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alta - Altervista

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«È colpa tua!» tuonò. Lester lo afferrò per un braccio e gli gettò in<br />

faccia un cencio. «Qui non c’è. Né lui né la ragazzina. Non ci sono più,<br />

William!» dichiarò.<br />

William si strinse al petto il suo k-way. Nathan lo aveva indossato.<br />

Nathan si era messo nei suoi panni. Aveva scavato al suo posto. Al suo<br />

posto aveva trovato la verità. Era morto prima di lui.<br />

L’uomo si gettò avanti. Spinse Lester con violenza. «Non è possibile!<br />

Sono caduti qui sotto, magari sono feriti! Aiutami dannazione! Mio figlio<br />

è morto per colpa tua!»<br />

Un colpo ancora, sulla vecchia faccia di Lester. La torcia gli sfuggì<br />

di mano e rotolò poco lontano. Si chinò rapido per recuperarla e lanciò<br />

un’imprecazione. A terra, tra le bianche pietre, luccicava un sasso dai riverberi<br />

rosso cupo. William iniziò a tremare. Con dita incerte lo raccolse<br />

e nel medesimo istante un vento caldo, ultraterreno, piombò nel dirupo<br />

sollevando foglie, terra e sterpi come se volesse raccoglierli.<br />

Al centro del turbine cadde in ginocchio. Intorno a lui, il lago, le<br />

rocce, il cielo, tutto appariva deformato e instabile. In pochi attimi fu<br />

circondato da pareti di vento rivestite di ogni sorta di ramo e foglia,<br />

sassi e radici legate assieme da una trama di luce del colore delle paludi.<br />

Lievi scintille vibranti, qui e là, facevano presagire la presenza di vita<br />

non umana. Il tutto vorticava a una velocità tale da sembrare lentissima,<br />

come se una realtà differente da quella ordinaria vi si fosse temporaneamente<br />

sovrapposta.<br />

William era scosso da tremiti incontrollati. Quel vento soprannaturale<br />

possedeva una propria voce e gli stava parlando, ma lui non era in<br />

grado di comprendere.<br />

«Restituitemi mio figlio» supplicò. «Prendetemi e lasciate che Nathan<br />

viva!»<br />

Lester si trovava di fianco a lui, a testa bassa. Taceva. Disperato,<br />

William guardò il sasso che aveva in mano. Non capiva le parole che il<br />

cerchio di vento gli sussurrava. Forse perché erano parole di sangue e<br />

morte. Di colpa. Erano venuti a prenderlo, alla fine. Non avrebbe saputo<br />

immaginare quell’incontro, e dire che ci aveva tante volte pensato. Sperò<br />

di soffrire, morendo. Sperò di morire cento volte, almeno. Nathan si era<br />

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