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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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«Scola di Canto Fermo», dedicato dal Santoro all’Assunta, oltre che per lo stile piano,<br />

chiaro, a <strong>vol</strong>te polemico specialmente con il suo antico «maestro di cembalo», il p.<br />

conventuale Domenico Scorpione, è assai prege<strong>vol</strong>e per la ricchezza profonda del<br />

contenuto scientifico musicale e per l’erudizione biblica, patristica e letteraria. Ad ogni<br />

pagina si incontrano citazioni di numerosi autori, le quali, oltre che rendere più lucide le<br />

regole esposte, costituiscono autentici lampi che mettono in luce aspetti più intimi, ma<br />

non meno simpatici del suo animo di artista e di sacerdote.<br />

Nel trattato Santoro ha <strong>vol</strong>uto lasciare un’altra impronta della sua polivalente<br />

personalità. Non solo fu Maestro di canto e Prefetto di coro nella «venerabile chiesa di<br />

S. Sofia», come ha scritto sul frontespizio egli stesso, ma con questo <strong>vol</strong>ume si presenta<br />

anche come un buon compositore di gregoriano, uno storico, un formatore di coscienze.<br />

Compositore di musica gregoriana.<br />

Nel <strong>vol</strong>ume sopraccitato il Santoro ha lasciato la composizione di una sua messa<br />

gregoriana in ottavo modo (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei) composta per<br />

compiacere le richieste di amici e alunni (pp. 185-194), un suo Credo in settimo modo<br />

in onore della Beata Vergine Maria, del quale difettava il Kyriale (pp. 251-253), uno<br />

Stabat Mater in sesto modo (pp. 261-262) ed altri piccoli motivi di vocalizzo sparsi qua<br />

e là nel testo. Ma come egli accenna deve aver composto altre melodie.<br />

Le grandi composizioni del Santoro da noi conosciute denotano un esperto della natura<br />

delle modalità gregoriane, un esteta di canto, quale egli bramava fossero tutti i maestri e<br />

i direttori di coro e gli organisti ecclesiastici. Certo la sua musica non può paragonarsi<br />

alla sobria eleganza del periodo classico del canto sacro (secc. VIII-XII), a motivo di<br />

una certa predilezione al bemolle e alla ridondanza melismatica; tuttavia prende come<br />

specchio buoni motivi gregoriani del periodo meno illustre. La preparazione stilistica e<br />

paleografica, la severità del metodo di studio potevano permettergli di cimentarsi anche<br />

in questo campo difficile.<br />

Storico.<br />

L’ottavo dialogo della prima parte dell’opera comprende la esposizione della storia di<br />

Giugliano dalle oscure origini cumane fino al 1714.<br />

Le venticinque pagine (pp. 83-108) furono scritte per venire incontro ad una esigenza<br />

<strong>dei</strong> suoi alunni. Egli ne approfitta per tessere le lodi religiose della sua terra: parla infatti<br />

prevalentemente delle sue parrocchie (S. Giovanni, S. Nicola, S. Anna, S. Marco),<br />

rettorie (S. Sofia, Annunziata), <strong>dei</strong> suoi conventi (Trinità <strong>dei</strong> cappuccini, S.S. Antonio e<br />

Crescenzo <strong>dei</strong> Conventuali, S. Alessio o S. Maria delle Grazie <strong>dei</strong> Riformati,<br />

Immacolata Concezione delle Clarisse), delle grancie di ordini religiosi (certosini,<br />

benedettini, agostiniani, gesuiti) e di altre numerose chiese e cappelle. Non tralascia di<br />

spendere una parola di plauso sulle congreghe e sulla loro fraterna attività caritativa.<br />

Per coloro i quali, insieme a Benedetto Croce, h<strong>anno</strong> erroneamente individuato altrove o<br />

v<strong>anno</strong> ancora in cerca della patria di Giovan Battista Basile, famoso autore del<br />

Pentamerone, il Santoro ha lasciato scritto, a ottanta anni dopo la morte del poeta, che<br />

«nel tempio di S. Sofia i principali di questa Terra amano dopo morte farvi seppellire i<br />

loro corpi, che per non fastidirvi nel numerarne le persone più illustri, dirò solamente<br />

(per lasciarlo dalla memoria de’ posteri) che Giovan Battista Basile, il quale compose<br />

cossì accorta, e facetamente il libro intitolato: Cunto delli Cunti, giace sotto il Pulpito<br />

del medesimo Tempio sepolto» (p. 92).<br />

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