THESAURUS LITTERARUM LITTERARUM - AbleMedia
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cap. IV - Gaio Valerio Catullo - Il poeta di Lesbia, il poeta dell’amore 47<br />
frequenti tradimenti e abbandoni da parte di Lesbia, cui corrispose, infine, tragicamente,<br />
lo struggimento totale e definitivo, fisico e spirituale, da parte del<br />
poeta. Infatti, la «fanciulla» (puella), la Lesbia idealizzata e purissima dei primi<br />
empiti lirici e amorosi del poeta, era intanto diventata, poi, col tempo, nella poesia<br />
e nella vita, irrimediabilmente domina, («padrona»), era («signora»), mea mulier<br />
(«la mia donna»), mea diva («la mia dea»), mea lux («la mia luce»), moecha («l’amante»)<br />
e, infine, disperatamente illa («lei», «quella»), cioè la donna innominabile<br />
e corrotta degli ultimi, disperati carmi catulliani, quella, spesso perduta e sorpresa<br />
nel buio degli angiporti di Roma, pronta a concedersi ormai a qualsiasi<br />
passante, al pari di una comune, prezzolata sgualdrina (Carmina LVIII, Antol.<br />
catull., pag. 75).<br />
Ma l’amarezza, lo sconforto, il dolore di Catullo diventano assoluti, allorché<br />
il poeta pensa alla qualità dell’amore ch’egli inutilmente per tanto tempo ha<br />
offerto a questa donna: egli ha amato Lesbia, quand’ella contraccambiava il suo<br />
amore, d’un sentimento purissimo, unico, delicatissimo: non tanto come comunemente<br />
si può amare un’amante (amica), ma come un padre ama i figli ed i<br />
generi (dilexi tum te non tantum, ut vulgus amicam, / sed pater ut gnatos dilîgit<br />
et generos); ma ora che è venuta meno la stima e la fiducia per Lesbia (nunc<br />
te cognovi: … /multo mi tamen es vilior et levior: «ma ora ti ho conosciuta:<br />
…sempre più conti meno per me e sei di minor valore»), l’idealizzazione è finita<br />
e l’amore è diventato anche più intenso, ma è cambiato, è scaduto nella qualità:<br />
ora il poeta brucia di più (impensius uror), certo, ma l’amore suo ha troncato<br />
ogni rapporto con lo spirito, per diventare esclusiva passione dei sensi:<br />
…quod amantem iniuria talis / cogit amare magis, sed bene velle minus: «… il<br />
fatto è che un tale affronto 22 costringe l’amante ad amare di più, ma a voler<br />
meno bene» (Carmina LXXII, Antol. catull., pag. 73). Indipendentemente da ogni<br />
comportamento di Lesbia, nel bene o nel male, il poeta sa che ormai il suo sentimento<br />
per lei è profondamente cambiato e che il suo amore non sarà, non<br />
potrà mai più essere quello puro e delicato d’un tempo: ora egli sente di essere<br />
rimasto prigioniero di una terribile passione dei sensi (Carmina LXXV, Antol.<br />
catull., pag. 74). E perciò egli vive ormai in una strana, insostenibile condizione,<br />
per cui odia e ama Lesbia (odi et amo) nello stesso tempo, senza riuscire a rendersi<br />
conto di come ciò sia possibile, ma sente che è così, e se ne dispera<br />
(Carmina LXXXV, Antol. catull., pag. 74). Del resto, gli stessi tradimenti di Lesbia<br />
non fanno più sensazione a Catullo, ora che è subentrato in lui il grave dolore<br />
per la morte del fratello, egli li considera non più «cosa turpe», ma «triste»: id…<br />
non est turpe, magis miserum est (Carmina LXVIII, Antol. catull., pagg. 79-83).<br />
E il Catullo che arriva a dire così, è un Catullo ormai logoro e stanco, il quale,<br />
cosciente che ormai questo sciagurato amore per Lesbia è penetrato sin nelle più<br />
riposte fibre del suo essere (subrëpens imos… in artus), diffondendosi in lui con<br />
la violenza di un misterioso, devastante virus mortale che gli sta distruggendo<br />
corpo ed anima, si rivolge, infine, disperato agli dèi (Carmina LXXVI, Antol. catull.,<br />
pagg. 75-77) e li supplica di salvarlo, di concedergli non già l’amore o, cosa impossibile,<br />
la redenzione di Lesbia (non iam illud quaero, contra me ut dilîgat illa, /<br />
aut, quod non potis est, esse pudïca velit: «io non chiedo più che lei contraccambi<br />
il mio amore, o, cosa impossibile, che ella voglia essere pudica»), ma la salute<br />
(ipse valëre opto: «ma è la salute che io chiedo») e di liberarlo definitivamente da<br />
questa «peste rovinosa» (eripîte hanc pestem perniciemque mihi!), da questo «male<br />
oscuro» (tetrum hunc… morbum) che gli ha tolto dall’animo ogni gioia di vivere<br />
La qualità<br />
dell’amore<br />
di Catullo<br />
(Carmina<br />
LVIII)