THESAURUS LITTERARUM LITTERARUM - AbleMedia
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cap. III - I poetae novi (o neoteroi) - I poeti avanguardisti latini 29<br />
l’elegia latina cessava di cantare gli amori di personaggi mitologici, per farsi soggettiva,<br />
raccontando le vicende sentimentali personali del poeta. Nella Quintilia,<br />
anticipando l’elegia romantica e malinconica di Properzio, Calvo lascia che sia<br />
l’ombra triste di sua moglie a comparirgli e a parlargli, e a lei si rivolge, innamorato<br />
e pentito, per confessarle le proprie scappatelle amorose d’un tempo. Il<br />
modello per queste elegie l’aveva fornito al poeta Partenio di Nicea, autore<br />
anch’egli di una raccolta di elegie scritte per la moglie scomparsa. Catullo apprezzò<br />
molto quest’opera di Calvo e volle perciò ricordarla in un suo delicato, affettuosissimo<br />
e commovente epigramma 16. Quasi nulla è giunto a noi delle elegie di<br />
Calvo per Quintilia. La santità dell’amore coniugale era cantata dal poeta anche<br />
in un epitalamio, del quale sono pervenuti a noi solo pochi frammenti. Nell’epillio<br />
intitolato Io, il poeta raccontava la triste vicenda di Io, la fanciulla amata da<br />
Giove, trasformata poi in giovenca dall’ira di Giunone ingelosita e costretta dalla<br />
vendetta della dea ad andare raminga di terra in terra. Il poemetto, di soggetto,<br />
fattura e gusto tipicamente alessandrino e neoterico, è andato perduto e solo<br />
pochi frammenti di esso sono giunti sino a noi.<br />
Tìcida<br />
Di Tìcida sappiamo solo che fu un maestro di scuola, come Valerio Catone<br />
e Furio Bibàculo. Di lui abbiamo solo il già citato verso celebrativo della Lydia di<br />
Valerio Catone e il frammento d’un epitalamio, altro genere letterario pure amato<br />
dai neòteroi. Nella sua opera maggiore, della quale ci sfugge il titolo, Tìcida aveva<br />
cantato il suo amore per Perilla 17, ma di essa nulla è giunto sino a noi.<br />
Quinto Cornificio<br />
Il poeta Quinto Cornificio, della cui vita nulla sappiamo, appartenne certamente<br />
alla corrente poetica neoterica ed ebbe, come Licinio Calvo, un certo rilievo<br />
nella vita pubblica dei suoi tempi, distinguendosi soprattutto come oratore, ispirantesi<br />
alla corrente stilistica dell’atticismo. Cornificio figura tra i corrispondenti<br />
dell’epistolario di Cicerone e fu molto amico di Catullo 18. Scrisse un epillio, il<br />
Glauco, che aveva lo stesso titolo di un’operetta analoga di Cicerone: entrambe<br />
sono andate perdute. Cornificio fu anche autore di epigrammi, andati perduti.<br />
18. È quanto attesta questo Carme XXXVIII di<br />
Catullo:<br />
Male est, Cornifîci, tuo Catullo,<br />
male est, mehercule, et laboriose,<br />
et magis magis in dies et horas.<br />
Quem tu, quod minimum facillimumque est,<br />
qua solatus es allocutione?<br />
Irascor tibi : sic meos amores?<br />
Paulum quid libet allocutionis<br />
maestius lacrimis Simonideis.<br />
«Sta male, Cornificio, il tuo Catullo, sta male,<br />
per Ercole, e soffre molto, e peggiora sempre più,<br />
di giorno in giorno, di ora in ora. Ma tu, cosa in<br />
sé semplicissima e facilissima, quale parola di conforto<br />
gli hai rivolto? Sono arrabbiato con te: così<br />
contraccambi il mio affetto? Dimmi una parola di<br />
conforto, quella che vuoi, (ma dimmela), anche se<br />
più triste dei commoventi carmi di Simonide».<br />
Simonide di Ceo è un poeta greco vissuto tra<br />
il VI e il V secolo a.C., autore di liriche corali, quali<br />
ditirambi, epinici, peani, treni, di liriche monodiche,<br />
di elegie (alle quali forse nel carme si riferisce<br />
Catullo) e di epigrammi.