

Regno erano identificate nella Capitale, dove lo scontro tra il potere regio e quello<br />

ecclesiastico, nei momenti di maggiore tensione, era continuo per la presenza <strong>dei</strong><br />

responsabili massimi <strong>dei</strong> due poteri, il Viceré e il Nunzio, i quali rappresentavano due<br />

potenze, oltre che diverse per natura, estranee entrambe agli interessi reali del Regno di<br />

Napoli. Però, mentre il Viceré e gli altri rappresentanti del potere politico esprimevano<br />

6 A tale proposito cfr. il nostro Moliterno: ricordi, voci, figure, Elea, 1971, dove nelle poesie in<br />

dialetto moliternese di V. Valinoti-Latorraca, questi satireggia la vanità di un funerale (pagg.<br />

68-78).<br />

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