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THESAURUS LITTERARUM LITTERARUM - AbleMedia

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nemente e con successo esercitavano il potere,<br />

Catullo non esita a pronunciare anche qualche<br />

nome, esprimendo con rabbia e disgusto tutta la<br />

sua contrarietà e delusione in un noto epigramma<br />

d’argomento politico (Carmina LII): Quid est,<br />

Catulle? quid moraris emôri? Sella in curuli struma<br />

Nonius sedet, / per consulatum peiêrat Vatinius: /<br />

quid est, Catulle? quid moraris emôri?: «E allora,<br />

Catullo? che aspetti a morire? Sulla sedia curule<br />

siede quello scrofoloso di Nonio, sul consolato<br />

spergiura Vatinio: e allora, Catullo? che aspetti a<br />

morire?».<br />

11. Così, ad esempio, quando Lucrezio racconta,<br />

creando una scena allucinante di ferocia e<br />

di orrore, i sogni agitati o, meglio, i terribili incubi<br />

notturni dei politici o dei cittadini di rilievo (LUCREZIO,<br />

De rerum natura IV 1011-1023): Porro hominum<br />

mentes, magnis quae motibus edunt / magna,<br />

itîdem saepe in somnis faciuntque geruntque: /<br />

cap. II - Caratteri generali dell’età cesariana 11<br />

carmi di Catullo 10, che, dopo Lucrezio, di quest’età è indubbiamente il più grande<br />

poeta e interprete.<br />

Ma non furono solo questi, rivelati anche da Catullo, i mali dell’epoca. In<br />

realtà, in conseguenza dell’aspra guerra civile, si scatenarono in Roma rivalità e<br />

odi tremendi tra le diverse fazioni, suscitando frequenti, efferati delitti, violenze,<br />

vendette, crudeltà e nefandezze di ogni sorta. Di qui, quel particolare clima politico-sociale<br />

di tensione, di angoscia e di paura che caratterizza l’età cesariana.<br />

Pertanto, davvero impressionanti risultano talora, proprio in virtù dell’alto valore<br />

di te stimonianza, quei passi della poesia lucreziana che più sembrano ispi rati dal<br />

tragico e angoscioso clima politico e sociale dell’epoca 11. E, infine, dati i tempi,<br />

si comprende bene perché lo stesso Lucrezio resterà prigioniero e vittima dell’angoscia<br />

e della paura, no nostante la sua fede nella rassicurante dottrina d’Epicuro<br />

e nella sua promessa di atarassìa, cioè, di quella tranquillità, o serenità, o pace<br />

di cui tanto bisogno aveva il poeta e, con lui, tutta la socie tà romana dell’età cesariana.<br />

3. L’individualismo e la crisi degli spiriti<br />

L’età cesariana segna, rispetto alla precedente, un periodo di profondi mutamenti<br />

nel costume e nella concezione della vita da parte dei Romani, in conseguenza<br />

della crisi dello Stato e dell’agitazione e turbamento degli spiriti. Al mos<br />

maiorum predicato e trasmesso dalla tradizione e, in sostanza, rispettato e seguito<br />

dai Romani dell’epoca arcaica in tutta la sua sentita purezza e santità, subentra<br />

ora una diffusa e crescen te corruzione dei costumi, contro la quale invano lotta<br />

o protesta la minoranza degli onesti, o leva il suo lamento moralistico Sallustio.<br />

Nell’età cesariana lo Stato non è più sentito, come accadeva in passato,<br />

quale valore assoluto e sacro da rispettare o quale ideale superiore da realizzare<br />

o conseguire, né più è disposto il Romanus civis, a consacrare ad esso,<br />

come accadeva un tempo, tutte le sue migliori energie civili e morali. Ora, nel<br />

nuovo clima politico venuto a crearsi di diffusa sfiducia nelle istituzioni e di generale<br />

inquietudine e malessere degli spiriti, e sulla scia, inoltre, dei nuovi ideali<br />

di humanitas già sosten uti e diffusi sullo scorcio dell’età precedente dal Circolo<br />

degli Scipioni (cfr. vol. I, IX 2, pagg. 83-86), viene contrapposta allo Stato la sco -<br />

perta dell’individuo (e con essa quella del valore infinito della persona umana,<br />

Il clima politico<br />

e sociale di<br />

angoscia e<br />

paura<br />

La<br />

testimonianza<br />

lucreziana<br />

Mutamenti nel<br />

costume e<br />

nella<br />

concezione di<br />

vita<br />

La corruzione<br />

dei costumi<br />

Si<br />

contrappone<br />

allo Stato la<br />

scoperta<br />

dell’individuo<br />

reges expugnant, capiuntur, proelia miscent, tollunt<br />

clamorem, quasi si iugulentur ibïdem. / Multi<br />

depugnant gemitusque doloribus edunt / et quasi<br />

pantherae morsu saevive leonis / mandantur,<br />

magnis clamoribus omnia complent. / Multi de<br />

magnis per somnum rebu’ loquuntur / indicioque<br />

sui facti persaepe fuere. / Multi mortem obeunt.<br />

Multi, de montibus altis / ut qui praecipitent ad<br />

terram corpore toto, / exterruntur et ex somno quasi<br />

mentibu’ capti / vix ad se redeunt permoti corporis<br />

aestu: «Inoltre, le menti degli uomini, che con<br />

grande ardore generano grandi imprese, spesso<br />

anche nei sogni agiscono e operano: soggiogano<br />

re, cadono prigionieri, s’impegnano in battaglie,<br />

alzano grida come se fossero sgozzati proprio in<br />

quel luogo. Molti lottano strenuamente e per il<br />

dolore emettono gemiti e riempiono di grandi urli<br />

tutto il luogo, come se fossero sbranati dai morsi<br />

d’una pantera o d’un feroce leone. Molti nel sonno

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