Poiàn el so dialeto - Gruppo Giovani Povegliano
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78 POVEGLIANO E IL SUO DIALETTO<br />
Ca<strong>so</strong>n e Guerra, oggi, a tale proposito hanno un sistema infallibile per ottenere<br />
dei segni più sicuri. N<strong>el</strong>la notte di San Paolo, tra il 24 e il 25 gennaio,<br />
si prende una cipolla, la si taglia a metà e si pongono le scod<strong>el</strong>le d<strong>el</strong>la cipolla<br />
su di un asse cominciando con la scod<strong>el</strong>la più grande. Se ne contano<br />
sei per i primi mesi d<strong>el</strong>l’anno, da gennaio a giugno. Per gli altri sei mesi si<br />
mettono le scod<strong>el</strong>le di cipolla cominciando però con qu<strong>el</strong>la più piccola per<br />
finire a dicembre con qu<strong>el</strong>la più grande.<br />
Si mette poi un cucchiaino di sale gros<strong>so</strong> in ogni conchiglia di cipolla e<br />
si pone l’asse in direzione da Est ad Ovest: Est per il mese di gennaio, Ovest<br />
per qu<strong>el</strong>lo di dicembre. Alle sette e trenta d<strong>el</strong> mattino, quando il <strong>so</strong>le indica<br />
con precisione se la giornata è serena o nuvolosa, si controllano le dodici<br />
conchiglie di cipolle e si annotano i mesi nei quali il sale si è liquefatto<br />
ed inumidito od è rimasto asciutto. Il sale sciolto indica i mesi di pioggia,<br />
qu<strong>el</strong>lo bagnato od umido indica i mesi di pioggia e <strong>so</strong>le, il sale rimasto<br />
asciutto segna periodo di siccità.<br />
Gennaio è noto anche come il mese d<strong>el</strong>la neve: insegna la vecchia Bigia<br />
genar mete ai monti la paruca, cioè riveste di neve le montagne.<br />
Se gennaio si presenta come un mese freddo il raccolto d<strong>el</strong>l’anno sarà<br />
abbondante genar suto gran da partuto.<br />
Nei campi i contadini provvedono ad arare e a seminare ci vol on b<strong>el</strong><br />
aiar <strong>el</strong> le pianta de genar.<br />
Un tempo <strong>el</strong> bon contadin <strong>el</strong> netava i fossi, taiando le roee, tagliando i rovi,<br />
netava <strong>el</strong> leto e <strong>el</strong> sistemaa gli argini piantando le uciare de robina, paletti<br />
di legno.<br />
Le donne, si dedicavano agli animali da corte, de genar ogni galina la fa<br />
<strong>el</strong> nial. Racconta l’Ang<strong>el</strong>a d<strong>el</strong>a Bigia: “La vecia Bussin<strong>el</strong>a che stava ale Casette”,<br />
curava oche e galline fino a quando avevano quaranta giorni e poi<br />
li portava al mercato per venderli. Con il ricavato poteva comperare i calseti<br />
e i vestiti per i figli perché il marito era un bravo uomo, ma come tutti<br />
<strong>el</strong> gavea <strong>el</strong> tacuin da la parte d<strong>el</strong> cor, non dava molti <strong>so</strong>ldi in casa anche perché<br />
non ne avevano.<br />
A gennaio terminano le feste la Pifania tute le feste para ia, ma ghe <strong>el</strong> mato<br />
d<strong>el</strong> Carneval che le feste torna a riportar, l’Epifania si festeggia il 6 gennaio.<br />
In questa occasione i butei d<strong>el</strong> canto de la St<strong>el</strong>a augurano a tuti de riedarse<br />
a st’altra Pifania:<br />
LA CANZONE DEI TRE RE<br />
È questa Santa notte d<strong>el</strong>l’oriente<br />
si è ricompassionà l’oriente st<strong>el</strong>la, e i tre Re Magi di continuamente<br />
da venti giorni seguitava qu<strong>el</strong>la sensa sapere nulla e null’altro niente<br />
si e ritrovò una lunga strada i b<strong>el</strong>la.