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THESAURUS LITTERARUM LITTERARUM - AbleMedia

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diversità del<br />

valore<br />

artistico: alcuni<br />

carmi sono dei<br />

capolavori<br />

I temi lirici<br />

ricorrenti<br />

L’idealizzazion<br />

e della<br />

personale<br />

vicenda di vita<br />

del poeta<br />

Il mito<br />

autobiografico<br />

50 L’età cesariana (78-44 a.C.)<br />

Il Carme, grosso modo, è composto da tre parti essenziali: una prima, dedicata<br />

interamente ad Imene; una seconda, in cui vengono rievocati audacemente<br />

e salacemente i «peccati di gioventù» dello sposo (fescennina iocatio); una terza,<br />

infine, dedicata ai due sposi, al loro amore, con relative lodi e auguri da parte<br />

del poeta. Di queste tre parti, quella in cui vengono rievocati scherzosamente i…<br />

trascorsi dello sposo, è chiaramente ispirata a motivi romani, e, in particolare,<br />

ai vecchi e popolari canti fescennini. La partecipazione del poeta all’avvenimento<br />

descritto, il matrimonio di Vinia e Manlio, è intima e sentita: il tragico protagonista,<br />

nella vita, di un purissimo amore contaminato e offeso brutalmente dalla<br />

lascivia di Lesbia, si riconferma in questo Carme l’insuperato cantore della bona<br />

Venus, dell’onesto amore, consacrato dal matrimonio, che forse dovette costituire<br />

la sofferta, inconfessata aspirazione della sua vita, il sogno segreto che<br />

Lesbia non volle ascoltare, non seppe o non poté capire. «In nessun carme lirico<br />

dell’antichità latina traluce più che in questo la perfezione delicata e ornata dell’arte<br />

greca; e nessuno è più di questo tutto pieno di vera vita romana» 24.<br />

Carme LXII (Carmen nuptiale: gara tra due cori di giovani)<br />

Il Carme LXII è in esametri (67 versi in tutto) e costituisce un carmen nuptiale,<br />

cioè una tenzone epitalamica tra due cori contrapposti di giovani e di fanciulle<br />

dopo il banchetto nuziale. I giovani per primi, al levarsi di Vespero, la stella<br />

della sera, si esortano tra loro ad alzarsi dalla mensa e a intonare l’imeneo,<br />

perché sta per arrivare la sposa. A loro volta le fanciulle, al vedere i giovani pronti,<br />

si autoesortano anch’esse al canto. La tenzone comincia dal verso 20 in poi: il<br />

coro dei giovani e quello delle fanciulle si alternano intonando una strofe ciascuno<br />

con il ritornello comune: Hymen o Hymenaee, Hymen ades o Hymenaee:<br />

«O Imene Imeneo, vieni Imene Imeneo». La tenzone lirica verte sulla diversa valutazione<br />

che i giovani e le fanciulle danno del legame matrimoniale e del rapporto<br />

amoroso: i primi, portano argomenti a sostegno della necessità naturale<br />

del matrimonio e dell’amore, le altre, ribattono sostenendo l’opportunità di resistere<br />

all’amore e di conservare la casta pudicizia, lamentando il crudele distacco<br />

dagli affetti familiari cui è tenuta la giovane sposa per assecondare i desideri<br />

dell’ardente marito. Le immagini, le similitudini, il sentimento che pervade le<br />

strofe, sono di gusto finissimo e di delicatezza e suggestione infinita.<br />

Carme LXIII (Il poemetto Attis)<br />

Il Carme LXIII è un poemetto di 93 versi che ha per argomenti il mito di Attis.<br />

Il metro è costituito dai rari e strani galliambi 25, che nel loro veloce e frenetico<br />

susseguirsi contribuiscono a rendere la drammatica concitazione degli eventi raccontati.<br />

L’argomento terribile e tetro, drammatico e patetico, come il culto della<br />

dea Cibele cui s’ispira, si presenta gravido di tensione e suggestione religiosa. Il<br />

giovane Attis, conquistato dal fascino che esercita il culto religioso di Cibele, con<br />

celere nave raggiunge la Frigia, dove, nel segreto dei recessi boscosi degli alti e<br />

infiammato, dal fondo del petto lanciasse grida acutissime,<br />

riste salendo le balze scoscese, da dove<br />

lo sguardo tendeva alla distesa del mare, poi<br />

all’onde marine avanzanti scendesse sollevando le<br />

molli vesti sulle gambe nude, e nei lamenti estremi<br />

dicesse, impietrita, bagnato il volto di pianto, in<br />

singulti: “Dunque così, perfido, strappatami ai penati<br />

patrii, sul lido deserto mi abbandonasti, perfido<br />

Teseo? Dunque così partendo, negletta la divina<br />

potenza immemore, maledetti spergiuri rechi alla

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