Svar Numero 5 - Lettere e filosofia
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Ipazia: una verità negata<br />
ll’udienza generale di mercoledì 3<br />
Ottobre 2007, il papa Benedetto XVI<br />
elogiò la «grande figura» del vescovo<br />
di Alessandria, Santo e Dottore della<br />
Chiesa, Cirillo. Alla numerosa folla<br />
accorsa a Piazza San Pietro, il papa presentò la<br />
figura del Santo in maniera ineccepibile e lodò la<br />
«grande energia» del Vescovo che «resse con<br />
mano ferma e grande prestigio la Diocesi<br />
Alessandrina» dal 412 al 444 d.C. Nel lungo<br />
discorso, che ebbe come intento l’esaltazione del<br />
Santo, sarebbe stata forse una nota stonata<br />
aggiungere che il Vescovo si macchiò di uno dei<br />
crimini più atroci e sempre insabbiati nella storia<br />
dell’umanità: l’assassinio della filosofa e<br />
scienziata alessandrina Ipazia.<br />
Bandiera di laicità, eroina proto femminista,<br />
martire della libertà e del pensiero, «prima strega<br />
bruciata sul rogo dell’inquisizione ecclesiastica 1»,<br />
Ipazia era questo e molto altro ancora. Le fonti<br />
antiche ci tramandano la vita di una donna dedita<br />
allo studio della matematica, dell’astronomia e<br />
della <strong>filosofia</strong> neoplatonica che finì per essere<br />
maestra alla scuola di Alessandria, «simbolo<br />
insieme ad Atene della cultura antica2». A<br />
Questa<br />
donna intelligente e tollerante attirò su di sé l’odio<br />
del Vescovo Cirillo, già noto alle cronache del<br />
tempo per aver organizzato una spedizione<br />
punitiva nei confronti degli ebrei della città, rei di<br />
aver teso un agguato agli attivisti cristiani<br />
uccidendone molti. L’eccessivo zelo di Cirillo si<br />
tramutò in spirito omicida: i suoi miliziani, i<br />
monaci parabalani, saccheggiarono le case dei<br />
Impieri Antonella<br />
giudei che furono spogliati dei loro beni ed<br />
esiliati dalla città. Fu, questo, il grande pogrom<br />
che preannunciò il massacro di Ipazia. Nel marzo<br />
del 415 d.C. i monaci parabalani, su diretto<br />
comando di Cirillo, piombarono addosso alla<br />
filosofa che tornava a casa da una delle sue<br />
pubbliche apparizioni, la spogliarono delle vesti,<br />
la massacrarono con cocci aguzzi, facendola a<br />
brandelli e diedero alle fiamme i suoi resti. Il suo<br />
assassinio rimase impunito, nonostante<br />
l’indignazione del prefetto della città, Oreste,<br />
intimo amico di Ipazia e acerrimo avversario del<br />
Vescovo. L’inchiesta venne insabbiata e solo<br />
successivamente condannata dalle fonti bizantine<br />
che individuarono in Cirillo il diretto mandante<br />
del brutale assassinio e il suo responsabile morale.<br />
Secondo la professoressa Ronchey la lotta<br />
ideologica di Cirillo contro Ipazia fu frutto di una<br />
personale invidia del Vescovo nei confronti della<br />
scienziata: infatti, come dichiarato dalla Ronchey<br />
nel suo libro, è stato più volte dimostrato che fin<br />
dal quarto secolo la chiesa antica manteneva nei<br />
confronti del paganesimo intellettuale una saggia<br />
neutralità. Molti membri dell’establishment<br />
cristiano erano stati un tempo pagani e, divenuti<br />
cristiani, avevano conciliato la cultura cristiana<br />
alla paideia classica, dimostrando di saper attuare<br />
un sincretismo logico e necessario. Cirillo, invece,<br />
non si dimostrò capace di riuscire a superare le<br />
barriere ideologiche imposte dalla sua cieca<br />
intolleranza. Più che di invidia, che non basta a<br />
spiegare un gesto di così inaudita crudeltà, io