Poiàn el so dialeto - Gruppo Giovani Povegliano
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L’<br />
Quale dialetto a <strong>Povegliano</strong><br />
identità d<strong>el</strong>la comunità di <strong>Povegliano</strong> si esplicita n<strong>el</strong>la sua storia alquanto<br />
ricca, n<strong>el</strong>le sue tradizioni che vengono riscoperte e riprese<br />
giorno dopo giorno e proprio n<strong>el</strong>la sua lingua che pur appartenendo al dialetto<br />
veronese presenta d<strong>el</strong>le diverse sfumature che la determinano e la caratterizzano.<br />
Scrive il profes<strong>so</strong>r Gino B<strong>el</strong>trami “Quando si parla di dialetto veronese,<br />
si parla di un dialetto tutt’altro che determinato: es<strong>so</strong> infatti, risulta un<br />
comples<strong>so</strong> di vocaboli non sempre in u<strong>so</strong> n<strong>el</strong> medesimo luogo, non pochi<br />
<strong>so</strong>no propri di determinate località, altri di ben definiti ceti ed ambienti<br />
morali e <strong>so</strong>ciali”.<br />
Come dire dunque che all’interno d<strong>el</strong> dialetto veronese esiste un unico<br />
ceppo di dialetto poveglianese o poianoto che dir si voglia.<br />
In epoca pre-romana nei nostri territori si parlava il venetico, lingua che<br />
gli studiosi ritengono fosse parlata <strong>so</strong>lo in questa regione ed il cui alfabeto<br />
era di origine etrusca.<br />
Una grande importanza n<strong>el</strong> nostro paese la ebbe poi la presenza d<strong>el</strong>le<br />
popolazioni galliche che certamente influirono non poco; scrive il linguista<br />
Tristano Bol<strong>el</strong>li: “Perché il Veneto è, per così dire, un dialetto gallo-italico<br />
che se ne sta per conto suo. Ha diciamo, un’impostazione diversa che deriva<br />
dal fatto che in qu<strong>el</strong>la regione la popolazione non era gallica in origine,<br />
ma semmai “venetica”, cioè composta dai cosiddetti antichi Veneti”.<br />
A partire dal III secolo d.C., le popolazioni locali cominciarono ad assimilare<br />
il latino dai Romani, che avevano dato inizio ad un’opera di colonizzazione<br />
anche linguistica.<br />
Ne scaturisce il “veneto neolatino”, qu<strong>el</strong> dialetto che, grazie alla trasmissione<br />
d<strong>el</strong>la cultura orale, è stato tramandato fino ai nostri giorni e che<br />
in seguito ha subito influenze da tutte le popolazioni che con le guerre e le<br />
sc<strong>el</strong>te politiche si <strong>so</strong>no succedute nei nostri luoghi: Goti, Longobardi (di<br />
cui numerosi <strong>so</strong>no i resti ritrovati n<strong>el</strong>le nostre campagne), Francesi, Spagnoli,<br />
Austriaci, Tedeschi...<br />
I documenti scritti che <strong>so</strong>no rimasti e datati dopo il Mille, <strong>so</strong>no scritti in<br />
latino notarile e curiale.<br />
La popolazione d<strong>el</strong> paese parla sempre il dialetto e vive una sua cultura,<br />
qu<strong>el</strong>la che gli studiosi definiscono “cultura d<strong>el</strong>la polenta”, alimento importantissimo<br />
per la <strong>so</strong>pravvivenza di molte per<strong>so</strong>ne.<br />
Questa cultura popolare si conferma e si rinvigorisce nei filò, veglia che<br />
i contadini, durante le lunghe serate invernali, facevano n<strong>el</strong>le stalle per ripararsi<br />
dal freddo.<br />
È in questo luogo che la lingua viene imparata, le per<strong>so</strong>ne hanno modo<br />
di incontrarsi, di toccarsi, di sentirsi, di amarsi ed odiarsi, è qui che la cultura<br />
viene assimilata alla “luce d<strong>el</strong> <strong>so</strong>le” senza alcuna mediazione scritta,