28.05.2013 Views

Svar Numero 5 - Lettere e filosofia

Svar Numero 5 - Lettere e filosofia

Svar Numero 5 - Lettere e filosofia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Multinazionali: avidità di pochi,<br />

povertà di molti<br />

Pullano Luigi<br />

I<br />

n campo economico la globalizzazione<br />

indica la graduale abolizione delle<br />

barriere commerciali, ovvero l'aumento<br />

degli scambi commerciali tra le<br />

nazioni. Con lo stesso termine si indica<br />

anche l'affermazione del fenomeno delle imprese<br />

multinazionali nello scenario dell'economia<br />

mondiale: in questo ambito si fa riferimento sia<br />

alla delocalizzazione di una o più fasi produttive<br />

che alla tendenza delle stesse a conquistare più<br />

mercati. Multinazionale può essere considerato un<br />

termine relativamente recente, legato da un lato al<br />

controllo di materie prime da parte di un numero<br />

sempre più ristretto di soggetti, dall’altro<br />

all'espansione del commercio nel mondo e alla<br />

recente esplosione di nuovi settori quali il terziario<br />

e il terziario avanzato. Una realtà in continuo<br />

divenire, frutto dei processi economici e sociali<br />

iniziati nell'Ottocento con la rivoluzione<br />

industriale e il capitalismo, evolutisi con<br />

l’allargamento dei mercati dopo il secondo<br />

conflitto mondiale.<br />

La mia tesi è che la globalizzazione causerebbe un<br />

impoverimento maggiore dei paesi poveri,<br />

attribuendo sempre più potere alle multinazionali.<br />

Quest’ultime favoriscono lo spostamento della<br />

produzione dai paesi più industrializzati a quelli in<br />

via di sviluppo, zone franche in cui tutti i diritti<br />

umani non sono garantiti e dove i salari sono più<br />

bassi. Il tutto senza dare reali benefici alla<br />

popolazione del posto, anzi distruggendone buona<br />

parte dell'economia locale . Anche gli attivisti del<br />

movimento new-global precisano però che non<br />

sono contro la globalizzazione ma per un diverso<br />

modello di essa, più solidale, che tenga più conto<br />

delle diversità culturali e non cerchi di omologare<br />

tutto il pianeta sul modello occidentale. È molto<br />

criticato il fatto che sia stata attuata in modo<br />

selvaggio senza assumere, dentro i criteri del<br />

commercio internazionale, un limite allo<br />

sfruttamento delle risorse umane e ambientali, il<br />

cosiddetto sviluppo sostenibile, anche perché<br />

spesso le aziende delocalizzano solo per un breve<br />

periodo e poi delocalizzano di nuovo dove costa<br />

ancora meno, quindi non hanno interesse alla<br />

tutela dell'ambiente in loco né all'armonia tra le<br />

parti sociali, alle quali guardano da una<br />

prospettiva simile a quella dei colonialisti dell'età<br />

preindustriale.<br />

L’Africa, a dispetto dei soliti luoghi comuni, è un<br />

continente ricchissimo, fortemente legato al ruolo<br />

di produttore di materie prime di cui però non<br />

controlla, in alcun modo, i mercati. Stiamo<br />

parlando di petrolio, diamanti, oro, cobalto<br />

(indispensabile per la fabbricazione dei nostri<br />

amati cellulari), uranio, platino e molto altro.<br />

Eppure, come scrive il giornalista Carrisi, oltre a<br />

non portare ricchezza agli abitanti autoctoni,<br />

queste risorse sembrano davvero maledette per<br />

l’Africa perché causa di guerre sanguinose<br />

manipolate da interessi stranieri: vedi il caso della<br />

Sierra Leone dove, per la conquista dei giacimenti

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!