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alta - Altervista

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il tramonto perché a Whisperwood non si poteva. Lui, con la regola, ci<br />

era cresciuto. Sapeva– come lo sapevano tutti, in città– che uscire di casa<br />

con il buio equivaleva a rischiare una morte orribile. Lo sapeva bene e<br />

prima d’ora non aveva mai osato neppure affacciarsi alla finestra al calar<br />

del sole. Ma la rabbia nel suo cuore dopo la discussione avuta in casa era<br />

cocente e bruciava. Aveva bisogno di aria fredda, di correre.<br />

La strada era umida e nera. Veli di nebbia perlacea tremolavano<br />

come immense ragnatele appese agli alberi. Le pallide facce dei lampioni<br />

illuminavano cortili e cancelli chiusi, vie deserte.<br />

D’un tratto un fruscio lo bloccò al centro della carreggiata. Rimase<br />

in ascolto. Il suono si ripeté ancora. Metteva i brividi. Sembrava il rumore<br />

prodotto da grandi lenzuola strappate, sbattute dal vento. Alzò la testa<br />

soffiando vapore dalla bocca, e dopo qualche istante imprecò tra i denti:<br />

non erano lenzuola, qualcosa si muoveva e volava nel buio sopra di lui.<br />

Inciampò nell’orlo rialzato di un tombino e tornò a guardare dove<br />

metteva i piedi. La tettoia di una fermata del bus gli offrì un magro riparo.<br />

Alzò gli occhi e scorse un paio di lunghe ali nere stagliarsi contro il<br />

cielo livido. Una creatura troppo grande per essere annoverata tra le specie<br />

di uccelli che conosceva. Senza esitare raccolse un sasso e lo scagliò<br />

in alto con forza, l’animale lanciò un lungo grido stridente e, terrorizzato,<br />

Nathan si infilò nel bosco. Per un uccello di quelle dimensioni sarebbe<br />

stato impossibile seguirlo tra i rami bassi e i cespugli spinosi. Si credette<br />

in salvo. Seguitò a camminare, il silenzio rotto solo dal suo respiro affannoso<br />

e dagli sterpi che si spezzavano sotto le sue scarpe. Tra i fusti più<br />

alti, circondato dall’ombra, rallentò per riprendere fiato.<br />

Il cuore pulsava rapido contro le costole. Nathan gemette. Si sentiva<br />

uno stupido a essere fuggito col buio, ma tornare indietro lo avrebbe<br />

costretto ad affrontare la creatura dalle ali nere e l’idea lo atterriva.<br />

Avanzò ancora. Mentre lo sguardo vagava nell’oscurità velata del bosco,<br />

Nathan fece tacere il respiro rallentandone il ritmo e si fermò alla base<br />

di un castagno. Con la mano premuta sul petto si mise ad ascoltare; intorno<br />

a lui innumerevoli suoni riempivano lo spazio: fruscii, schiocchi di<br />

rami che si spezzavano in lontananza, scalpiccii di animali tra le foglie<br />

secche. Incuneandosi tra i tronchi, folate di vento sparpagliavano terra<br />

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