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THESAURUS LITTERARUM LITTERARUM - AbleMedia

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Il poeta non<br />

regge alla<br />

vista di Lesbia<br />

(Carmina LI)<br />

L’invito<br />

all’amore ed ai<br />

baci infiniti<br />

(Carmina<br />

V e VII)<br />

I tradimenti di<br />

Lesbia ed il<br />

ricordo dei<br />

giorni felici<br />

(Carmina<br />

VII e LXVIII)<br />

Un amore<br />

difficile<br />

La storia d’un<br />

amore<br />

attraverso<br />

l’evoluzione<br />

degli<br />

appellativi dati<br />

a Lesbia<br />

46 L’età cesariana (78-44 a.C.)<br />

pronunciato d’eterna amicizia: aeternum hoc sanctae foedus amicitiae (Carmina<br />

CIX, Antol. catull., pag. 70); ma il poeta sa anche che è difficile poter credere<br />

ai giuramenti di una donna, specie, forse, quando essa risponde al nome della<br />

sua volubile Lesbia (Carmina LXX). In una sua libera traduzione di un’ode famosissima<br />

di Saffo (fr. II E. DIEhL), Catullo, sulle orme della poetessa greca, confessa<br />

di non resistere alla visione della donna amata e di passare, alla sua vista,<br />

attraverso una gamma di sensazioni diverse, sino al venir meno totale, tanto è<br />

ammaliato dal fascino e dalla bellezza che spira da lei (Carmina LI). Dell’amore<br />

di Lesbia Catullo non può e non sa più fare a meno e così dei suoi baci.<br />

Ma ormai in Roma si comincia a parlare, anzi, a sparlare del loro amore<br />

clandestino e qualche voce deve essere giunta anche all’orecchio di Lesbia; e la<br />

signora ne è rimasta turbata, forse preoccupata dei pettegolezzi che si fanno<br />

ormai intorno al suo nome e, naturalmente, ne ha parlato con Catullo. Di qui l’invito<br />

rivolto dal poeta a Lesbia a godersi invece la vita e a concedersi senza riserve<br />

all’amore (vivamus mea Lesbia atque amemus), infischiandosene delle «dicerie»<br />

(rumores), cioè delle critiche malevole nelle quali ormai sono coinvolti entrambi<br />

(rumoresque senum severiorum / omnes unîus aestimemus assis: «e a tutte le<br />

critiche dei vecchi più severi diamo il valore di un soldo»), in considerazione della<br />

brevità della vita e di quell’unica, eterna notte che, purtroppo, tutti attende e<br />

tutti addormenta (nobis cum semel occîdit brevis lux, / nox est perpetua una<br />

dormienda); di qui, l’invito del poeta a Lesbia a concedergli un incalcolabile, infinito<br />

numero di baci (Carmina V, Antol. catull., pag. 71. Ed è inutile che Lesbia<br />

cerchi di contarli, quei baci; essi devono essere incalcolabili, appunto, come i<br />

granelli di sabbia delle spiagge della Libia, e infiniti, come le stelle, perché essi<br />

non saranno mai abbastanza o troppi per Catullo, «pazzo» (vesano Catullo)… d’amore<br />

per lei (Carmina VII). E Lesbia non lesinò certo i suoi baci a Catullo, almeno<br />

agli inizi della loro storia d’amore. Ma poi, col tempo, le cose cambiano. Lesbia<br />

non seppe o non volle più esser fedele a Catullo e per il poeta incominciarono<br />

i giorni senza sole. I continui tradimenti di Lesbia, infatti, avvilirono e distrussero<br />

Catullo.<br />

In una delle sue liriche più famose e più suggestive (Carmina VIII, Antol.<br />

catull., pagg. 71-73) il poeta sente di aver perso ormai totalmente la testa per<br />

Lesbia trascorrendo i suoi vuoti, inutili giorni, ormai, come un miserabile e perciò<br />

cerca di scuotersi rivolgendo disperati appelli a se stesso, affinché torni in sé e<br />

riesca a rassegnarsi: Miser Catulle, desinas ineptire, / et quod vides perisse, perditum<br />

ducas: «Povero Catullo, smettila d’impazzire, e quel che vedi perduto, consideralo<br />

perduto»); non gli restano ormai che i dolci ricordi dei giorni lieti, trascorsi<br />

con la sua splendida «fanciulla» ad amoreggiare in segreto, nella villetta<br />

suburbana messagli a disposizione dalla generosa complicità dell’affettuoso amico<br />

Allio (Carmina LXVIII, 41-50; 155-160, Antol. catull., pagg. 79-83): Fulsëre quondam<br />

candidi tibi soles, / cum ventitabas, quo puella ducebat / amata nobis, quantum<br />

amabitur nulla!: «hai avuto, sì, un tempo, le tue belle giornate di sole, quando ti<br />

lasciavi portare dove la fanciulla ti conduceva, fanciulla amata quanto nessun’altra<br />

lo sarà mai»(Carmina VIII, 3-5, Antol. catull., pagg. 71-73).<br />

Sicché, breve, ma intensissima fu, dunque, la storia d’amore tra Clodia e<br />

Catullo: una storia dolceamara, fatta di un continuo alternarsi di splendide giornate<br />

di sole (candidi soles) ed improvvise rotture, di baci dati a migliaia e di<br />

altrettanti scambi d’ingiurie, di litigi e riappacificazioni, di intese e contrasti, di<br />

22. Il poeta, con il termine iniuria,<br />

si riferisce ai continui tradimenti di<br />

Lesbia.

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