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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 4 - anno 1972

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PAGINE LETTERARIE<br />

FLASH SU EDUARDO DE FILIPPO<br />

Guance scarnificate, occhi che ti inchiodano, ti mozzano il fiato; ti f<strong>anno</strong> inghiottire<br />

amaro o tenero, ti f<strong>anno</strong> tornare a credere, ti f<strong>anno</strong> piangere. Le guance di Eduardo. Gli<br />

occhi di Eduardo. La Poesia, la Metafisica. la Vita incarnate. Il Logos soffia ancora dal<br />

palcoscenico italiano: è Eduardo De Filippo. Gli si contano le ossa addosso e il tono<br />

della sua straordinaria voce fonogenica suona a <strong>vol</strong>te come il perdono di Dio, a <strong>vol</strong>te<br />

come il perdono alla vita.<br />

Addà passà 'a nuttata. E poi torneremo buoni. Degni dell'esplosione di «Questi<br />

fantasmi»; degni dell'implosion di «Filumena Marturano» e di «Natale in casa Cupiello».<br />

A guerra non è fernuta ancora. Ci sono spettacoli come Hair a confermarcelo. A guerra<br />

non è fernuta.<br />

Eduardo: ancora una <strong>vol</strong>ta, stasera la sua poetica del moto mi affascina. Il suo smisurato<br />

senso di amarezza e di miseria mi lava l'anima impregnata di cose meschine e di umana<br />

albagia. Eduardo: il suo teatro è pura teatralità, priva di teorie e di sovrastrutture<br />

pseudo-culturali appiccicate più o meno artificiosamente. Mirabile fusione del quadro<br />

d'ambiente con lo spirito d'inventiva, della poetica con la metafisica, del montaliano<br />

«male di vivere» con la liberazione totale dello spirito. Forza neorealistica, esistenziale.<br />

Simboli ed antisimboli. Fenomeno e noumeno. Memorie ed antimemorie. Segni<br />

ideografici, miti-stratagemmi per intrappolare fra un sorriso ed una lacrima certe<br />

situazioni ancora intrise di sangue caldo. Possente verismo. Drammaticità a forti tinte a<br />

<strong>vol</strong>te, sempre presente. Espedienti mimici e vocali pieni di ansie scarne come le sue<br />

gote. Brandelli di poveri nuclei familiari, ricchissimi di umanità, di quella umanità che<br />

nel teatro di Eduardo assurge al diamantino ruolo di catarsi senza possibili disguidi,<br />

senza ulteriori dannazioni.<br />

Eduardo ha gesti che scaturiscono dal cuore, dal nocciolo stesso della vita d'ogni giorno,<br />

vita che al suo occhio deve inevitabilmente apparire passibile di una fatale<br />

<strong>rassegna</strong>zione per metà araba e per metà cristiana, condita sempre, però, dalla fede in un<br />

domani eticamente più assolato. Andare a teatro per assistere ad un suo lavoro è<br />

respirare una boccata d'aria pura, è essere colpiti dalla folgore del suo genio. Egli è un<br />

guizzo che non senza lasciare un'orma profonda e tutta sua personale passerà nella storia<br />

del Teatro, una rottura senza compromessi col Falso che ci avviluppa ad ogni s<strong>vol</strong>ta<br />

delle nostre esistenze. Fecondissimo, egli possiede il dono di sapere cavare umane<br />

armonie e profonde verità da un anonimo segno di punteggiatura, da una pausa infinitesimale.<br />

Una sua battuta triste apre cieli di solitudine nell'animo degli spettatori, un<br />

suo sguardo commosso ti depone su fantastici pianeti di pathos universale. La indiscussa<br />

forza procedente da tristi eventi passati attraverso il crogiuolo <strong>dei</strong> suoi giorni, nel<br />

laminatoio di tante sue pene e delusioni, lo ha scavato come in una roccia. Carico di<br />

millenni di sofferenze e di gioie, egli non appare mai anacronistico neppure fra i nati<br />

d'oggi che vedono, o almeno intuiscono, in lui la personificazione stessa della Vita, alla<br />

quale ogni uomo è proteso, non importa da quali basi muova. E ciò si verifica solo<br />

perché il suo è vero teatro: quello la cui validità non conosce confini di tempo e di<br />

latitudini, quello ch'è imperituro - sia pure sotto forme diverse - perché la sua storia<br />

s'identifica con la storia stessa dell'uomo. Eduardo, che ne ha compresa la funzione<br />

anche sotto il profilo sociale, ogni sera apre, contemporaneamente al sipario, un umanissimo<br />

dialogo col pubblico, dialogo impastato di fede e di amore prima ancora che di<br />

speranza in una società più degna e più dignitosa.<br />

L'artista-autore-attore è esigentissimo verso se stesso e al contempo schivo d'ogni forma<br />

di esibizionismo. Il suo dramma di genio è tutto condensato nell'incavo delle sue gote e<br />

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