Poiàn el so dialeto - Gruppo Giovani Povegliano
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10 POVEGLIANO E IL SUO DIALETTO<br />
sità dei rapporti quotidiani, se ne fa maestro”. Da questa valutazione emergono<br />
dunque d<strong>el</strong>le considerazioni riguardo al nostro dialetto.<br />
Prima fra tutte sembra essere l’impossibilità di seguire d<strong>el</strong>le regole<br />
grammaticali n<strong>el</strong>la strutturazione di una frase perchè non definite da chi<br />
parla da sempre questa lingua. Eppure tali regole esistono e vengono apprese<br />
dalle per<strong>so</strong>ne in modo d<strong>el</strong> tutto intuitivo.<br />
Si riscontra poi una chiara difficoltà legata al modo di scrivere in dialetto:<br />
la grafia impiegata è qu<strong>el</strong>la d<strong>el</strong>la lingua italiana e non sempre riesce<br />
ad esprimere al meglio la musicalità d<strong>el</strong> nostro modo di parlare.<br />
Esiste poi tutta una serie di insegnamenti, tramandati attraver<strong>so</strong> i proverbi,<br />
che racchiudono in sé tutta la saggezza d<strong>el</strong>le per<strong>so</strong>ne e che allo stes<strong>so</strong><br />
tempo conferiscono alla parlata dialettale un suo fascino ed una sua originalità.<br />
La dimensione orale d<strong>el</strong> dialetto causa inoltre la continua evoluzione<br />
dei termini stessi, l’abbandono di alcuni, il fondersi con qu<strong>el</strong>li di altri dialetti<br />
o di altre lingue. Proprio in questo contesto si è pensato di chiedere il<br />
contributo dei bambini d<strong>el</strong>le scuole <strong>el</strong>ementari, i quali attraver<strong>so</strong> la compilazione<br />
di una serie di griglie ci hanno descritto la conoscenza attuale d<strong>el</strong><br />
nostro dialetto, che per alcuni aspetti si diversifica da qu<strong>el</strong>la dai miei genitori,<br />
da qu<strong>el</strong>la di Gaetano ed anche dalla mia.<br />
Da tutto ciò risulta evidente che non si pos<strong>so</strong>no scorporare i vocaboli<br />
dal loro contesto, dalla comunità che li usa. N<strong>el</strong> leggere le parole raccolte,<br />
mi <strong>so</strong>no perfettamente resa conto che scritte perdono molto d<strong>el</strong> loro valore,<br />
<strong>so</strong>no le per<strong>so</strong>ne e le loro emozioni che fanno la differenza. Ma è altrettanto<br />
vero che questo è forse l’unico sistema per conservarle e per farle<br />
conoscere anche a chi non sa il nostro modo di esprimersi.<br />
Non si ha dunque la presunzione di insegnare il dialetto, tentativo alquanto<br />
impossibile per tutte le ragioni <strong>so</strong>pra citate, ma è nostra volontà<br />
cercare di tut<strong>el</strong>are la cultura di questa comunità fatta di oralità, tradizione<br />
e di una propria forma linguistica.<br />
A questo punto <strong>so</strong>no doverosi i ringraziamenti al Sindaco Leonardo Biasi,<br />
all’Asses<strong>so</strong>re alla Cultura Franco Residori e all’Asses<strong>so</strong>re all’Istruzione<br />
Anna Maria Bigon che hanno accolto e <strong>so</strong>stenuto la realizzazione di questo<br />
scritto. Un grazie particolare va rivolto ai ragazzi d<strong>el</strong>la Scuola Primaria<br />
“Anna Frank”, ai loro genitori e alle loro insegnanti che hanno collaborato<br />
alle nostre indagini, così pure a tutte le per<strong>so</strong>ne d<strong>el</strong> paese che ci hanno parlato<br />
“on <strong>dialeto</strong>”, a mamma Ang<strong>el</strong>a, a zia Maria che mi hanno aiutato per<br />
quanto riguarda i proverbi inerenti al tempo e a tutti coloro che ci hanno<br />
prestato le foto di familiari o proprie a testimonianza di ciò che hanno vissuto<br />
e poi raccontato.<br />
Per ultimo, ma non per questo meno importante, è il riconoscimento<br />
che va ad Ivano G<strong>el</strong>io che pazientemente e professionalmente ha impaginato<br />
testo ed immagini.<br />
CATERINA SCHIVI