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THESAURUS LITTERARUM LITTERARUM - AbleMedia

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elegiaco).<br />

Carme LXXV<br />

che anche questa volta il poeta non resisterà e<br />

cederà ancora una volta vinto dalla sua passione<br />

e dalle vane promesse di Lesbia.<br />

79. nosse: «conoscere»; in senso, più che altro,<br />

materiale.<br />

80. tenëre Iovem: letteralmente «possedere<br />

Giove»; quanto a Giove, era considerato, come<br />

s’è già detto, un dio esperto amante e seduttore.<br />

81. amicam: l’«amica», nel significato di<br />

«amante» e detto in senso dispregiativo.<br />

82. dilîgit: «ama»; ma è voce delicatissima, che<br />

investe più la sfera degli affetti familiari, che quella<br />

dell’amore vero e proprio. Perciò sarà meglio tradurre<br />

il verbo col nostro «voler bene».<br />

cap. IV - Gaio Valerio Catullo - Il poeta di Lesbia, il poeta dell’amore 73<br />

Dicebas quondam solum te nosse 79 Catullum,<br />

Lesbia, nec prae me velle tenëre Iovem 80.<br />

Dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam 81,<br />

sed pater ut natos dilîgit 82 et generos.<br />

5 Nunc te cognovi 83; quare, etsi impensius uror 84,<br />

multo mi tamen es vilior et levior 85.<br />

«Qui potis est?» inquis. Quia amantem iniuria 86 talis<br />

cogit amare magis, sed bene velle 87 minus.<br />

Dicevi, un tempo, che solo conoscere Catullo, Lesbia, volevi e a me non avresti preferito<br />

Giove. Ti volli bene, allora, non tanto come uno qualunque all’amica, ma come<br />

un padre ai figli vuol bene e ai generi. Ora ti conosco: perciò, anche se più forte brucio,<br />

tu sei per me tuttavia di molto minor pregio e peso. «Com’è possibile?» dici.<br />

Perché uno che ama, un tradimento come il tuo lo costringe ad amare di più, ma a<br />

voler bene di meno.<br />

Non potrei più «volerti bene», Lesbia...<br />

Un’altra amara confessione del poeta, deluso dai continui tradimenti di Lesbia: ormai<br />

egli sente, smarrito e rassegnato, d’essere arrivato al punto di non poter più «voler bene»<br />

a Lesbia, cioè, di non poter tornare ad amarla con l’amore purissimo d’un tempo, anche<br />

s’ella diventasse la migliore delle donne, né, d’altra parte, egli è più in grado di smettere<br />

d’amarla, qualunque cosa ella faccia. Catullo sa di essere ormai prigioniero di un’indomabile<br />

passione dei sensi, dalla quale è impossibilitato a fuggire. Un Carme carico di sincerità,<br />

tristezza, disincanto, un Carme, anche questo, di altissima poesia; una poesia<br />

dolente, umanissima e disperata d’amore. (Metro: distico elegiaco).<br />

Huc est mens deducta tua, mea Lesbia, culpa,<br />

atque ita se officio 88 perdîdit ipsa suo,<br />

ut iam nec bene velle 89 queat tibi, si optima fias,<br />

83. cognovi: quale ricchezza di significati in<br />

questo te cognovi rispetto al precedente nosse<br />

attribuito a Lesbia!<br />

84. etsi… uror: l’amore è diventato ormai un’esclusiva<br />

passione dei sensi.<br />

85. es vilior et levior: è finita la stima e, quindi,<br />

si può dire che è finito l’amore almeno un certo<br />

tipo d’amore, quello, dolcissimo, dello spirito.<br />

86. iniuria: letteralmente «affronto»; in riferimento<br />

ai continui tradimenti di Lesbia.<br />

87. bene velle: «voler bene», in senso tutto<br />

spirituale e delicatissimo, come il precedente<br />

dilîgit del v. 4.

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