THESAURUS LITTERARUM LITTERARUM - AbleMedia

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64 L’età cesariana (78-44 a.C.) senza ritegno, gli chiede, a sorpresa, di... prestarglieli, per essere condotta in lettiga al tempio di Serapide! Un divertente episodio di vita catulliana subito diventato motivo di fresca e gustosa poesia. (Metro: endecasillabi falecei). Varus 21 me meus ad suos amores visum 22 duxerat e foro otiosum: scortillum, ut mihi tunc repente visum est, non sane illepidum neque invenustum. 5 Huc ut venîmus, incidëre nobis sermones varii, in quibus, quid esset iam Bithynia 23, quo modo se haberet, ecquonam mihi profuisset aere. Respondi id quod erat; nihil neque ipsis 10 nec praetoribus esse nec cohorti, cur quisquam caput unctius 24 referret, praesertim quibus esset irrumätor 25 praetor, nec faceret pili cohortem. «At certe tamen» inquiunt, «quod illic 15 natum dicitur esse, comparasti ad lecticam homines» 26. Ego, et puellae unum me facerem beatiorem, «Non» inquam «mihi tam fuit maligne, ut, provincia quod mala incidisset, 20 non possem octo homines parare rectos» 27. At mi nullus erat nec hic neque illic, fractum qui veteris pedem grabäti in collo sibi collocare posset. Hic illa, ut decuit cinaediorem, 25 «Quaeso» inquit, «mihi, mi Catulle, paulum istos: commôda nam volo ad Saräpim deferri». «Mane» inquii puellae; «istud quod modo dixeram me habere: fugit me ratio: meus sodälis, 30 Cinna est Gaius 28 : is sibi paravit. Verum, utru illîus an mei, quid ad me? utor tam bene, quam mihi parärim. Sed tu salsa male et molesta vivis, per quam non licet esse neglegentem». 21. Varus: Varo, è il critico Quintilio Varo, un caro amico di Catullo. È più volte ricordato da Orazio (Carmina I 18; I 24; Ars poetica 438 e segg.), che lo ritiene critico severo e coscienzioso. 22. visum: supino attivo di video con valore finale perché retto da duxerat, verbo di movimento. 23. Bithynia: Catullo era appena tornato dal suo viaggio in Bitinia, dove era andato al seguito del propretore G. Memmio. 24. caput unctius: Catullo si riferisce alla possibilità di comprare in Bitinia qualche profumino, trattandosi di un paese orientale, dove, pertanto, i profumi avrebbero dovuto essere un tipico prodotto locale. 25. irrumätor: è parola volgare e si riferisce ad uomo impudico; per vivacità di traduzione l’abbiamo resa con «rompiscatole», allontanandoci tuttavia dal significato letterale. 26. ad lecticam homines: pare che la Bitinia fosse famosa a quei tempi per i suoi lettighieri. 27. octo homines… rectos: come a dire oggi una fuoriserie, una «ottocilindri». 28. Cinna… Gaius: Gaio Elvio Cinna, poeta novus amico di Catullo, ricordato nel Carme XCV quale autore della Zmyrna, poemetto che può essere indicato come il manifesto della poetica neoterica.
Carme II 29. quicum: sta per quocum; è un ablativo arcaico. cap. IV - Gaio Valerio Catullo - Il poeta di Lesbia, il poeta dell’amore 65 Il mio amico Varo, un giorno in cui non avevo nulla da fare, mi aveva condotto dal foro a fare visita al suo amore: una sgualdrinella, come allora m’era parsa a prima vista, ma non priva di spirito e di grazia. Una volta giunti colà, si venne a parlare di varie cose, tra le quali, che cosa fosse ormai la Bitinia, in quali condizioni si trovasse e quale beneficio economico ne avessi tratto. Risposi come stavano le cose e cioè che lì non c’era, né per gli stessi abitanti, né per i pretori, né per la coorte, niente, perché uno ne approfittasse per tornarsene a casa con i capelli più impomatati, specie poi a chi, come noi, fosse capitato un pretore rompiscatole e portato ad infischiarsene della coorte. «Ma, ad ogni modo, almeno», dicono, «un genere che si dice sia nato proprio colà, te li sei procurati degli uomini da lettiga». Ed io, per darmi delle arie con la ragazza, rispondo: «Non mi è andata poi tanto male, pur essendomi imbattuto in una cattiva provincia, da non riuscire a procurarmi otto robusti lettighieri». E dire che né qui né là, avevo qualcuno che potesse portarsi sul collo il piede rotto d’una vecchia branda. Quella allora, sfrontata oltre ogni lecito, «Per favore», mi dice, «mio caro Catullo, puoi prestarmeli un po’, codesti? Voglio farmi portare comodamente laggiù, al tempio di Serapide». «Un momento», risposi alla fanciulla, «codesto che avevo detto poc’anzi di avere, mi sono confuso, è un mio amico, Cinna, sì, Gaio, è lui che se li è procurati. Beh, suoi o miei, che differenza fa? Posso servirmene liberamente come se fossero miei. Ma tu sì che sei davvero insulsa e noiosa, se con te uno non può concedersi di essere distratto». Il passero di Lesbia NUGAE ISPIRATE DALL’AMORE PER LESBIA La lirica, quanto all’argomento, può essere considerata rivoluzionaria per il mondo latino: finora si era avuta infatti solo poesia epica, celebrativa dello Stato. Il mondo interiore del poeta, la sua vita, i suoi sentimenti, rivendicano ora con i neòteroi il loro diritto alla poesia. Il passero della donna amata dal poeta è diventato ora più importante di qualsiasi altro motivo di poesia. Lesbia qui è idealizzata da Catullo e descritta come una dolcissima, delicatissima «fanciulla», che innocentemente gioca col suo passerotto addomesticato. Quanto a Catullo, posa a fare l’uomo maturo, preso da chissà quali gravi pensieri e, pertanto, portato a guardare con distacco i diletti della sua amata «fanciulla». Una scenetta stupenda, piena di grazia e delicatezza di sentimento, una lirica che è un autentico capolavoro. (Metro: endecasillabi falecei). Passer, deliciae meae puellae, quicum 29 ludêre, quem in sinu tenëre, cui primum digitum dare appetenti et acris 30 solet incitare morsus: 5 cum desiderio 31 meo nitenti carum nesciôquid libet iocari ut solaciôlum 32 sui doloris, credo 33, ut 34 cum 35 gravis acquiescat ardor, tecum ludêre sicut ipsa possem 36 10 et tristis 37 animi levare curas! 30. acris: sta per acres; è forma arcaica. 31. desiderio: desiderium indica la donna amata
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