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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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Il colpo decisivo per De Dominici è stato certamente quello inferto dal Croce 7 , il quale,<br />

riprendendo a piè pari l’opera del Faraglia, ha per il biografo napoletano espressioni<br />

tanto violente e dure da provocare quasi un senso di fastidio per l’irriverenza<br />

estrinsecata verso uno studioso il quale, malgrado tutto, aveva pur sempre il merito di<br />

aver tentato di portare un contributo (e non indifferente, considerato che lavorava ad un<br />

argomento assolutamente nuovo) alla storia meridionale.<br />

Sta di fatto che il Croce cristallizzò e definì in maniera categorica quell’accusa di<br />

falsario che è rimasta inevitabilmente attaccata al De Dominici.<br />

In tempi recenti anche Strazzullo 8 ha avuto modo di rilevare le inesattezze dell’opera di<br />

De Dominici pure, se, con maggiore serenità, si limita ad un rilievo di esse senza<br />

arrivare a giudizi drastici.<br />

Indubbiamente, alla luce degli assunti documentari del secondo Ottocento, l’analisi<br />

critica del testo di De Dominici rivelava grosse e numerose sfasature. Ma, proprio alla<br />

luce delle argomentazioni stesse portate dai vari esegeti del testo, un fatto risulta<br />

evidente, cioè che tutte le accuse più gravi sono limitate a quella parte del lavoro<br />

relativa alla storia dell’arte fino ai tempi dello scrittore, periodo per il quale la<br />

documentazione era quasi del tutto, ai suoi tempi, sconosciuta; mentre certamente non<br />

potevano essere poste in discussione le notizie relative agli artisti contemporanei, che il<br />

De Dominici conobbe personalmente, essendo figlio del pittore Raimondo, seguace ed<br />

allievo del Giordano.<br />

Due considerazioni, pertanto, v<strong>anno</strong> fatte, riguardanti ciascuno <strong>dei</strong> due periodi. Per la<br />

storia antica, va rilevato, come aveva già fatto opportunamente il Filangieri, che il De<br />

Dominici aveva operato con encomiabile impegno sulla scorta di quelle tradizioni<br />

romanzesche, che tanta eco avevano in quei tempi; che in questa fatica non aveva potuto<br />

certamente disporre di mezzi il cui uso divenne comune addirittura un secolo dopo.<br />

Evidentemente, le tradizioni romanzesche erano cariche di tutte le manche<strong>vol</strong>ezze e<br />

degli errori che sono connaturati a tale genere di narrazione e il De Dominici non era in<br />

grado, comunque, di provvedere a selezionare, scernere e correggere. Gli errori quindi ci<br />

furono e non poteva essere altrimenti; ma non si può essere troppo severi con uno<br />

scrittore che, in definitiva, un contributo note<strong>vol</strong>issimo aveva pur portato alla storia<br />

nazionale, se è vero che la sua opera costituisce ancora oggi, nonostante gli errori<br />

continuamente denunciati, una base di partenza insostituibile per la ricerca<br />

sull’argomento.<br />

L’accanimento quasi violento con cui si cercò di distruggere il suo lavoro scaturiva, e si<br />

spiega, in primo luogo dall’entusiasmo troppo vivace <strong>dei</strong> ricercatori che, quasi profeti di<br />

una nuova èra, amavano condannare spietatamente ed inappellabilmente chi avesse<br />

lavorato alla maniera empirica degli storici precedenti; in secondo luogo, dall’ambiente<br />

eccessivamente saturo di polemica antilluministica, tipica del Romanticismo e<br />

dell’Idealismo crociano, che condannava ogni cosa di quel momento storico e letterario.<br />

Ma queste considerazioni, se per un verso spiegano i motivi di una condanna neppure<br />

oggi revocabile assolutamente, non giustificano certamente l’animosità di alcune<br />

posizioni ed affermazioni.<br />

Per quanto riguarda le testimonianze contemporanee, va rilevato che esse rappresentano<br />

la fonte principale ed insostituibile per una ricerca sulla storia dell’arte napoletana di<br />

quel tempo, nonostante una certa evidente e superflua retorica e la tendenza<br />

all’aneddotica che, se pur riuscivano ad entusiasmare i contemporanei e ad essere<br />

considerate ricchezza documentaria dai posteri immediati (come era avvenuto per il<br />

7 Aneddoti e profili settecenteschi - Il Falsario: Bernardo De Dominici, Milano, 1914.<br />

8 Documenti inediti per la storia dell’Arte a Napoli, Napoli, 1955.<br />

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