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Svar Numero 5 - Lettere e filosofia

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il proprio denaro e prestando attenzione a<br />

mantenere l’economia nella condizione di<br />

equilibrio. Ad un tot di soldi in circolazione, con<br />

prezzi mantenuti costanti, devono corrispondere<br />

beni e servizi reali.<br />

Si dovranno abolire i Titoli di Stato, dopo aver<br />

provveduto a liquidare i possessori di quelli<br />

precedentemente creati, non più necessari per<br />

l’acquisizione del denaro.<br />

Sovranità monetaria, moneta del popolo, come da<br />

Costituzione. La moneta così creata non sarà più<br />

addebitata ai cittadini, ma accreditata, elargendo un<br />

reddito di cittadinanza. Questo non a titolo di<br />

elemosina, ma a titolo di legittima pretesa<br />

giuridica. E’ il cittadino stesso a creare il valore<br />

della moneta, che la accetta come convenzione, in<br />

quanto oggi la moneta non è più legata alle riserve<br />

aurifere, quindi ha come unico valore il suo costo<br />

di stampa. La moneta è la misura del valore e il<br />

valore della misura, come il metro è la misura della<br />

lunghezza.<br />

Dirò di più, le banche dovrebbero essere tutte<br />

statali e senza fine di lucro. In caso contrario,<br />

quelle private non dovrebbero avere la possibilità<br />

di creare denaro creditizio, e potrebbero prestare<br />

solo il denaro realmente detenuto. Insomma,<br />

nessun guadagno privato, se non quello necessario<br />

alle spese vive.<br />

In sintesi:<br />

1) Lo Stato crea denaro in modo tale da mantenere i<br />

prezzi costanti, facendo corrispondere ad essi beni<br />

e servizi reali che giustifichino l’emissione<br />

monetaria;<br />

2) Il denaro creato è affidato alle banche statali;<br />

3) Le banche statali lo concedono in uso a costo<br />

zero ai cittadini che ne hanno bisogno;<br />

Vi sarebbe subito un netto miglioramento delle<br />

condizioni socio-economiche, grazie alla possibilità<br />

di garantire beni e servizi e al lavoro, a cui danno<br />

origine, fonte di ricchezza reale per l’economia di<br />

un paese. Il debito pubblico tenderebbe a zero. I<br />

prezzi costanti ridarebbero uno slancio ad una<br />

economia più sobria, più umana, e con solide basi.<br />

E il vecchio debito “pubblico”? Con la Banca<br />

d’Italia ritornata in mani pubbliche, si potrebbero<br />

stampare i quasi duemila miliardi necessari per<br />

liberarsi dal fardello del debito.<br />

Le soluzioni per uscire da questa crisi sistemica<br />

indotta ci sono. Ma se aspettiamo che gli stessi<br />

creatori della crisi ci diano la soluzione ad essa,<br />

stiamo freschi. Le crisi economiche sono golpe<br />

sociali preparati a tavolini, atti a schiavizzare le<br />

masse, e ad imporre il dominio totalitario.<br />

La nostra economia è ferma non per assenza di<br />

opportunità o pigrizia, ma per mancanza di denaro.<br />

Mancando questo vengono meno i beni e i servizi<br />

necessari per i cittadini, lo stato sociale viene<br />

smantellato, e con esso il futuro di intere<br />

generazioni, che cresceranno all’ombra<br />

dell’incertezza, e sotto il giogo asfissiante della<br />

dittatura del capitale.<br />

Occorre ripristinare l’ordine democratico.<br />

Informatevi e informate. Le basi della resistenza<br />

sono queste. Un altro sistema economico è<br />

possibile. Un altro mondo è possibile.<br />

NOTE:<br />

[1] L’Unione Europea è interessata all’esistenza e<br />

consistenza degli avanzi primari degli Stati<br />

membri, in quanto, “per restare in Europa”, si è<br />

stabilito che gli stessi Stati debbano avere un<br />

rapporto, tra avanzo primario e prodotto interno<br />

lordo (PIL), non superiore al 3%.<br />

Per quanto riguarda l’Italia, faccio rilevare che<br />

l’esistenza del suo rilevante e crescente debito<br />

pubblico impone ai governanti di pervenire ad un<br />

avanzo primario cospicuo .<br />

La consistenza dell’avanzo primario deve essere<br />

almeno sufficiente per pagare gli interessi passivi<br />

sul medesimo debito. Lascio ad altra e separata<br />

analisi il gravoso problema della diminuzione dello<br />

stesso debito pubblico, anche detto debito sovrano,<br />

rappresentato dai titoli o fondi pubblici in<br />

circolazione e di futura scadenza.<br />

Infatti, quest’ultimo debito costituisce, di per sé,<br />

complesso e arduo problema da affrontare ed, ai<br />

nostri giorni, è divenuto assillante ed oggetto di<br />

dibattito per discutere le varie ipotesi riguardanti la<br />

sua riduzione.<br />

Il crescente indebitamento dello Stato italiano,<br />

ulteriormente ampliato dall’innalzamento dei tassi<br />

d’interesse sui titoli pubblici, sta spingendo il<br />

Governo, per voracità di entrate, a reperire ulteriore

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