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Svar Numero 5 - Lettere e filosofia

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Sulla base di quello che accade in Europa e in<br />

generale nell’Occidente, sostengo quindi che la<br />

religione possa essere e sia utilizzata come mezzo<br />

di condizionamento delle masse, e che agisca<br />

direttamente sulla coscienza e sulla psicologia degli<br />

individui attraverso procedimenti che coinvolgono<br />

il senso morale ed etico di ognuno. Nel corso dei<br />

secoli la componente spirituale è stata<br />

strumentalizzata ed è diventata uno dei mezzi più<br />

adatti per l’esercizio del potere, su piccola e larga<br />

scala, attraverso metodologie fini e penetranti come<br />

l’insinuazione del senso di colpa e del sospetto.<br />

Nella coscienza di ognuno è ben radicato il senso<br />

del peccato e del male, anche verso elementi<br />

assolutamente naturali (come, banalmente, il<br />

sesso), che l’imposizione di precetti di base<br />

religiosa ha distorto e alterato.<br />

Come questo sia stato possibile, lo si capisce<br />

osservando la struttura delle organizzazioni<br />

clericali.<br />

Da sempre l’istituzione religiosa è una fattore<br />

caratterizzante delle comunità e società umane; sin<br />

dai tempi più antichi sono esistite caste sacerdotali<br />

legate alla cura del culto e della spiritualità, dai<br />

druidi delle comunità celtiche, ai rabbini ebrei,<br />

passando per i pontefici dell’antica Roma e per gli<br />

sciamani pellerossa. Questa differenziazione o<br />

“elezione” di alcuni individui rispetto agli altri è<br />

probabilmente dovuta alla stessa natura umana, che<br />

si realizza nella diversificazione dell’individuo e<br />

che inevitabilmente porta alla maggiore sensibilità<br />

di taluni alla materia spirituale. Esistono certo<br />

religioni che non prevedono gerarchizzazioni rigide<br />

o reali distinzioni di “valore” all’interno della<br />

comunità; il cristianesimo stesso nasce come fede<br />

comunitaria, basata sull’uguaglianza di ogni<br />

membro e sul rapporto personale – o quasi – con la<br />

divinità .<br />

Ma è un dato di fatto che nella maggior parte delle<br />

società umane esiste o è esistita una casta di<br />

personaggi incaricati (o incaricatisi) di gestire la<br />

spiritualità, e di indirizzare la comunità<br />

nell’ambiente religioso; e questo accade in<br />

particolare all’interno del contesto occidentale.<br />

Alle origini del cristianesimo, le figure<br />

ecclesiastiche quali preti, vescovi e papi non<br />

esistevano, né esistono all’interno delle scritture dei<br />

riferimenti alla necessità di simili personaggi. Nella<br />

prima metà del II secolo, Ignazio di Antiochia<br />

iniziò ad affermare la necessità di figure superiori<br />

alle altre – inizialmente con funzioni di<br />

organizzazione e coesione, a causa del perenne<br />

stato di pericolo (di disgregazione o di<br />

persecuzione) in cui vivevano le prime comunità .<br />

Fu il primo a parlare esplicitamente di vescovi.<br />

Prima di lui se ne era occupato Paolo di Tarso,<br />

senza utilizzare termini tecnici, ma riferendosi<br />

semplicemente a personaggi di rilievo all’interno<br />

dei vari gruppi; questi individui andavano<br />

controllati e bisognava impedire che il loro carisma<br />

creasse divisioni nei gruppi stessi .<br />

Le figure carismatiche sono sempre state l’ideale<br />

per mantenere unito un insieme di persone, specie<br />

se queste non sono propriamente colte. E i titoli<br />

cattolici sembrano essere nati per esigenze di<br />

controllo, e non per motivi di dottrina o di liturgia.<br />

Tutto ciò è stato estremizzato ed esasperato dalla<br />

Chiesa; per molto tempo i preti ed i vescovi hanno<br />

esercitato un vero e proprio potere sulle comunità,<br />

spesso soppiantando le figure istituzionali<br />

“ufficiali”. Ancora oggi l’opinione del prete della<br />

parrocchia è tenuta in altissima considerazione, più<br />

a causa della sua influenza sul resto dei fedeli che<br />

per una autentica saggezza o cognizione di causa. E<br />

sono innumerevoli i casi di emarginazione sociale e<br />

di discriminazione dovuti ai malumori delle figure<br />

religiose .<br />

Insomma l’organizzazione ecclesiastica è andata<br />

deliberatamente ad affiancare, se non a sostituire,<br />

le gestione sociale e anche politica delle comunità.<br />

I limiti entro i quali deve giustamente operare il<br />

culto, cioè come fattore accomunante e mezzo di<br />

accrescimento per la persona, nel caso del<br />

cattolicesimo, sono stati ampiamente superati da<br />

ben prima della famosa donazione del castello di<br />

Sutri del 728.<br />

Il Vaticano è a tutt’oggi un vero e proprio Stato,<br />

con tanto di sistema fiscale interno, fondi bancari e<br />

possedimenti registrati. Sovrano nel proprio<br />

territorio, un tempo molto più esteso e influente, lo<br />

Stato della Chiesa è in aperta contraddizione con i<br />

precetti e gli insegnamenti che predica in giro per il<br />

globo , preoccupandosi principalmente di<br />

mantenere l’influenza della sua autorità e di<br />

perpetrare l’esercizio del potere attraverso le<br />

diocesi (a conti fatti, “filiali” di una gestione<br />

centrale).

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